10 - Coraggio di cambiare

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Brad

Rimanere chiusi in casa aspettando che Zed finalmente si liberi della droga che ha ingerito, non serve ad un bel niente.

È solo una grande perdita di tempo che ci fa incazzare ancora di più.

Avevo idea di controllare personalmente l'evacuazione, ma Zed ormai è un uomo e può cavarsela benissimo da solo. Anzi, ci si è cacciato da solo in questo casino, non ha altra scelta.

E poi amo il cinema, i vecchi film e gli attori di Hollywood.

Ai miei compagni non l'ho mai detto, ma sono un collezionista di film originali. Ne ho a migliaia.

I più li ho rubati, ma sono dettagli.

Comunque, dal momento che Zed sta lottando contro la sua stitichezza, io Marshall e Larry decidiamo di uscire e con una scusa, faccio in modo di finire alla fiera di quartiere. È un rituale a cui non voglio e non posso sottrarmi.

Quando ero bambino ci andavo spesso con i miei, ma così piccolo potevo apprezzare solo le giostre per bambini e i dolcetti alle bancarelle.

Non me ne importava molto del cinema o degli attori, mi divertiva salire e scendere dalle piccole montagne russe per bambini, piangere davanti alle caramelle perché i miei me le comprassero. Ci riuscivo sempre a convincerli, comunque.

La fiera è molto cambiata dall'ultima volta che ci sono stato.
Molte attrazioni sono state tolte, le montagne russe ad esempio non ci sono più. Ogni cosa non è nello stesso posto che ricordavo, la fiera sembra essere anche più piccola, ma forse questa è solo un impressione. In fondo la vedevo con gli occhi di un bambino.

Dopo aver fatto un giretto con l'impressione di essere tornato un adolescente, Marshall inizia a rompere le scatole perché ha fame.
Lui in realtà, che sia per noia o per qualsiasi altro motivo, ha sempre fame.

È sempre il solito che rovina la magia del momento, in ogni caso.

<<Guarda la! Non è il chiosco di Frank? Andiamo a farci una birra e un panino unto!>> ci urla Marshall picchiando sulla spalla di Larry. È incontenibile.

Il mio vice ha sempre questi modi un po' bruschi di chiedere le cose e Larry ci finisce sempre in mezzo. Prende pugni e spinte per nulla.

Mentre ci avviciniamo, Larry nota un volto famigliare. Di nuovo il destino e le coincidenze sul mio cammino, come a volermi torturare.

<<Ragazzi, ehi.. Ma quella non è la cassiera del market? Dai quella tipa... Quella che Brad gli ha fottuto il ciondolo!>> dice il piccoletto mentre ci avviciniamo al tavolo del chiosco, ma stando ben attento a non farsi sentire.

Allora è davvero destino che io continui a incontrarla in giro.

Ci sediamo e subito Frank ci porta tre birre gelate.
Lui se ne è sempre fregato del fatto che non abbiamo ancora ventuno anni.

In barba alla legge insomma.

La ragazza che è con lei ci sta fissando.
Ha uno strano taglio di capelli, è un po' in carne.
Non è per niente il mio tipo, ma in fondo... Non esiste il mio tipo. Larry non pare della mia stessa idea, vedo che ogni tanto le lancia delle occhiate furtive ed interessate.

Stanno mangiando un panino di Frank, per lo meno sono coraggiose e questa è una cosa che mi piace.
Spregiudicate!

Hilary, per lo meno dovrebbe essere il suo nome se ho letto bene sotto casa sua, ogni tanto si volta a guardarmi.

Credo che la sua amica le stia parlando di me o dei miei compagni, perché a turno non smettono di fissarci.

Oggi comunque è più carina.
Ha sempre quell'espressione da criceto, ma mi piace. Tuttavia, è vestita da schifo, come sempre.

Ecco, lei non è affatto il mio tipo ideale, per niente.

Eppure ha qualcosa che mi affascina, che mi spinge a guardarla di nuovo.

Dopo poco si alzano e se ne vanno. Perdo la mia occasione di capirla meglio e quasi me ne pento.

<<Ehi amico, ti stavi guardando la sfigata?>> mi dice Marshall dopo aver buttato giù un altra golata di birra gelida. Mi spiazza.

<<No, ti sbagli. Stavo giusto pensando che avrei voglia di zucchero filato e la infondo ce un tizio che ne fa uno troppo buono...>>

Tornare a quelle fiere mi fa sempre venire voglia di zucchero filato. Devo anche trovare un diversivo. Non amo che si parli di me.

Ci alziamo dal tavolo e ci dirigiamo verso la bancarella dello zucchero.
Mentre stiamo per arrivare però, sentiamo il tipo della giostra, quello del tunnel degli orrori che urla a qualcuno di uscire e che le porte sono aperte.
La situazione sembra quasi critica. Un casino di gente si ferma a guardare in direzione della giostra, interessata a qualcosa che sta succedendo al suo interno. Lo si vede dalle telecamere.

Getto uno sguardo al monitor che riprende dentro al tunnel dove gli accompagnatori possono seguire quelli che si sono avventurati al suo interno.

La telecamera ad infrarossi mette bene in evidenza una ragazza seduta sul seggiolino, come fosse pietrificata.
Non si muove di un millimetro, ha le mani sul viso e sembra nel panico.

Penso che il giostraio sia un gran cretino.

Perché non entra a prenderla?

Guardo i miei amici che stanno ridendo a crepapelle al mio fianco, guardandosi la scena da spettatori inermi.

Nel frattempo quella ragazza è ancora la dentro. Non accenna proprio a voler uscire.

In un attimo mi sembra di ritornare a quando avevo cinque anni, quando mia madre mi disse di andarmene e non restare a guardarla morire.
Quando io piccolo e innocente, non ero stato in grado di aiutarla.
Di difenderla.

Alla fine prendo la decisione più sensata. L'unica cosa che mi sembra da fare. Un pazzo.

Entro io se nessun altro ha intenzione di farlo.

Mi faccio largo tra la folla di curiosi e entro nel tunnel, spingendo via la calca di turisti inermi.
Nessuno prova a spaventarmi, dal momento che il tipo della giostra ha spento l'attrazione.
Corro velocemente fino alla fine dove sento la ragazza piangere di fronte al monitor.

Quando le sono abbastanza vicino, mi accorgo che è Hilary. Di nuovo il destino. Il beffardo fato.

Ormai riconoscerei quella felpa con il pelo in mezzo a centinaia.

La prendo per un braccio cercando di non farle male, ma solo per farla tornare alla realtà. La strattono un po', mi spiace farlo, ma sono obbligato. Sembra in trance.

Sta tremando come una foglia, è nel bel mezzo di una crisi di panico senza dubbio. Le sue gambe sono bloccate a ridosso del seggiolino della giostra.

Quando la faccio alzare, i nostri sguardi nella penombra del tunnel si incontrano.

Occhi negli occhi ho come l'impressione di sentire qualcosa.

Siamo così vicini che riesco a percepire il suo profumo e sa di miele.

È un profumo dolce tanto quanto il suo viso annebbiato dalla paura.

Le ordino di seguirmi, di uscire di lì.
Fuori dal tunnel, i miei amici sono rimasti a guardare la scena e ridere come pazzi, mentre la sua amica è in mezzo alla folla. La perdo.
Hilary piange, evidentemente non le è chiaro cosa stava succedendo in realtà al di fuori dell'attrazione.

Quando si accorge di tutti gli occhi addosso, si ripara istintivamente il volto. Ormai è tardi, però.

Prendo l'ennesima decisione di petto.

Ed io, sempre seguendo il mio istinto, la tiro per un braccio e la porto lontano da lì .

Il mio nemico del cuore [COMPLETATA IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora