Capitolo 74

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Rimango in silenzio quasi cercando una risposta alla sua domanda, eppure non ho così bisogno di pensarci, lo so già perché sono qui, in una città mai vista, nella stanza d'albergo di una ragazza conosciuta da nemmeno ventiquattro ore.
Deglutisco giocherellando con le dita e fissando il pavimento, un ronzio nelle orecchie reca fastidio al mio costante pensare quando un movimento sul letto mi spinge a guardare verso Rose.
E' in piedi che si dirige verso il bagno, sento l'acqua del lavandino scorrere.
"Se non vuoi dirmelo, non preoccuparti." torna dopo pochi istanti in camera, con l'asciugamano fra le mani e il viso pulito:"Suppongo siano affari tuoi."
Mi raddrizzo con la schiena senza muovermi dal letto:"Sto scappando." ammetto perfino a me stessa che la donna in aereo aveva proprio ragione.
Rose si siede nuovamente accanto a me lasciando scivolare a terra l'asciugamano:"Da cosa?"
La guardo inumidendo le labbra con la punta della lingua:"Sarebbe più giusto chiedermi da chi io stessi scappando."
"Un uomo?" annuisco e la sento sospirare mentre si alza di scatto:"Senti, tu stai scappando da un uomo...io il mio lo ho appena perso..." mette dietro l'orecchio una ciocca di capelli:"...che ne dici di uscire e liberarci di tutto?" mi guarda come fosse un cucciolo bisognoso di coccole.
Ci penso un po', poi le sorrido:"Va bene, ci sto." mi alzo dal letto intenta a tornare nella mia camera per sistemarmi un po' ma vengo subito bloccata da Rose.
"Dove stai andando?"
La guardo socchiudendo gli occhi:"Vado a cambiarmi."
"Resta qui, ti presto io qualcosa." fa un occhiolino strano, incomprensibile ai miei occhi da sempliciotta.
Ho seriamente paura nel vederla avvicinarsi all'armadio, considerato il suo strano modo di vestire. Guardarla scegliere fra l'accozzaglia di roba appesa alle stampelle mi fa molto ricordare la mia Christina quando mi costringeva a tutti i costi a diventare il suo manichino personale.
"Ecco, ho trovato qualcosa che fa a caso tuo." esclama infine, girandosi verso di me e porgendomi due stampelle:"Son sicura ti staranno davvero bene." sorride.
Timidamente afferro gli indumenti, ho paura a guardarli attentamente così faccio finta di nulla:"Grazie." sorrido sedendomi nuovamente sul letto.
"Dai forza, provalo." mi incita vedendomi paralizzata a fissare chissà cosa davanti a me.
"Si." scatto come risvegliata da un sonno profondo.
Mentre indosso i capi, Rose torna in bagno probabilmente a truccarsi o vestirsi anche lei.
"Oddio, spero non mi chieda di truccarmi." sospiro appena Rose esce dal bagno guardandomi con aria compiaciuta di se stessa.
"A-allora?" balbetto.
Sorride mentre muove la mano sul suo viso per far asciugare il trucco sui suoi occhi:"Stai benissimo." sospiro come se avessi trattenuto il fiato fino ad ora:"Vieni a guardarti." annuisco e la seguo in bagno dove, a differenza della mia camera, una specchiera dell'altezza di circa due metri mi riflette nella mia completezza:"Prime impressioni?" domanda Rose dietro di me.
"Senza parole." ed è così, mi sento completamente diversa.
Non indosso chissà quale strano vestito corto o che lasci tranquillamente all'immaginazione di farsi spazio fra la stoffa ma, è pur sempre qualcosa che io non indosserei mai. Tutto interamente in pelle lucida, specialmente il pantalone che aderisce perfettamente al mio corpo; un corpetto in pelle nera opaca, termina poco sopra l'altezza del mio ombelico; un maglione lungo quasi fino ai polpacci copre la nudità delle mie spalle e un paio di guanti che coprono giusto le dita.
"Manca un po' di trucco e degli accessori." "Ecco, come temevo. E' la perfetta reincarnazione di Christina." "Aspetta qui, non muoverti." mi lascia sola in bagno per tornare un attimo dopo con un paio di orecchini, tre o quattro bracciali scuri e un paio di stivali neri alti, me li porge:"Ecco." per poi tornare a prepararsi.

Dopo essermi lasciata completamente nelle mani di Rose che ha pensato ad arricciare i miei capelli e mettere un po' di trucco sul mio viso, finalmente anche lei è pronta per lasciare la stanza e guidarmi in chissà quale strano posto di questa città. A giudicare da come entrambe siamo vestite, la destinazione può essere un pub o un ritrovo per anime punk ma quando, dopo una lunga camminata fatta di sguardi maliziosi di ragazzi ed anche uomini adulti, ci ritroviamo davanti l'ingresso di una discoteca la cui musica rimbomba perfino da qui fuori, comincio a sentirmi seriamente spaventata all'idea di dover varcare quella soglia.
"Che cosa ci faccio qui?" mi guardo intorno stringendomi nelle spalle e cercando di nascondermi il più possibile nel cappotto che mi ha prestato Rose.
"Non dirmi che ci stai ripensando?" come al solito, Rose mi risveglia dalla mia insistente immaginazione.
Trovarmi qui, anche se in una città lontana e diversa, inserisce nella mia testa il ricordo di quando quella sera, ubriaca persa, uscii dalla discoteca ed incontrai Robert sul marciapiedi. Ecco, lui è un'altra persona che si infila in uno dei miei tormenti e li strattona a tal punto da farmi impazzire. Impazzire come quando la sua pelle si unisce alla mia e la sua anima mi entra dentro causandomi un piacere esplosivo ed incontrollabile.
Mi mordo il labbro guardando dritto davanti a me e riprendendo il passo fino a sorpassare Rose:"No, andiamo." sono decisa ad abbandonare tutto e concedermi una serata nuova in un posto nuovo.
Qui nessuno può fermarmi se mai decidessi di andare oltre i miei limiti, sono libera da ogni costrizione.
Ma mano che ci avviciniamo all'ingresso, la musica si fa più forte e più travolgente, e parlare a tono normale senza dover gridare diviene quasi impossibile.
"Buonasera ragazze, avete i documenti?" ci fermiamo davanti un uomo molto alto, ben vestito e abbastanza suggestivo.
"Certo." urla Rose estraendo dal portafoglio la sua carta d'identità.
L'uomo la esamina internamente, poi la riconsegna:"Puoi entrare." mi guarda:"Lei, ha i documenti?"
"Che sciocca, perché non ho controllato prima?" "S-si, dovrei averlo." e invece no, non avevo il documento con me.
"Mi dispiace signorina, non posso farti entrare senza un documento." annuncia il buttafuori con serietà.
Rose, che era già dentro, esce fuori affiancando l'uomo:"Avanti, lei è con me. Non puoi chiudere un occhio e farla passare?"
Lui non si scompone:"Mi dispiace, non posso far entrare clienti senza documenti."
Rose sbruffa ed io mi sento in colpa per essere sprovvista del materiale necessario:"Senti Rose, entra tu e divertiti. Io torno in stanza." faccio per andarmene quando Rose mi ferma.
"No, vorrà dire che andremo da un'altra parte." ha un tono di voce duro e il suo modo di guardare il buttafuori mette i brividi perfino a me.
Comincia a camminare ma, colta da un senso di colpevolezza, rimango ferma sul marciapiedi davanti l'ingresso:"Mi dispiace Rose ma...non posso lasciartelo fare."
Si volta verso di me e si avvicina di qualche passo:"Perché?"
"Perché immagino tu ci tenessi molto a venire proprio in questa discoteca." mi avvicino anche io.
"Bé si ma, non importa. Andremo altrove."
"No, non voglio."
"Che succede qui fuori?" d'un tratto, una voce maschile interrompe la nostra piccola discussione sul da farsi. Sia io che Rose ci voltiamo verso la voce ed un giovane ragazzo dai capelli neri e lunghi riempie i miei occhi di una strana meraviglia:"Allora Osvald, che succede qui?" si rivolge al buttafuori con un sorriso al lato della bocca.
"Una delle due ragazze è sprovvista di documento." spiega l'uomo.
"E dunque?"
"La tutela della discoteca vieta l'ingresso ai clienti senza carta d'identità."
Il ragazzo dai lunghi capelli torna a guardarci, a guardarmi:"Vedo che dimentichi chi è il proprietario di questo posto." rimprovera l'uomo che seppur imponente, a tale frase sembra diventare piccolo e innocuo:"Falle passare, passeranno la serata in mia compagnia." ride lanciandomi un altro sguardo per poi voltarci le spalle ed entrare.

Come tu mi vuoi - Emily CastleWhere stories live. Discover now