A corto di pazienza

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Lo sguardo di ghiaccio di Law non ammetteva repliche. A me non fregava niente. «No. Non esiste.»
«Non sei nella posizione di poter scegliere.»
«Beh, nemmeno tu.» sapevo di stare andando incontro a morte certa sfidando così apertamente il temuto capitano dei pirati Heart, lo stesso che non si era fatto scrupoli a consegnare i cuori di cento pirati alla marina, ricordiamolo. Infatti mi dedicò uno sguardo molto, molto, molto truce. Trafalgar Law era un individuo pacato, controllato e emotivo quanto una scopa, tuttavia io ero riuscita a farlo spazientire in cinque minuti. Mi feci mentalmente un applauso per la mia bravura prima di tornare a rivolgere il mio sguardo verso il medico. Non avevo intenzione di demordere. Lui ghignò, un ghigno per niente raccomandabile che mise i brividi persino a Usop, che nel frattempo era riemerso dalle profondità del tavolo. Fu un attimo solo. Vidi Law divaricare le gambe, sollevare la mano sinistra e sfoderare la nodachi. "Room", aveva detto, sempre con quel sorriso sadico dipinto sul volto. In un attimo una sfera bluastra ci avvolse completamente. Rischiavo una sincope, o qualcosa di più grave.
«Ti conviene contattare l'autore, e anche alla svelta»
«Traffy ma che stai facendo!?» Rufy era piuttosto contrariato
«Pazzo di un chirurgo! Non vorrai usare i tuoi sporchi trucchetti su una così bella dama!» Sanji mi si parò davanti in un batter d'occhio e io tirai un sospiro di sollievo. Tuttavia Law non perse il suo sorriso malvagio, provocandomi la scomparsa di almeno un paio di battiti. Intanto Usop aveva cominciato a strillare. Marco guardava la scena, interrogativo ma calmo.
«Su Law, ora basta.» fece Zoro «la violenza non risolve le cose»
«Ma da che pulpito viene la predica!» gli fece eco il cecchino
«Camilla ci dirà come contattare questo autore e ce ne torneremo tutti da dove veniamo, senza spargimenti di sangue» continuò il verde, che ignorò bellamente il povero Usop.
Il caro Traffy ancora sfoggiava una smorfia crudele sul viso, cosa che mi mise i brividi. Non avrei augurato mai a nessuno di vedere quell'espressione da vicino, era veramente raccapricciante.
«Shambles» pronunciò, e in un istante fu a tre centimetri da me. Quel bastardo si era scambiato di posto con Sanji. Ora stava proprio cominciando a darmi sui nervi.
«È la tua ultima occasione»
«Non intendo dartela vinta, chirurgo da strapazzo. Noi non chiameremo l'autore.» sibilai
Si compiacque, si compiacque a tal punto che per un attimo gli brillarono gli occhi di una luce perversa. Cominciò ad allungare lentamente una mano verso di me «Mes» disse; e per un attimo tutto ciò che udii fu il battito del mio cuore, cuore che stava per essere estirpato dal mio corpo. Istintivamente mi ritrassi, balzando all'indietro. A quanto pare feci bene, perché Zoro con uno scatto si frappose tra me e il mio aggressore e mi diede abbastanza tempo per allontanarmi da quel pazzo sadico che voleva mettere le mani sul mio prezioso organo estremamente vitale.
«Basta giocare, Law.»
«Non sto giocando, spadaccino. Sto cercando di estrapolare informazioni. Informazioni utili che ci permetteranno di tornare nel nostro mondo»
«E ti sembra questo il modo!?» si intromise anche Sanji, furente di rabbia
«D'accordo.» Law abbassò la testa, nascondendo gli occhi sotto la visiera del cappello, e con tono piatto dichiarò «se avete altri metodi efficaci da usare, vi cedo volentieri il posto.». Ritirò la Room, rinfoderò la sua Kikoku e si andò a sedere su una sedia, gambe e braccia incrociate, in attesa.
«Perché suggerisci di non contattare l'autore?» mi domandò il finora indifferente Marco
«Perché è troppo complicato! Innanzitutto è molto lontano da qui e non parla la nostra stessa lingua, in più lavora tantissimo, dorme solo tre ore al giorno»
A quelle parole Zoro sgranò gli occhi, non capacitandosi di come un essere umano potesse dormire così poco.
«Lingua?» chiese Rufy piegando la testa da un lato, senza capire
«Ah già, nel vostro universo non avete di questi problemi. Qui da noi ci sono diversi paesi e ognuno ha un proprio modo di parlare.»
«Non ho capito...fa niente» disse grattandosi la testa
«Quindi questa "lingua" sarebbe un ostacolo in più» constatò la fenice
«Esatto. Inoltre non posso dire che mi sono piombati sei dei suoi personaggi in casa. Finirei decisamente al manicomio. Senza contare che non saprei come contattarlo. E anche se ci riuscissimo e se lui ci credesse, come facciamo a essere sicuri che lui sappia cosa fare?»
«Fate come volete, io mi avvio a questo "Giappone"» detto questo, il marimo iniziò a camminare, ma fu subito fermato da Sanji e Usop che, trattenendolo per la maglietta lo redarguirono - e insultarono - ben bene.
«Idiota di una testa di muschio. Dove credevi di andare? Non sapresti nemmeno trovare la porta di questa casa!»
«Chiudi il becco torciglio! Per colpa tua Traffy stava quasi per uccidere Camilla!»
Il cuoco ringhiò e cominciò una delle loro liti epocali. Alle parole di Zoro realizzai che sarei davvero potuta morire. Per il chirurgo contavano i fatti, non le parole. Ma non poteva uccidermi così ed ero convinta che anche lui ne fosse consapevole. Ecco perché tra tutti gli attacchi che aveva a disposizione aveva scelto proprio quello.
«Ora che facciamo?» domandò Usop sconsolato, distraendomi dai miei pensieri contorti «se non possiamo contattare l'autore, come faremo a tornare a casa?»
«Non ti preoccupare nasone, una soluzione la troveremo» lo rassicurò Marco.
Mi fermai a riflettere sul perché quei pirati del manga più seguito al mondo potessero essere proprio in casa mia. O che nesso potesse esserci tra me e loro. Insomma, era chiaro che fossi una fan accanita di One Piece, ma così era troppo. Non ero nemmeno una strega come sospettava Usop e non praticavo Voodoo e robe varie. Quindi perché? Perché io? Che fosse un sogno? No, tutte quelle sensazioni erano troppo concrete per non essere vere. La stoffa del vestito, la pelle liscia di Zoro, le dita affusolate di Law sul mio collo, i brividi, la paura. Quando mai in un sogno ero svenuta per il terrore? Ero così intenta a pensare a una possibile spiegazione che non mi accorsi che il chirurgo si era alzato e veniva verso di me. Ma non ne aveva mai abbastanza quello!? Che cosa voleva da me ancora?
«Dov'è il bagno?»
Rimasi inebetita per un attimo da quella che mi sembrava una strana richiesta per provenire da uno come lui «Seconda Stella a Destra, poi si volta e via sempre dritti» dissi senza pensarci troppo. Alzò un sopracciglio e mi guardò come si guarda un pazzo che ha appena tentato di evadere da una clinica psichiatrica, che a pensarci bene era un po' come guardava tutto il resto dell'umanità. Un attimo...ma davvero avevo detto "Seconda Stella a Destra, poi si volta e via sempre dritti"!? Ma che accidenti avevo nel cervello!? Non era possibile fare una seconda figura di merda così grossa nella stessa ora...e per di più con Trafalgar D. Water Law, il famigerato chirurgo della morte. Me lo avrebbe rinfacciato per tutta la vita, o forse avrei fatto meglio a dire per tutto il tempo della sua permanenza da me. Affondai il viso tra le mani per qualche secondo, perfettamente conscia che stava aspettando in piedi davanti a me che gli indicassi la strada del bagno, che avevo appena confuso con quella per arrivare su un'isola che non esisteva e per di più di un cartone animato, anche se questo lui fortunatamente non lo sapeva.
«Qui nel nostro mondo è un modo di dire...» giustificai la mia strana risposta, sperando che se la fosse bevuta «comunque per il bagno devi uscire dalla sala e svoltare a sinistra, quando sei in corridoio vai sempre dritto.»
Constatai, tra me e me, che avevo bisogno di un lungo periodo di riposo. I miei nervi da quando mi ero svegliata quella mattina, non si erano rilassati un secondo. Non erano qui da neanche due ore e già ero sull'orlo di un esaurimento nervoso. Non sapevo per quanto tempo fossero rimasti, ma qualunque fosse la durata della loro permanenza, in quel momento mi ripromisi che le cose sarebbero cambiate. Nessuno avrebbe più attentato alla mia fragile vita. Nessuno avrebbe fatto come gli pareva perché fino a prova contraria la padrona ero io. Mia la casa, mia le regole. Oddio non era proprio mia la casa, ma quelli erano dettagli non troppo rilevanti. E comunque avrei dovuto rispondere io di qualsiasi danno ad oggetti - o persone, perché no - perché c'ero io al momento e perché supponevo non avessero documenti con loro. Quindi oltre a provare a mantenere i nervi saldi, dovevo anche cercare di scongiurare una crisi universale, evitando che mi distruggessero l'appartamento, che svuotassero il frigo, che si uccidessero a vicenda e, cosa più importante, che uccidessero me.
Fissai Law avviarsi con passo placido verso il corridoio. Per fortuna ora si era calmato e aveva smesso di tentare di assassinarmi. Forse aveva capito che aveva tempo per farlo e si era rilassato. Tuttavia la sua tranquillità non durò molto, perché inchiodò all'improvviso e si mise all'erta, così come avevano fatto Marco e Zoro, che aveva una mano sull'elsa della Shusui. Due secondi dopo il campanello suonò.






Angolo autrice:
Rieccomi qui con il terzo capitolo! Allora, so già che qualcuno troverà questo capitolo noioso e probabilmente brutto (anche se spero vivamente che non sia così) ma era necessario soprattutto per delineare meglio la personalità dei personaggi. So anche che qualcuno troverà fuori luogo la risposta che Camilla dà al chirurgo della morte "Seconda Stella a Destra, poi si volta e via sempre dritti" ma vi assicuro che c'è un motivo se gli ha risposto così! Non è una frase a caso messa per allungare il capitolo o far ridere (una risata però spero che ve la facciate :D), scoprirete tutto se avrete la pazienza di continuare a seguire questa storia. Un bacio e a presto! E Buon Natale a tutti! <3

Lost boys - ONE PIECEWhere stories live. Discover now