Presente: Settantuno

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"Popolo mio," iniziò Harry e il silenzio avvolse immediatamente la massa di corpi. Harry si fermò e immaginai avesse sorriso, o baciato Anne, o semplicemente salutato con la mano quando un'onda di esulti scoppiò di nuovo.

"Popolo mio," ripeté, sollecitandoli a calmarsi con un gentile, "Per favore. Per favore."

E alla fine si calmarono, ma questo era relativo. Per essere in così tanti, stavano facendo il più silenzio possibile. Potevo praticamente sentire la loro emozione mentre tremavano.

"Che anno abbiamo passato," iniziò Harry e non so come fece, ma la sua voce portava sia gioia che dolore.

Alcune persone esultarono, altre concordarono con un semplice "sì" - e il risultato fu un rimbombo drammatico. Feci un passo verso la finestra e spostai leggermente la tenda per vederlo.

La folla scoppiò di nuovo in grida assordanti.

Ma lui era già lì fuori... e non aveva ancora fatto niente che potesse provocare qualche reazione. 

Stavano esultando per me?

Feci un passo indietro per lo stupore e sentii la risata nella sua voce quando disse, "Per favore! Per favore! Ascoltatemi!"

Dopo qualche minuto, tornò il silenzio e sbirciai attraverso le tende. Harry guardò verso la finestra, sorridendo consapevolmente. Quando si girò di poco, vidi Anne stringere il cappotto di Harry nei suoi pugni. La sua mano disegnava cerchi piccoli e rilassanti sulla schiena di lei.

Dato che era con suo padre, non pianse per il rumore. Non aveva neanche paura. Era immobile, con il viso calmo; era adatta a quel ruolo quanto suo padre.

"Quest'anno abbiamo perso delle persone," disse a voce alta alle persone nel cortile. "Abbiamo provato gioia e dispiacere. Siamo stati traditi, siamo rimasti uniti e abbiamo vinto la guerra."

La folla gioì. Harry alzò la sua mano libera, con il palmo verso il basso, intimando di fare silenzio.

"Non dimentichiamoci che sono il vostro re attraverso situazioni molto gravi," disse e le sue parole furono come una coperta gettata sopra la massa riunita. Si irrigidirono e le loro spalle caddero, dimostrando la loro tristezza.

"Ma non sprecherò il mio ruolo," promise. "Non permetterò che la morte di mio padre diventi la rovina del nostro grande regno. Non permetterò che la sua morte sia l'inizio di un periodo oscuro per noi. No," disse con fermezza, "cresceremo. Ci arricchiremo. Regneremo."

Deglutì e mentre loro esultavano ancora, lui guardò sua figlia e la tirò più in alto.

"C'è così tanto da dire..." iniziò e la sua voce si affievolì, per poi baciarle la tempia. "è passato troppo tempo e non parlo con voi da tanto. Il Consiglio si è occupato di tutto in mia assenza e sono tornato, trovando una casa calorosa e un popolo felice e arricchito. E per questo, sarò per sempre in debito con loro."

Dall'altra parte del cortile, su un altro balcone, Tomlinson, Liam e  McCullough fecero un cenno affermativo.

"Questo mi dice che un regno non è governato da un uomo solo. Ma da tutti noi. Dalle vostre mani, dai vostri cuori generosi e dalle vostre schiene, che si piegano e si rompono per dare a tutti noi da mangiare e per tenerci caldi. Questo contributo - da parte di tutti voi - non passerà inosservato." Harry scosse la testa, prendendosi un momento per guardare ogni volto di fronte a lui. "Mai."

Le lacrime si accumularono nei miei occhi al silenzio causato dallo stupore, al modo in cui gli abitanti del villaggio si guardavano, chiedendosi se lo avessero sentito bene. L'idea di essere ringraziati dal padre così esplicitamente per il loro duro lavoro era impossibile da immaginare. Con questa dimostrazione di gratitudine, Harry aveva fatto proprio quello che sperava di fare. Aveva detto al suo popolo che lui era un re diverso.

No Fury [Italian translation]Where stories live. Discover now