capitolo undici

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"C'è una scala di ferro accanto alla collina all'altura più ripida che è usata dagli addetti. Penso che l'indizio si trovi lì."

Harry indicò con la mano la parte più alta della montagna russa e poi mi guardò, aspettando una mia reazione. Io semplicemente annuii guardando l'altura. Notai scale strette proprio accanto ad essa con una ringhiera bassa. Ma, anche se dovevamo usare solo scale per andare in cima, ci sarei comunque andata. Non volevo essere lasciata di nuovo sola e avrei preferito di più stare accanto ad Harry.

Rabbrividii quando il ricordo delle mani rudi dei ragazzi che mi toccavano ovunque mi ritornò in mente e dovetti strizzare gli occhi un paio di volte quando le lacrime minacciarono di uscire dai miei occhi. Mi obbligai a fare un paio di respiri profondi e mi avvolsi la giacca nera di Harry più stretta intorno a me. Era calda e profumava un po' di dopobarba e qualche colonia che non potevo definire diversamente come colonia di Harry. Per qualche ragione sembrava confortarmi e non riuscii a contenere un piccolo sorriso quando il ricordo di Harry che me la posava sulle spalle attraversò la mia mente.

Forse c'era qualcosa di buono in Harry dopo tutto.

"Perchè stai sorridendo?" sentii la voce bassa di Harry accanto a me e mi girai per guardarlo.

Lui mi guardava, la fronte pensierosamente aggrottata e gli occhi verdi che brillavano nella penombra del parco giochi. I suoi capelli scuri fluttuavano nel vento e, nonostante avesse provato a spingerli indietro un paio di volte, un paio di ciocche riuscivano costantemente a cadergli sulla fronte. Era abbastanza divertente guardarlo mentre provava disperatamente a tenere fermi i capelli, nonostante potesse mettersi semplicemente il cappuccio in testa.

Non realizzai neanche che mi fossi distratta per guardarlo, sorridendo come una stupida, prima che sollevasse le sopracciglia interrogativo.

"Seriamente, il tuo sorriso mi sta spaventando. Cosa c'è di così divertente?" chiese e io fui abbastanza sicura di vedere l'angolo della sua bocca contrarsi un po'.

Arrossii e spostai velocemente lo sguardo dai suoi occhi curiosi.

"Niente. Andiamo a cercare quell'indizio," lo superai troppo imbarazzata per guardarlo negli occhi. Lo sentii ridacchiare leggermente mentre iniziava a camminare dietro di me dall'area di attesa al luogo in cui iniziava la montagna russa. Affrettai il passo, ma mi raggiunse facilemente con le sue lunghe gambe.

"Andiamo. Dimmi." mi pregò mentre iniziava a camminare accanto a me.

"No," resistetti, provando a evitare il suo sguardo. Dal tono della sua voce potevo supporre che stesse provando a non ridere, nonostante non lo stessi guardando.

"Per favore, topolina. Dimmelo." Lo sentii dire di nuovo. Non riuscivo a crederci che non si fosse dimenticato quello stupido soprannome, nonostante mi avesse detto precedentemente che non mi avrebbe promesso di non usarlo. Non stava scherzando.

"Solo dimenticatene, Harold." risposi mentre scavalcavo una staccionata di legno, che era tra l'area di attesa e la montagna russa. Mi guardai intorno e notai le scale di ferro più avanti. Sentii un pesante tonfo dietro di me, ma non mi girai sapendo che era semplicemente Harry che aveva scavalcato la staccionata dopo di me.

"Come sai il mio vero nome?" lo sentii chiedere all'improvviso.

"Non... aspetta, il tuo vero nome è Harold?" alla fine mi girai per guardare Harry, che si era fermato dietro di me per sistemarsi i capelli ricci castani. Per qualche ragione la sua espressione era un po' imbarazzata. L'avevo chiamato Harold solo per scherzo, per vendicarmi del fatto che mi chiamasse topolina. Non potevo neanche immaginarmi che sarebbe stato il suo vero nome.

24 Hours [h.s. - italian translation]Where stories live. Discover now