Appartamento per sei

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All'improvviso mi balenò in mente un'idea.
«Uno di voi venga con me» feci ai ragazzi.
«Vengo i...» Rufy si arrestò vedendo che lo guardavo con aria truce. In fondo mi faceva pena, era tutto entusiasta e io infrangevo così i suoi sogni.
«Dove?» chiese lo spadaccino, svegliatosi da poco.
«Perfetto, hai vinto. Andiamo» lo presi per un braccio e lo trascinai fuori di casa dopo aver recuperato le chiavi e una fascia per capelli «tutti voi state buoni e non fate danni. Se torno e vedo anche solo mezza cosa fuori posto ve la faccio pagare.»
Law sorrise divertito. Non mi importava se era il chirurgo della morte, se mi poteva affettare quando voleva, rubare il cuore o qualunque altra cosa fosse in grado di fare. Se avesse osato fare altri danni in casa mia lo avrei incenerito, parola mia.
Mi chiusi la porta alle spalle cercando di non pensarci e mi avviai con Zoro al seguito. Mentre eravamo in ascensore gli presi il polso, cosa che suscitò in entrambi abbastanza imbarazzo, e lo legai al mio con la fascia per capelli.
«Che diavolo stai facendo?» chiese contrariato.
«Sto facendo un favore a entrambi» risposi calma.
«E perché credi che legarmi il polso a te sia un favore che mi fai? Mi limiterebbe i movimenti qualora incontrassimo qualche nemico»
Alzai gli occhi al cielo. «Rilassati. Non incontreremo nessun nemico» lo rassicurai.
«Tsk» sbuffò «slegami, ora.»
«Non darmi ordini.»
«Slegami e non lo farò»
«No. In questo modo staremo sempre a contatto e la gente ti vedrà, così potremo chiacchierare senza che la gente mi prenda per pazza»
«Cosa ti fa pensare che io voglia fare conversazione con te?»
Spalancai la bocca in un gesto teatrale, fingendomi offesa «Hai ragione, mi annoierei. Sono troppo intelligente per parlare con te, marimo» contrattaccai
Sogghignò. «Ti ho per caso offeso, ragazzina?»
Le porte si aprirono ed io uscii fuori dall' ascensore sorridendo. Avrei avuto l'ultima parola. «Sei così stupido che non riesci nemmeno a slegarti da un nodo del genere?»
Non dovevo dirlo. Lui tirò indietro il braccio, facendomi perdere l'equilibrio e di conseguenza cadere di sedere su uno scalino che avevo appena sceso. Evidentemente gli facevo pena, perché mi tirò anche su, ovviamente con un ghigno provocatorio stampato sul viso.
«A pensarci bene potrebbe essere divertente rimanere così legati» provai l'impulso di sciogliere subito quel nodo e tornare di corsa a casa, ma non intendevo dargliela vinta e così uscimmo dal palazzo. Il caldo ci immerse completamente ma non mi persi d'animo.
«Mi dici dove mi stai trascinando con questo caldo infernale?»
Quando mio nonno era morto, ci aveva lasciato in eredità un piccolo appartamento che era a cinque minuti a piedi da dove abitavamo. Tra l'altro il palazzo era quello dove abitava anche Sara. Non ci abitava nessuno e le tasse le pagavamo comunque, quindi perché non cogliere l'occasione?
Arrivammo che ci eravamo fatti un bagno di sudore nonostante ci avessimo impiegato tre minuti. Quando aprii la porta del palazzo e sentii l'aria fresca, mi sentii sollevata e feci un sorriso ebete, che sparì non appena vidi Sara sul pianerottolo.
«Cami!» mi chiamò
«Sara...» la salutai, se così si poteva dire
«Che ci fai qui?»
«Ehm...sì...tu?»
Assottigliò gli occhi e mi guardò male. «Sì? Sei sicura di stare bene? Io ci abito qui!»
Ah già ci abitava...
«Si, si! È che...sai...sono venuta qui per far vedere l'appartamento a lui» le spiegai, indicando la testa d'alga con il pollice e sorridendo imbarazzata.
Sara lo squadrò da capo a piedi, soffermandosi sulla fascia che ci legava e fece uno sguardo strano, a metà tra il perplesso e l'allusivo. Fortunatamente non fece domande e si presentò, solare come al solito.
«Piacere, Sara!»
Zoro, già abbastanza imbarazzato dalla situazione, guardò la mano che la mia amica gli aveva teso. "Stringila idiota" pensai. In qualche modo gli arrivò il mio pensiero perché gliela strinse. Forse troppo forte, visto che la poverina se la massaggiò una volta terminata la stretta.
«Alla faccia che con i ragazzi andava male, eh?» disse a bassa voce e mi fece l'occhiolino.
Presa dal panico gli inventai la prima cazzata che mi venne in mente-
«Eh no, lui è gay!» lo urlai come per farlo sembrare convincente, solo dopo mi resi conto dell'enorme stronzata che avevo detto. Zoro mi guardò dapprima stupito, poi in cagnesco.
«Oh...» si fece sfuggire «beh, buon per i ragazzi, allora!» commentò poi. Se le avessi detto la verità, non avrebbe avuto tutti i torti. Il verde sarebbe stato decisamente un bel premio per chiunque se lo fosse accaparrato.
«D'accordo, io vado. Piacere di averti conosciuto!» esclamò dopo qualche secondo.
La salutai con la mano e le sorrisi finché finalmente se ne andò e io potei tirare un sospiro di sollievo. Quando il portone d'ingresso del palazzo fu chiuso, Zoro parlò.
«Gay, eh?»
Boccheggiai. Sara era di certo una brava persona e una buona amica, ma era un po' troppo pettegola per i miei gusti e l'avrebbe saputo tutto il mondo se le avessi detto che era il mio fidanzato o anche solo un mio amico. Già con quei capelli verde alga e quella cicatrice sull'occhio avrebbe avuto un ampio argomento di conversazione per tutto il pomeriggio. Ed ero sicura che dopo che le avevo detto dell'appartamento sarebbe venuta a curiosare e avrebbe indagato sui nuovi inquilini "fantasma", come piaceva definirli a me. Almeno in quel modo avevo evitato ogni tipo di gossip.
«Te l'avevo detto che dovevi slegarmi, mocciosetta» fece un sorriso di scherno.
«Tenerti incollato a me era l'unico modo per non farti perdere, razza di idiota!» gli urlai. Ma perché accidenti non gliel'avevo detto prima? Almeno lo avrei azzittito per un po'.  Era sempre così. Le risposte migliori mi venivano quando la discussione era già conclusa da un pezzo. Ad ogni modo lo liberai da quella "tortura" e iniziai a scendere le scale che portavano all'appartamento. Era abbastanza isolata come casa, considerato che era due piani sotto il piano terra.
«Eccoci arrivati» dissi, una volta sul pianerottolo.
«Arrivati dove?» domandò confuso.
«Alla vostra nuova casa» affermai con fierezza.
«Cos'ha quella vecchia che non va bene?» volle sapere, quasi infastidito.
«Siete fastidiosi. Rumorosi. Confusionari. Occupate troppo spazio...e potrei andare avanti all'infinito» incrociai le braccia e simulai uno dei miei sorrisi angelici.
«Ok, ok ho capito...»
«E in più domani tornano i miei ed è necessario che ve ne andiate il più lontano possibile» il concetto di "più lontano possibile" con loro non era ben definito. Per poter essere davvero al sicuro da quei pazzi come minimo avrei dovuto mandarli in Russia. Ma in mancanza di fondi questo era il massimo che potevo permettermi e se ciò evitava il coinvolgere i miei genitori in quell'isteria di gruppo allora andava bene anche così.
«D'accordo» asserì.
«Bene» uno lo avevo convinto, ora dovevo convincere gli altri cinque. Impresa ardua, ma avevo i miei assi nella manica.

Lost boys - ONE PIECEUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum