Capitolo 96

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Dall'avviso di ritorno in città inviato a Russel, passano alcuni minuti, il giusto tempo di avviarmi con Robert verso il Roxana Hotel.
"Dove stiamo andando?" domanda guardandosi intorno.
"Devo passare a prendere le mie cose e..." avanzo verso la reception, dietro il bancone c'è il solito uomo che non ha bisogno di parole, mi consegna la chiave senza batter ciglio:"...non possiamo partire senza prenotare almeno il biglietto." non profila parola nel mentre entriamo in ascensore fino al corridoio che percorre la camera dove alloggio. Solo una volta entrati nella stanza pare che la tensione per entrambi sia quasi svanita ma, c'è comunque una strana sensazione che viaggia nell'aria, come insicurezza o addirittura paura. "Va...va tutto bene?" domando infine sedendomi sul letto accanto a lui.
"Mi dispiace, Em. Non dovevo buttarti in mezzo a tutto questo casino." il suo tono è freddo e il suo sguardo non mi cerca così, per puro istinto, poggio la mia mano sulla sua che è ferma sul suo ginocchio e lo vedo sussultare e irrigidirsi.
"Tu non c'entri niente e comunque sia, ne usciremo insieme."
Gira il volto lentamente verso la mia direzione, mi guarda con gli occhi colmi di speranza e supplica:"Si ma ti prego, non fare così?"
Guardo la mia mano ancora sulla sua e immediatamente la ritiro portandola sul mio petto:"Così...come?" deglutisco, penso di sapere già la risposta.
A sua volta deglutisce anche lui, fissandomi ancora in quel modo così dolce e sperduto:"Così dolce e premurosa." faccio un gemito, mi rilasso appena quando il suo sguardo si allontana dal mio, sembra sospirare.
"Mi viene spontaneo preoccuparmi per te." sussurro con un sorriso che non penso noterà, dal momento in cui si mette in piedi e mi volta le spalle.
Lo vedo stringere i pugni lungo i fianchi dritti e stretti:"Emily, sicura di volerlo fare?"
Rimango seduta mentre lui rimane ancora girato:"Certo che sono sicura."
"Allora dovresti sbrigarti a prendere le tue cose." guarda l'orologio da polso:"Tra circa mezz'ora, come accordato, dovrò incontrare Sylvia per discutere della faccenda."
"Quale faccenda?" mi alzo di scatto avvicinandomi verso di lui e girandolo per un polso.
Corruga la fronte:"Se ti schieri con noi per distruggere Russel."
"Già, vero." "Che cosa le dirai?"
Non ci pensa troppo:"Che sei d'accordo con noi e che vuoi incontrare Eva per parlarne direttamente con lei quindi dobbiamo tornare in città."
"E se non ci crede?"
Si porta una mano fra i capelli cresciuti rispetto all'ultima volta che ci siamo visti:"Ci crederà." mi sorride per poi accarezzarmi la guancia spostandomi una ciocca di capelli dal viso:"Adesso prepara le tue cose e vai in aereoporto, ti raggiungo lì." estrae dalla tasca un biglietto per il volo.
Lo fermo quando sta per uscire fuori dalla stanza, si volta verso di me con la tipica espressione alla Robert, quella che si aspetta da me chissà cosa consapevole che non la riceverà perché è anche giusto così.
"Come farai tu con il biglietto?" domando infine.
Rilassa i muscoli del viso:"Non preoccuparti, sicuramente Sylvia avrà i giusti mezzi per farmi avere un biglietto prima che l'aereo parta." allarga un debole sorriso per poi chiudersi la porta alle spalle.
Sospiro fissando la maniglia in ottone, "Una mezz'ora per preparare tutto e farmi trovare in aereoporto. Bene, posso farcela" penso mentre comincio a darmi da fare per preparare le mie cose. Fortunatamente non avevo portato con me molta roba, giusto una valigia neppure piena per cui sistemare tutto non mi richiede molto tempo. Fra le mani mi capita la lingerie che Cristina aveva furtivamente nascosto nel mio bagaglio, mi viene da sorridere pensando alla sua folle mente pazza che chissà cosa sperava io facessi con questa roba. La rimetto al suo posto, chiudo la valigia e nel tempo che mi rimane prendo il cellulare: ancora nessun messaggio di risposta da parte di Russel.
Non ci penso ulteriormente, un paio di ore per il viaggio e finalmente potrò rivederlo. Mi mette agitazione immaginare il modo in cui reagirà nel vedermi di nuovo lì, ma non vedo l'ora di ritornare.
Quando esco dalla stanza e chiamo l'ascensore, sulla soglia trovo l'unica persona che non avrei voluto incontrare in questo momento: Rose.
Fissa prima me poi la mia valigia, mi sento estremamente imbarazzata anche per il semplice fatto che sarei voluta andare via senza farmi vedere da lei. Non perché non avrei voluto incontrarla, semplicemente perché gli addii non mi sono mai piaciuti e con lei non ho avuto molto modo per legarmi a tal punto da bussare alla sua porta per salutarla o addirittura cercarla prima di partire o, ancora meglio, poterle dire che ci rivedremo poi.
"Stai andando via?" domanda uscendo dall'ascensore, in contemporanea entro io. Annuisco alla sua domanda, lei prosegue:"E' stato molto breve."
Mi rattrista quanto da lei detto ma non so se avrei voluto di più però, anche se fosse, il mio posto non è qui e prima o poi sarei andata via.
"Mi spiace." faccio spallucce:"Avevo solo bisogno di un po' di tempo per depurare la mente." accenno mezzo sorriso.
"E ci sei riuscita?" lei ricambia.
"Si...credo di si."
"Allora fai buon viaggio." adesso il suo sorriso si ingrandisce e mi saluta con un cenno della mano.
"E' stato un piacere..." saluto anche io:"Ciao Rose." gli sportelli si chiudono e dentro di me sale come una specie di malinconia.
Arrivo alla reception che c'è ancora il signore dalla difficile allegria, mi scruta da dietro le lenti, alcun sorriso come ormai mi sono abituata a non vedere sul suo viso, poggio la chiave sul bancone lucidato e aspetto.
"Sta andando via?" domanda sporgendosi un po' per osservare la mia valigia, annuisco:"Bene." sussurra afferrando la chiave della stanza e aprendo l'archivio. Mi comunica il prezzo da pagare, dopodiché mi augura un buon viaggio.

Come tu mi vuoi - Emily CastleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora