Capitolo III: Incubo

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È un periodo di grande trambusto: Anastasia è morta, Dora pure, e in entrambi i casi era presente lo stesso fattore comune. Gli occhi blu. Non è solo una coincidenza, da quando ho visto quella ragazza tutto sta andando a puttane. Forse sono solo io, lo scemo di turno che attribuisce determinati eventi ad altri solo per darsi una spiegazione logica.
No, non sono solo io, non voglio crederlo.
Ho bisogno di trovare quella ragazza, devo parlarle anche a costo di perdere la testa, potrebbe succedere lo stesso ad altri se non intervenissi. Ma come faccio?
“Leandro esci dalla tua camera, hai visite!” urlò mia madre dall’altro lato della porta, la quale dista a soli 2 metri dal letto sul quale sono sdraiato
“Arrivo, calma” dico con voce bassa e infastidita “Chi sarebbe venuto a trovarmi?”
“Tu esci e poi vedi”
Davvero, non riesco a sopportarla quando fa così. Quando ero un piccolo bimbo disadattato e chiedevo il perché del rifiuto di una mia richiesta lei rispondeva sempre con un “Perché no”. Ottima motivazione mamma. Tuttavia mi alzo con un lento scatto di pigra atleticità e mi avvicino alla porta. Uscito mi dirigo verso il soggiorno ma senza vedere nessuno, né mia madre né mio padre né chiunque ci dovesse essere a farmi visita. Sono solo, troppo solo. Mi affaccio sulla strada dal balcone di casa mia e non vedo nemmeno una macchina passare o parcheggiata. Torno nella mia stanza e chiudo la porta a chiave. È una strana sensazione quella che provo, non è paura o ansia, solo confusione immagino.
“Leandro esci dalla tua camera, hai visite!” Stavolta era un tono più pacato, la voce di mio padre. Continua con una serie di buffi “toc toc” a ritmo di un motivo musicale da lui rapidamente inventato.
Ma andando avanti quel motivo è sempre più lento, triste e inquietante fino a quando non smette del tutto. “Non voglio uscire” dico io. Da semplice confusione sono passato ad un senso di inquietudine. L’aria diventa sempre più irrespirabile, più fredda.
“Leandro esci dalla tua camera, hai visite!” Le voci dei miei genitori assieme rimbombano nella stanza per poi fermarsi.
Cado a terra per il forte mal di testa e per la mancanza d’aria ed un’ombra si materializza sopra il mio corpo come un predatore si posiziona sulla preda in modo da non farla scappare. È lei, la vedo chiaramente: occhi blu, pallida, le sue mani che mi tengono ferme le braccia sembrano trapassare la mia felpa. È come se il freddo passi al mio corpo caldo e non viceversa, come se la realtà si comportasse per conto proprio e diverso dal solito.
La sua voce delicata ma tagliente sussurra alle mie orecchie: “Leandro esci dalla tua camera, hai visite”
I miei genitori non volevano farmi uscire per fami vedere qualcuno, volevano farmi uscire per proteggermi da qualcuno.
Scrutandomi con gli occhi si metteva a ridere “Non sei tu a trovare me, sono io che trovo te”
Con la sua mano penetrò il mio petto, dopodiché mi svegliai su quello stesso letto dove è cominciato tutto questo. Di botto mi alzo e vado in cucina dove non trovo nessuno se non un messaggio con su scritto “Il pollo è nel frigo, stavi dormendo e non ho voluto disturbare, io e tuo padre siamo a Siracusa per assicurarci che la vicina stia bene dopo il parto. Ti vogliamo bene”.
Apro lo sportello del frigo e tiro fuori il pollo ormai freddo da chissà quanto tempo. Lo rimetto al suo posto pensando all’incubo di poco fa. Analizzo il mio petto e ad un primo sguardo sembra che non ci sia niente di cui preoccuparsi. Ho letto da qualche parte che sogni troppo realistici possono provocare danni fisici notevoli ma sono contento che non sia andata così.
Chi è quella? Dice che non posso trovarla ma che sarà lei a trovare me in qualche modo. Accendo la televisione e mi sintonizzo sul canale dei cartoni animati, devo pur distrarmi in qualche modo. Ovviamente il segnale non prende, così per tutti gli altri canali eccetto per il numero 4. Il programma in onda è una serie TV intitolata 100 modi per morire. È alquanto ironico e mi lascio scappare una smorfia.
“E ora passiamo alla posizione numero 48 della classifica! Questa tipologia di morte è la più dinamica a nostro parere, gli incidenti stradali. Avete presente quegli idioti che usano il telefono alla guida? Questo incidente stradale è stato ripreso a Manchester il 29 novembre 2015!”
Che coincidenza, proprio il giorno del mio sedicesimo compleanno.
“Questo ragazzo 27enne, ubriaco alla guida, ha avuto la brillante idea di farsi un selfie mentre provava a guidare coi piedi. Inutile dire che arrivato al primo incrocio si sia scontrato con quel povero malcapitato che si è ritrovato a sbattere violentemente contro una parete ad alta velocità. Il pilota coi piedi per aria ha riscontrato fratture multiple alla schiena, all’osso del collo e tagli molto profondi dovuti alle schegge di vetro.” Man mano che il programma va avanti il video diventa sempre più dettagliato, più reale.
“Chissà chi sarà la prossima vittima di un incidente di questo calibro. Potresti essere tu o qualcuno a te caro!” Okay, questo non è per niente rassicurante. Che diavolo di programmi mettono in onda!?
“Magari chi ti vuole più bene, non credi, Leandro?” La voce diventa più fredda e assume quella tonalità femminile ormai fin troppo familiare.
“Ci sono molte cose alle quali voglio smettere di credere cara la mia televisione” rispondo automaticamente con tono sarcastico.
“Oh, ad esempio?”
“Non saprei, una certa TV che mi parla tanto per cominciare.”
“Che tenero, ma parliamo d’altro, ti va?”
“Se c’entri qualcosa con quell’incubo e con quella ragazza fai pure. Spiega.”
“Sei diretto, mi piaci, sai?” Non so se devo preoccuparmi o meno ma purtroppo so già dove vuole arrivare.
“Cosa vuoi fare ai miei genitori? Stavi parlando di un incidente stradale.”
“Lo hai detto tu stesso, hai davvero bisogno di una mia risposta? Se sei stato attento al programma puoi anche capire le dinamiche di ciò che accadrà. Vedi, è tardi e qualche ubriacone c’è sempre. Sei ancora in tempo per salvarli, gli vuoi bene, no?”
Non si è fatta problemi a fare fuori due persone, a che gioco sta giocando?
“No, non sono in tempo per salvarli, sta già succedendo vero? È tutto un tuo giochetto, vuoi darmi delle speranze per poi buttarmi a terra, vuoi vedermi soffrire per poi uccidermi.”
Rimane in silenzio per un poco, un silenzio assordante che mi perfora i timpani.
“Forse” Sta mettendo a dura prova la mia pazienza.
“Esci da quella scatola maledetta, per favore. Sono qui senza poter fare niente per salvarli e senza possibilità di nascondermi, almeno fatti vedere, fammi vedere quegli occhi blu per l’ultima maledettissima volta e fai quello che devi fare.”
“Non è il momento”
“Quando sarà il momento!?”
“Quando rimarrai solo.”
“Sono già solo! Non ho veri amici, non ho più dei genitori e non ho più dei motivi per andare avanti, mi porteresti via tutto in qualsiasi caso. Per favore.”
“Non oggi, quando verrà il tuo momento mi vedrai. Fino ad allora cerca di divertirti, lo farai?”
“Smettila di prendermi per il culo, quando mi divertirò tu sarai sempre lì a fottermi.”
Si mette a ridere lievemente, sarebbe una risata molto simpatica se non fosse emessa da una stronza del genere.
“A presto.”
Con tutta la forza che riesco a concentrare, col piede destro do un calcio abbastanza potente per mandare in pezzi lo schermo della televisione. Solo ora mi sto accorgendo che la mia rabbia mi ha portato a perdere qualche lacrima per sfogarmi. Cosa posso fare adeesso?
Non posso chiedere aiuto, che cercare di divertirmi sia davvero l'unica cosa da fare?
Che importa? Morirò lo stesso, tanto vale stare al suo gioco.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 06, 2017 ⏰

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