Capitolo 2

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Parlavamo e ridevamo insieme, eravamo veramente simili. Lui amava il freddo come me. Mi aveva chiesto se potevo insegnarli a sciare, e, io, ovviamente gli avevo risposto di sì.

Erano le sei o le sette di mattina a New York, in Italia era già ora di pranzo quando mi svegliai. Si lo so, era prestissimo a New York ma non mi ero ancora abituata al fuso orario e quindi mi svegliavo sempre presto. Dopo aver fatto colazione con un frappuccino e un pezzo di torta da Starbucks, tornammo in camera per un altro po' perché era ancora troppo presto per uscire. Avevo già ricominciato a parlare con Manuele da quando mi ero svegliata. Lui poverino era sveglio da un bel po' e mi aveva mandato il buongiorno.

Manuele: Buongiorno amore mio

Manuele: Non ho dormito

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Manuele: Non mi scrive...

Io: Scusa eccomi avevo 40 messaggi a cui rispondere ahah

Manuele: Ah ok...prima gli altri...

Io: Ma come non hai dormito??

Io: Si perché cosi poi ho più tempo per rispondere a te dopo

Manuele: Ahahah amore mio quante volte ti devo dire che sei una volpe

Manuele: Troppo furba

Io: ahaha ma sul serio non hai dormito??

Manuele: Giuro...ti ho pensato solo una volta...perché non ho mai smesso di pensarti.

Avevamo deciso di chiamarci quella mattina, per sentire le nostre voci. Ero davvero curiosa di sapere che suono avesse la sua voce...

Manuele: Comunque parli prima tu eh io mi vergogno

Io: Noooo dai anche io mi vergogno..

Manuele: No mi vergogno troppo parla prima tu

Io: Va bene va bene

Lo chiamai e misi il vivavoce.

Cominciammo a ridere tutti e due per l'imbarazzo, ma quando ci calmammo continuammo a parlare.

Manuele: Come stai?

Io: Bene te?

Stavo sorridendo perché la sua voce era bellissima. Si sentiva che anche lui era un po' nervoso, come me.

Manuele: Benissimo

Io: Allora cosa fai?

Manuele: Nulla sono sul divano e sto al telefono con te ahaha

Io: Ah ti stai annoiando?

Manuele: Ma cosa dici ero curioso di sapere che suono avesse la tua voce.

Io: Ahahaha anche io ero curiosa di sapere che suono avesse la tua voce.

Manuele: Mmmh e ti piace?

Io: Sisi ahahah, a te invece?

Manuele: Si sono sorpreso che tu non abbia un accento tedesco o inglese però ahah

Manuele: Clara

Io: Manuele

Manuele: Dimmi qualcosa in inglese, tedesco, e olandese

Io: Cosa dovrei dire?

Manuele: Quello che vuoi furbetta

Io: Dirò che mi chiamo Clara e che amo pattinare va bene?

Manuele: Va benissimo

Io: Ich heiße Clara und ich liebe eiskunstlaufen.

Manuele: Wow ahahah ok ora in inglese

Io: My name is Chiara and I love ice skating.

Manuele: Olandese ora

Io: Ik heet Chiara en ik hou van schaatsen.

Applaudì e poi continuò a parlare:

Manuele: Wow che brava. Anche io vorrei parlare cosi tante lingue come fai tu.

Io: Ora dimmi tu qualcosa in inglese o francese visto che lo studi

Manuele: Noooooo meglio di no ahahah

Io: Dai ti pregooo

Manuele: Un altro giorno mi vergogno troppo ahah

Parlammo per due ore...forse di più non lo so. So solo che per ogni singolo secondo che stavo al telefono con lui, avevo un sorriso stampato in faccia.

Dopo un po' io dovetti uscire perché stavo a New York e c'era ancora molto che non avevamo visto. Andammo a vedere le ex torri Gemelle. Ormai al posto degli edifici che erano stati distrutti c'erano due vasche grandissime nere, con l'acqua che scorre giù al interno delle mura. Intorno ai muri ci sono scritti i nomi delle persone che sono morte quel giorno in quegli edifici. Che giorno terribile dev'essere stato. Ci pensate? Bambini, donne, uomini, anziani, tutte persone innocenti, sono morti quel giorno senza avere la possibilità di sopravvivere. Quante famiglie e persone devono aver sofferto per via di questo incidente...

Questo evento ha lasciato un segno persino nelle vite delle persone che non sono state li quel giorno. Ci sono cose che succedono nella vita che ci lasciano un segno, che influenzano il nostro modo di vivere o di vedere le cose senza che noi ce ne accorgiamo nemmeno. 

Alcuni segni sono invisibili, quelli di cui ho appena parlato. Poi ci sono altri tipi di segni che non passano mai inosservati. Di cui sappiamo l'esistenza, sappiamo che quell'evento, momento, persona, qualsiasi cosa sia, ci ha cambiato. Qualche volta ci migliorano e altre volte ci "peggiorano". Altre volte fanno vedere la semplice realtà delle cose. 

Sapevo di dover parlare con Manuele. Se volevamo che tra noi funzionasse, dovevamo fidarci l'uno del altro. Dovevo fidarmi del fatto che avrebbe capito, che quel momento della mia vita non gli avrebbe fatto cambiare idea sulla persona che sono ora. Dovevo parlargli. Subito. 

La Puffa e La BestiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora