Capitolo 3 -

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-Patto di Sangue

3

Milano, Appartamento di Clara
19.30


Il giorno successivo era giunto piuttosto in fretta. Il troppo lavoro non mi aveva dato modo di riflettere su quella faccenda spinosa.

Nel tardo pomeriggio verso le sei e mezza la signora Melania mi permise di tornare a casa. Andai a prendere la borsa e nell'uscire mi scontrai con Eveline.

Una miriade di gonne, jeans e magliette finirono sparse sul pavimento.

"Uh, accidenti!"

"Scusa..."

"Ah, sono io che non ti ho visto."

Non avevo fatto altro che pensare ad Alberti durante la giornata. Non mi entusiasmava l'uscita di quella sera, il mio unico pensiero era sapere se avevo le qualità giusta per dargli il figlio che desiderava.

Aveva insistito per vedermi, eppure sarebbe stato più semplice dirlo per telefono piuttosto che invitarmi a quella cena.

Ero un po' indecisa su quale vestito indossare, Alberti mi aveva ordinato di scegliere uno stile elegante, ma a me di sottomettermi a quello stupido capriccio non mi andava; quindi avevo scelto - sotto consiglio di Evy - un abito semplice e nero, senza fronzoli, che mi sfiorasse il ginocchio senza mostrare troppo.


Per me, era una specie di compromesso in quanto non avrei accontentato quel pallone gonfiato vestendomi come mi aveva indicato, ma non avrei nemmeno sfigurato se mi avesse portato in qualche posto glamour.


Dopo aver appurato che mancavano cinque minuti alle sette decisi di seguire le sue istruzioni e farmi trovare vicino al marciapiede.

Sgranai gli occhi quando vidi da lontano il muso nero di una limousine completamente tirata a lucido.

Accostò al marciapiede davanti a me. La portiera del passeggero si aprì, rivelando un Max fasciato da un altrettanto smoking elegante.

Mi vide e si avvicinò con grazia, porgendomi una rosa rossa.

Io lo guardai un po' confusa.

"Mi hanno detto che è tradizione di un appuntamento che l'uomo porti un fiore alla propria dama da poter abbinare al proprio." e indicò lo stesso fiore, che spuntava da un taschino.

Con un sorriso, si piegò, baciandomi il dorso.

"Ti ringrazio, pallone gonfiato." risposi sorridendo, e lui si rabbuiò. "Ma non è sempre usanza portare un fiore in dono. È usata solo nei balli liceali americani."


Lui intanto diventava più bianco di un cadavere, e per questo tentai di rimediare al danno fatto.

"Ma comunque tutte le ragazze si sentono lusingate quando qualcuno le regala dei fiori.."

Detto questo lo vidi assumere un ghigno che mi fece pentire di averlo fatto uscire da quella situazione di imbarazzo venutesi a creare.

Lui, per nulla turbato, con un gesto di cavalleria che non mi sarei mai aspettata, mi aprì la portiera, prendendomi la mano, e mi fece cenno di entrare nella limousine.

Io vi entrai e lui chiuse lo sportello, fece un mezzo giro ed entrò dall'altra parte appostandosi accanto a me.

Fece segno all'autista di partire per la destinazione, e per qualche minuto, nell'abitacolo ci fu un nervoso e prolungato silenzio.

Dopo due o tre minuti lo spezzò:

"Ho alcune domande a cui sottoporti e pretendo che tu mi risponda."

Secco e sicuro di sé, con il suo inconfondibile sangue freddo.

A volte lo detestavo, perché pensavo non avesse neanche un cuore.
Tipi come lui non accettavano risposte negative e pretendevano che si facesse sempre come ordinavano.
Ma io non ero una persona facile da sottomettere o comandare.

"Se lo riterrò opportuno risponderti lo farò, altrimenti puoi mandare la tua curiosità a farsi un giro." gli risposi piccata. 

"Sono semplici domande Rinaldi, non ti scaldare. E comunque voglio sapere solo se qualcuno è a conoscenza di questa storia, oltre noi due."

Lo ammetto, mi veniva da ridere pensarla in Questa modo. Questa storia tra noi due? Chiamiamola accordo. Non rendiamola più ridicola.


"Nessuno ne è a conoscenza e non verranno coinvolti."

"Ne sei sicura? E come farai a nascondere la pancia a tutti?"

"Non vedranno la pancia, tranquillo. Ho detto ai miei amici che facevo un anno sabatico fuori città e che quindi le comunicazioni verranno interrotte per un po' e sarò io a cercarli." dissi tutta d'un fiato.

"Capisco." fu la sua risposta laconica.

Dopo pochi secondi il veicolo si fermò e lui, con la sua solita nonchalance vi girò intorno per poi aprirmi la portiera.

 PATTO DI SANGUE (Completa) #Wattys2018Donde viven las historias. Descúbrelo ahora