Solo stanca.

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Una voce squillante mi fa aprire gli occhi, muovo lentamente il braccio dolorante e freddo portandolo sotto le coperte. Davanti a me c'era già mia madre, con una tazza in mano e un sorriso stampato in faccia.

"Che hai da ridere? Mi sono appena svegliata.. io non rido affatto"

-Buongiorno Tesoro- dice avvicinandosi al letto e posando la tazza sul mio comodino. Sbirciai sperando che all'interno ci fosse del latte ma.. era orzo.
-Sono stufa di mangiare e bere queste schifezze- mi lamento alzando il busto dal letto e sbuffando.
-Sai che la dottoressa ha detto che non puoi mangiare niente, devi prepararti per l'operazione.-
-Mamma sono già tante settimane che sono in questo letto, io sono stufa..- La guardo negli occhi e serro i denti. Mi stavo arrabbiando, dovevo calmarmi.
-Finirà presto.. starai meglio..- cercò di tranquillizzarmi.
Presi la tazza e iniziai a sorseggiare l'amaro orzo, schioccai le labbra e la guardai mentre iniziava a mettere in ordine la mia stanza.
Presi il cellulare e mandai un messaggio a Simone:
> Buongiorno amore, io sono sveglia e sto bevendo il mio orzo schifoso.
Ebbi subito una sua risposta:
>Buongiorno a te, immagino quanto sia delizioso.. io sto di guardia stasera, oggi pomeriggio devo dormire..
>Va bene, allora aspetto un tuo messaggio.. mi manca parlare con te..
Inviai e posai il cellulare. Ero sola, la casa era silenziosa e io mi ritrovai di nuovo ad annoiarmi.
Presi il tablet aprendo facebook e controllando le notifiche...

"Guarda se è online dai.. guarda.."

Scrissi Bryan sulla barra di ricerca e cliccai sul suo profilo, ecco qui, è online...

"E che aspetti! SCRIVIGLIIIIIII"

Tamara: Buongiorno..
"Ahhh, ora va meglio.. come ti senti? Io mi sento mooolto meglio.. almeno con lui hai delle conversazioni piacevoli.."

Bryan: Buongiorno a te..
Tamara: Alla buon ora..
Bryan: Non mi ero accorto che era così tardi..
Tamara: Niente scuola?
Bryan: Io.. ho quasi 21 anni... lavoro...

"Cazzo, non ricordi che non dovevate parlare del real? Ginevra.. non combinare guai"

Tamara: Uh, scusa ahhaah
Bryan: e tu invece? Quanti anni hai?

"Ecco, te lo avevo detto! MO RISPONDIGLI FORZA"

Tamara: 17
Bryan: Io sembro più piccolo, le persone mi danno 16 anni..
Tamara: Io ho il problema opposto.. i bambini mi chiamano signora..
Bryan ti ha inviato una foto

Cliccai sulla foto e un ragazzo basso apparve sul mio schermo. Capelli alla moda neri, lineamenti del viso molto dolci e dei grandi occhi marroni. Scrutai meglio la sua figura, la foto lo raffigurava mentre si accendeva una sigaretta abbassai lo sguardo e vidi i pantaloni. Spalancai gli occhi e iniziai a ridere.

"E' napoletano, ha i risvoltini. Ginevra... con chi stai parlando?"

Tamara: No.. ma quei pantaloni?
Bryan: Io li porto sempre così..

"Vantati pure eh?"

Tamara: quanto sei alto?
Bryan: 1.68 tu?
Tamara: 1.75, avevo intuito che eri basso ahaha
Bryan: eddaiii..
Tamara: Piccino u.u
Bryan: Comunque penso che disattiverò..

La porta della mia stanza si apre e mia madre inizia a parlare ma io non ascolto, sto ancora guardando quella chat.
"No, non andartene. Mi piace parlare con te.. ora che farò? Non puoi lasciarmi da sola anche tu!"

-Hai capito Ginevra?- chiede mia madre e io alzo il viso annuendo. Non avevo ascoltato una sola parola..

Tamara: NO! Perché?
Bryan: Perché la mia ragazza real mi ha lasciato..

"Eri fidanzato? Umh.."

Tamara: Mi dispiace.. ma le cose si risolvono..
Bryan: Mi ha lasciato perché ho parlato con te della mia vita reale..
Tamara: Ma le hai spiegato che io non.. cioè.. non mi volevo intromettere. Anche io sono fidanzata..
Bryan: Ah, sei fidanzata?
Tamara: Si..
Bryan: Comunque, parliamo da due giorni e ancora non conosco il tuo nome..
Tamara: Mi chiamo Ginevra.. e tu?
Bryan: Michael, piacere..
Tamara: Non puoi andartene..
Bryan: Ma non conosci nemmeno la verità..
Tamara: Ti troverò e ti ammazzerò.. che verità?
Brayan: Non riesco a mentire alle persone Ginevra..
-Bryan si è disconnesso alle ore 11:26-
Sbuffo bloccando il tablet e poggiandolo sul comodino accanto a me. Mi butto con la schiena sul cuscino e inizio a pensare. Perché ha fatto così? Che verità doveva dirmi? Cosa c'era che io non sapevo?
Mi stava incuriosendo, dovevo sapere..

[..]

Una fitta alla schiena mi fa sobbalzare dal letto, quella fitta si trasforma in dolore che poco dopo arriva fino al mio stomaco. Inizio a mugolare tenendo con un braccio il mio stomaco. Era come se qualcuno mi accoltellasse la schiena mentre dava pugni allo stomaco molto forti. Le mie gambe iniziarono a tremare e il sudore iniziò a mostrarsi sulla mia fronte. Di nuovo le coliche?

-Mamma...- riuscii a chiamare con quella poca voce che mi uscì..
La vidi dopo pochi secondi, si avvicinò a me e scoprì il mio corpo liberandomi dalle coperte ormai troppo pesanti.

-Ginevra, di nuovo coliche?- Chiese cercando un cenno che io poco dopo le diedi.
Quel dolore era insopportabile, non ce la facevo più.. avevo bisogno di qualcosa.. avevo bisogno di piangere..
Mia madre mi vestì velocemente e mi mise in macchina.. pronte per il pronto soccorso..

-Avverti Simone che sono qui- Le dissi mentre un dottore mi accompagnava verso il lettino, mi voltai un'ultima volta guardando il viso di mia madre. Era un misto di preoccupazione e dolcezza, ero sua figlia e non voleva vedermi in quel modo ma io stavo soffrendo davvero.
Dopo aver fatto svariate flebo di soluzione e spasmex, ovvero un medicinale che calmava le dannate coliche, mi cacciarono letteralmente dall'ospedale. Il dottore disse che io non dovevo affatto muovermi dal letto, non dovevo fare sforzi perché dentro di me l'infezione stava aumentando invece di diminuire.

"Che bella giornata! Quante notizie belle.. "

Arrivai a casa stanca e affamata, avevo bisogno solo di stendermi sul letto e dormire ma nella mia mente c'erano ancora taante domande in sospeso. Presi il tablet e entrai di nuovo su facebook ma lui non era on line.

"Si è dimenticato di te Ginevra. Inutile che controlli ora!"

Presi il cellulare e chiamai Simone ma nemmeno lui mi rispondeva. Sbuffai lanciando il cellulare sul comodino. Basta, ero stanca... Chiusi gli occhi e mi addormentai cercando di calmare la me interiore che si stava disperando tra le lacrime.

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