Capitolo 44

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Ryan's Pov.

Questa ragazza che si è presentata davanti a me sembra avere un viso conosciuto.

"Chi sei?", chiedo.

"Come scusa? Prima mi scopi e poi non sai chi sono?", mi acciglio quando lei dice queste cose.

"Quando ti avrei scopata?",chiedo spazientito.

"Alla festa di fine estate, due settimane fa. Ora ti ricordi?", provo ad immaginare, ma non ricordo. Quel giorno ero consapevole che dopo poco sarebbe arrivata Jazmin, ed io non avrei saputo comportarmi e resisterle, così quella sera ho eccessivamente bevuto troppo senza rendermene conto.

"Non voglio farti rimanere male ma..", mi interrompe.

"Non ti ricordi perché eri troppo ubriaco, tranquillo", mi sorride. "Ma cosa ci fai tutto solo qui?", chiede.

"In realtà", guardo verso il bancone ma non trovo più Jazmin li!

Cazzo!

Sei proprio un coglione, ti avrà visto e sicuramente sarà andata via.

Dio, no. Jazmin non mi lascerebbe qui senza salutarmi.

Ne sei sicuro?

No.

Ecco, appunto.

Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo.

"Comunque ti devo confessare una cosa", dice questa che ho scopato ma di cui neanche so il nome mentre mi sto alzando.

"Senti, ho da fare, sarà per una prossima volta", le dico e senza pensarci due volte esco dalla porta della caffetteria.

"Aspetta, io con te non ho finito", dice quella seguendomi.

"Dimmi, ma fai in fretta", dico spazientito.

"Sai, vorrei fare un altro giro sulla tua giostra, adesso, ora!", si avvicina provocante ma a me sembra un'ippopotamo soprappeso. "Scopami, so che stai male per quella lì, per questo ti dico di scoparmi forte", si lecca le labbra.

E così la finisco per scoparla, non perché mi piaccia, ma perché avrei voluto dimenticare Jaz per un mitico momento.

Peccato che però lei sia ovunque.

Nella mia testa.

E soprattutto nel mio cuore.

Stai proprio incasinato mio caro.

Cazzo cazzo cazzo.

Jazmin Pov's.

Certo che io non lo capisco. Prima vuole prendersi un caffè con me e poi mi lascia da sola per parlare con quella lì che sicuramente conosce già.

Odio ammetterlo, ma tra loro ho visto una molta complicità.

Guardo l'orologio per vedere quanto manca prima dell'inizio delle lezioni e sospiro frustrata quando vedo che mancano solo dieci minuti.

Stamattina Francesca ha voluto, anzi pregato che io l'aspettassi prima di entrare in classe per aggiornarmi di una 'questione', così l'ha chiamata lei.

Eccola che arriva.

Per poco non scoppio a ridere quando correndo e venendo verso di me sta quasi per inciampare nei suoi stessi passi. Inutile dirlo, Francesca non cambierà mai!

"Non ridere altrimenti ti lincio", sbotta quando è vicina e cerca di regolarizzare il respiro.

"Buongiorno anche a te, io sto come sto, e tu? Oh, sono felice di sentirti dire che stai bene", ironizzo mentre lei mi lancia un'occhiataccia.

"Perché stai come stai?", eccola che vuole raccontata gli eventi passati.

"Oh, nulla, solite cose", guardo da tutt'altra parte tranne che lei perché son sicura che ha già capito.

"Queste solite cose per caso si chiamano Ryan?", ecco, come non detto.

"Potrebbe essere", rispondo.

"Che cosa ha combinato stavolta quello sbruffone?", posso notare la sua voce trasformarsi velenosa pronta ad ammazzare qualcuno.

Le racconto brevemente cosa è successo il giorno prima e lei si mette ad urlare come una pazza scatenata. Eccola. È arrivata Voldemort.

"Ma è mai possibile che tu debba stare ancora dietro ad un coglione simile?", alza le braccia in aria. "Voglio dire, lascialo fanculo! Se continua a fare il coglione cosa cazzo ci fai ancora dietro a lui!? Capisco che ti piace, ma Dio santo! Fatti desiderare, deve piangere lui per te, non tu per lui!", poi notando il mio sguardo divertito aggiunge. "È vero anche che nei film piange la donna, ma se ti vuole deve piangere lui, e guai a te se gli vai sotto anche per una sola frase dolce che ti dice! Devi vederlo crepare", mi punta il dito contro. "Gli uomini per conquistarli e non farteli scappare, li devi far sudare un bel po', intesi?", ha parlato/urlato così tanto a raffica che è diventata rossa.

"Ti sei tranquillizzata adesso?", domando con una punta di divertimento.

"Si adesso si", sospira. "Ma non senti anche tu caldo o è una mia illusione?", al che scoppio ridere e poi a ruota mi segue anche lei.

"Dio, sei assurda", le dico.

"Si si, anche io ti voglio bene", dice liberamente per poi circondarmi le spalle con le sue braccia e schioccandomi un bacio sulla guancia.

"Pronta per la lezione?", annuisce con il capo, poi mi ricordo che mi doveva aggiornare di una cosa e mi fermo di colpo. "Cosa mi dovevi dire?", indago mentre lei ride.

"Oh, niente, volevo solo che mi aspettassi perché volevo stare con te e quindi ho inventato una piccola bugia. Sapevo che così ti avrei convinto", mi strizza l'occhio.

"Bastarda!", fingo di mettere il broncio ma non riesco e quindi scoppio nuovamente a ridere.

"Andiamo in classe dai", mi prende sotto braccio e insieme ci avviamo in classe.

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