chapter one

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Il sole splendeva alto sopra il cielo di Roma, faceva caldo e c'era quell'aria umidiccia che incollava il sudore alla pelle. Ma nonostante tutto, quella mattina Mario si era svegliato presto e di buon umore. Era sceso dal letto, piano, senza fare rumore, ed era corso in cucina a preparare la colazione per la sua famiglia.

Alzò le tapparelle e iniziò a imbandire la tavola di buon cibo: tazze colme di latte, cereali, marmellate, nutella, spremute d'arancia, caffè, frutta. In sottofondo sentiva la musica, non riusciva a fare nulla senza quella. Mentre preparava il ben di Dio da mettere a tavola, muoveva le spalle danzando e mimava le parole della canzone. Era sempre di buon umore alla mattina, ma quel giorno era diverso: sentiva che quella giornata sarebbe stata di gran lunga migliore di tutte le altre. Alzò il braccio sinistro ed adocchiò l'ora: erano le otto e trenta ed era ora di svegliare la prole.

Con passo deciso entrò nella cameretta della piccola Eleonora, Mario sorrise mentre si abbassava ad altezza lettino.

-Amore?- sussurrò baciando la testolina della bambina -sveglia pigrona- continuò accarezzandole le guanciotte piene.

Eleonora si stiracchiò emettendo un dolce suono, tipico dei bambini. Il cuore di Mario fece letteralmente una capriola e la riempì di baci. Amava i suoi bambini, ma Eleonora le era letteralmente entrata nel cuore sin dal primo istante. Aprì le finestre e scoprì le tende per far entrare luce nella cameretta. Osservò ancora per qualche secondo la sua bambina dormire, e poi iniziò a stuzzicarla. Con l'indice le toccava le grosse labbra ancora corrugate dal sonno. La bambina si lamentò, ma accolse molto volentieri le coccole di papà Mario.

-Andiamo a svegliare il piccolo Matteo?- domandò Mario baciando ancora le guance di sua figlia.

Eleonora aprì immediatamente gli occhi: amava suo fratello, stravedeva per lui.

Eleonora aveva quattro anni mentre Matteo tre. Mario e il suo compagno li avevano sognati da tanto tempo, sognavano di creare una loro famiglia, e quando arrivò quella fatidica telefonata stentavano a crederci. Entrambi non avevano dormito la notte prima di andare a prendere Eleonora in ospedale, erano sovraeccitati e colmi di gioia. Quando misero piede in quella camera d'ospedale entrambi tremavano dall'emozione. Mario aveva un groppo in gola, cercava in tutti i modi di non piangere, ma quando l'infermiera gli andò incontro con un piccolo pargolo in braccio, cedette. Calde lacrime continuavano a scendergli dagli occhi. L'infermiera consegnò la piccola appena nata direttamente nelle braccia tremanti di Mario, quest'ultimo continuava a piangere di gioia, di felicità, di amore. Baciò delicatamente la testa della bambina e giurò di vedere un piccolo sorriso sulle sue labbra. Eleonora gli era entrata nel cuore, letteralmente. L'aveva rapito e di li a poco gli avrebbe cambiato la vita, in meglio.

Quattro anni dopo, spinti dalla voglia di avere una famiglia sempre più grande, fecero domanda per l'adozione di un altro bambino. Si stupirono quando, inaspettatamente, gli risposero subito. Matteo viveva in un orfanotrofio dove la madre, tre anni prima, l'aveva abbandonato. Non vollero vedere nemmeno una foto, accettarono all'istante la richiesta di adozione. Bastò uno sguardo, e Mario capì subito chi fosse il suo bambino: aveva due grandi occhi verdi e una folta chioma castana riccia. Il cuore gli si fermò nel petto per qualche secondo, poi si lasciò travolgere dalle emozioni e corse incontro a quel bambino. Matteo gli buttò le braccia al collo e lo abbracciò forte, il cuore di Mario sussultò di gioia e lo prese in braccio. Da quel momento in poi, quel bambino, avrebbe avuto una casa, una sorella e due genitori amorevoli che si sarebbero presi cura di lui.

Eleonora scese dal letto e ancora assonnata prese la mano del padre e si diresse nella camera accanto a svegliare il fratello.

-Teo?- disse la piccola con voce impastata dal sonno -svegliati!- lo toccò sulla spalla.

Sette anni.Where stories live. Discover now