Capitolo Due

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Il vento soffiava forte e la pioggia scendeva copiosa dal cielo che quella mattina era di un grigio cupo e tetro. Nonostante tutti in famiglia fossero preoccupati per le condizioni climatiche che erano alquanto strane, Nives non aveva paura, anche se temeva che tutti i suoi concittadini avrebbero fatto un quarantotto per quelle quattro gocce d'acqua.

Le previsioni meteorologiche annunciavano il ritorno del brillante sole da lì a poco, ed infatti, dopo soli venti minuti esatti, in mezzo ad un grosso temporale, un raggio di sole squarciò il cielo.

Nives scese velocemente le scale a chiocciola di casa cercando qualcosa da mettere sotto i denti, ma quando andò in cucina, nulla intorno a lei era come lo ricordava, perfino le tende delle finestre sembravano di una tonalità più scura del giorno prima.

Si osservava intorno con occhi carichi di criticità, cercava qualcuno, qualcosa, cercava una sensazione che sentiva di dover trovare.

In preda ad una smania che lei stessa non riusciva ad identificare o a giustificare in alcun modo, Nives corse in camera sua, dove sentiva si celasse la risposta di una vita. Gli occhi le si posarono sul pennello di famiglia, che quella mattina risplendeva di una luce particolare, sottraendo attenzione ad ogni cosa all'infuori di quella. Avanzava con delicatezza e riluttanza verso quella direzione, osservando le crepe che ornavano il fusto dell'oggetto dipingersi dei colori delle stelle e ripararsi come per magia.

Pochi secondi prima di riuscire a toccarlo, Nives sentì una strana presenza colmare il vuoto che precedentemente aveva instaurato nella stanza con il suo ingresso, il silenzio lentamente si stava sgretolando, frantumando in mille pezzettini impossibili da assemblare.

Desiderava voltarsi, ma qualcosa sembrava starsi opponendo, probabilmente anche dentro di lei, in una qualche parte remota del suo encefalo, esisteva una piccola molecola irrazionale che non desiderava conoscere.

Respinti i suoi istinti ed inspirando una boccata d'aria piuttosto consistente, voltò le spalle con un unico movimento breve e conciso che terminò con un'espressione di stupore ed incredulità.

Osservava il volto della donna che fiera si ergeva nella stanza come si osserverebbe un dio o una dea, tentò di parlare, ma nulla venne fuori, solo mute grida di curiosità.

Quella figura perfettamente limpida, sembrava esattamente una di quelle bambole che tutti posseggono almeno una volta nella vita, dai lunghi capelli castani e dal corpo statuario, quella donna era una visione perfino per una ragazza come Nives. Una piccola, microscopica parte di lei, iniziò a chiedersi se tutta la sua vita non fosse una menzogna basata su una qualche fantasia arcana, tuttavia il suo cuore, che aveva iniziato a battere all'unisono con quello della donna a lei estranea, le suggeriva tutt'altro.

«Decisi di darti un nome e di chiamarti Nives, ma questo avvenne molto tempo dopo, prima eravamo soltanto due valori, proprio come fede e creatività. Come tanti. Come tutti», sussurrò la donna allargando le braccia con un movimento fluido, continuo e delicato come l'aroma di una rosa appena raccolta.

A Nives ci vollero un paio di secondi prima di riuscire ad elaborare l'informazione che le era stata fornita, poi, quando il suo inconscio le suggerì la verità immensa di una vita perfetta, si strinsero per più di un minuto senza fiatare mentre tutto intorno a loro prendeva forma e colore.

Poco prima di separarsi da quella stretta angelica, Nives si accorse che qualcuno la stava osservando. Proprio accanto all'hotel del borgo, un uomo dal volto celato, vestito delle tenebre e dagli occhi infernali, scrutava quella scena con un interesse mosso da tutt'altro che buoni propositi.

Bastarono pochi secondi prima che la sua cicatrice tornò a farle male, sanguinando in modo ben peggiore a quello dei giorni precedenti. Fu un secondo, uno lungo quanto il per sempre ma significativo quanto un granello di sabbia, poi il nulla, il vuoto più profondo la assorbì rendendola inerme al destino e alle scelte del mondo intorno a lei che lievemente stava svanendo.

ZohraWhere stories live. Discover now