Tra ricordo e presente

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Pioggia ... anche quel giorno c'era la pioggia ...

~ * ~

- sono davvero bellissime

- Levi le stelle sono più belle qui o dove vivevi ?

- non lo so Isabel é passato molto tempo dall'ultima volta che ho guardato così le stelle.

~ * ~

Queste erano state le ultime parole che ci eravamo rivolti prima di incamminarci per tornare a casa. Prima che la pioggia incominciasse a cadere fitta dal cielo. Prima che l'automobile andasse fuori strada uccidendoli.
Quando quella polo grigia ci arrivò addosso pensai che me sarei andato con loro ma, qualcuno o qualcosa aveva voluto che io mi salvassi. Aveva voluto, che io mi portassi sempre appresso il ricordo di quelle vite che si erano spente in una notte di pioggia. Oscurando il cielo, oscurando quelle bellissime stelle, facendole scomparire per sempre. Da allora non mi ero più soffermato a guardarle e sempre da allora, ogni giorno in cui l'acqua inziava a scendere dalla volta celeste, sentivo una morsa stringermi il cuore. Senza fretta mi incamminai verso la macchina, aprii lo sportello e mi infilai al suo interno, adagiandomi sui sedili in pelle che mi sarei occupato in seguito di pulire. Accesi la radio sintonizzandola su una stazione a caso, misi in moto l'auto e feci retromarcia per uscire dal parcheggio.
Questa era la mia routine : allenamenti, lezioni e allenamenti. Da quando era successo l'incidente oltre ad aver perso i miei migliori amici, avevo dovuto rinunciare al sogno di diventare un ballerino professionista. Tuttavia se c'era una cosa che in quella notte non mi era stata portata via, era la mia passione di vivere sulle punte. Sapevo che non avrei mai potuto realizzare il mio desidero però ... capii che potevo aiutare qualcun'altro a raggiungerlo. Così decisi di diventare un insegnate di danza classica. Sceglievo i mei alunni personalmente, uno ad uno. Che fossero grandi, piccoli, maschi, femmine poco importava. Quando vedevo la grinta e la passione negli occhi di un qualsiasi ballerino, quest'ultimo poteva star certo che, presto o tardi sarebbe stato sottoposto ai miei insegnamenti.
Mi inoltrai nel traffico e dopo svolte e incroci, mi fermai davanti all'università di lettere, ove tra poche settimane avrei dovuto fare ritorno. Questo perché, per potermi pagare le varie operazioni alla gamba e la casa in cui abitavo, le lezioni che tenevo alla Our Destiny non erano certamente sufficienti a saldare i conti. Per cui, dovetti trovare un altro impiego. Così, dopo corsi di formazione ed esami, diventai professore di letteratura. Certamente non era tra i mei mestieri preferiti, anzi. Avrei volentieri preferito prendermi a palate in testa, piuttosto che stare chiuso in una stanza, a parlare per ore di depressi in overdose che partorivano poesie da taglio vene a tutto spiano. Peccato però, che quello fosse un lavoro ben pagato e che spiegare vita, morte e miracoli di persone vecchie e sepolte mi riuscisse piuttosto bene. Ero tra i professori che otteneva gli esiti migliori in tutte le prove, dai compiti scritti alle interrogazioni.
Morale, essere circondato da ragazzi pieni di sogni e speranze, ed aiutarli a crescere, era il mio lavoro. Sia che si trattasse di insegnarli una coreografia, sia che si trattasse di fargli capire i significati nascosti della divina commedia. Ma, in fondo, vedere quei volti sorridenti che raggiungevano i loro obbiettivi mi gratificava, ed al tempo stesso mi scaldava il cuore. Ovvio, non lo avrei ammesso neanche sotto tortura ma, volevo un mondo di bene ai mei piccoli mocciosi che, troppe volte si erano rivelati più adulti di persone molto più grandi di loro, che tutt'ora non sono in grado di sostenere il peso della vita.
Così mentre azionavo i tergicristalli, diedi un'ultima occhiata al complesso marmoreo e quando scattò il semaforo verde, me lo lasciai alle spalle.

Una vita sulle punte Where stories live. Discover now