Maliziosa Sucube. [XII]

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Mi sistemo dietro al piano forte e suono qualche accordo, ripenso a ciò che è successo con Janis

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Mi sistemo dietro al piano forte e suono qualche accordo, ripenso a ciò che è successo con Janis. Ho perso completamente il controllo di me stesso, non riesco a sopportare l'idea che lei possa andare via da me.
Mi sento un'egoista, ho di nuovo rovinato tutto.
Le belle parole e i miei tentativi di renderla felici sono falliti miseramente nello stesso momento in cui ho pronunciato quel nome maledetto.
Batto forte il pugno sui tasti e il piano forte produce un suono di protesta.
«Sono stato pessimo.»
Suono la scala un paio di volte e finalmente mi decido a cantare qualcosa.

Le mie dita si muovo da sole e le parole escono come un fiume in piena, non riesco a trattenermi e alcune strofe dei Snow Patrol si impossessano delle mia mente.

What if the storm ends and I don't see you
As you are now ever again?
The perfect halo of gold hair and lightning

Sets you off against the planet's last dance Just for a minute the silver-forked sky

What if the storm ends? At least that's nothing
Except the memory, a distant echo I won't pin down
I've walked unsettled rattle cage after cage
Until my blood boils

I wanna see you as you are now
Every single day that I am living
Painted in flames, a peeling thunder
Be the lightning in me that strikes relentless

Just for a minute the silver-forked sky
Lifts you up like a star that I will follow
But now it's found us like I have a found you
I don't wanna run, just overwhelm me

Cosa succederà quando te ne andrai veramente?

Mi alzo dal mio posto e scendo dal palco con un balzo, scuoto la testa con rassegnazione, Janis se ne andrà e io non potrò oppormi.

I ricordi di Janis sono impressi sulla mia pelle come stigmati, le mie mani fremono dalla voglia di uccidere il verme che ha osato deturpare il corpo della mia amata.

Sono consapevole del fatto che lei non mi ama, non ancora per lo meno, ma se il demone dentro di me continua ad agitarsi come una bestia che vuole uscire dalla gabbia ed io non riuscirò mai più ad avvicinarmi a lei.

Le mie nuove ali fremono dalla voglia di spiegarsi, hanno una volontà tutta loro, è come se non fossi realmente padrone del mio corpo. Le accontento e con sforzo minimo le libero dalla loro prigione. Due vele nere mi avvolgono con il loro morbido abbraccio, accarezzo una di esse estasiato da quella sensazione estranea.

Sento la mia pelle formicolare ovunque, come un ombra il colore scuro brilla sotto il primo strato, ragnatele d'orate avvolgono i miei avambracci.
Sospiro rassegnato e mi scompiglio i capelli con la mano destra.
Spiego le mie ali e mi sollevo da terra per qualche metro, completamente spiegate raggiungono le estremità del corridoio,sono così imponenti da oscurare completamente la superficie del palco.

Come fate ad essere così apie e nello stesso tempo nascondervi alla perfezione sotto la mia pelle?

Una parola rimbomba nella mia mente come un fulmine a ciel sereno.

Asura.

Odio quando fa così.
«Cosa vuoi?»
Sbraito contro il nulla, attendo qualche secondo e lei appare accanto a me.
Helena mi guarda dal alto in basso e sogghigna.
«Ancora niente?»
Sorride compiaciuta, torna a terra e si siede su una poltrona, ripiega le sue ali che creano un comodo appoggio per la sua figura, accavalla le gambe.
Il suo corpo è coperto solo da una camicia sgualcita, le gambe nude lasciano la pelle perlacea luccicare nella fioca luce del teatro.
Si tormetta il caschetto biondo e con la lingua si inubidisce le labbra carnose.

«Ti ho già spiegato che quella ragazzetta non potrà mai ottenere il potere degli Asura. E che tu lo voglia o meno dovrà scegliere tra il tormento terreno e quello del nostro mondo. Non potrà sottrarsi dal suo destino in alcun modo. Il tempo stringe, e tu lo sai.»
«Invece di tormentarmi perchè non mi aiuti a controllare il demone dentro di me?», le chiedo irritato, torno a terra e ripiego le mie ali, nel frattempo Helena si alza dal suo comodo trono impolverato. Per lei è più facile muoversi, le sue ali argentee sono la metà delle mie.

«Se ti aiuto poi cosa mi dai in cambio?» mi chiede accorciando le distanze.
La guardo in cagnesco, la odio, continua a minare il mio autocontrollo.

Io voglio Janis e nessun'altra.

La potenza del cielo in tempesta si nasconde dietro quegli occhi ingannevoli, mi sorride e fa un altro passo verso di me, tende la mano e accarezza la mia ala.

«Sai bene che non potrei resistere ancora a lungo. I nostri demoni sono destinati a stare insieme. E quando finalmente lo capirai sceglierai me.»

Spiega le sue ali argentee e le mille tonalità di grigio vibrano alle luci del teatro.
Combatto contro la voglia di prenderle un braccio e soffocare quel sorrisetto malizioso,

«Oh, Isaac. Non hai bisogno di trattenerti con me. Puoi fare tutto ciò che vuoi.»

Mille significati celati dietro ad una frase, un ultimo sorriso e scompare in un turbinio di piume.

«Maledetta.»

Mi passo la mano tra i capelli e nascondo di nuovo le mie ali, si ritirano lentamente provocando due calde linee di sangue che sporcano la mia schiena con il loro tocco scarlatto.

Non resisterò ancora a lungo.

Un sogno nel Teatro [In Revisione]⛾Where stories live. Discover now