capitolo trentasei

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Stavamo guidando da almeno dieci minuti, ma nessuno di noi disse una parola. Il mal di testa era peggiorato e dovevo lottare contro la voglia di strofinarmi la fronte, perchè non volevo che Harry pensasse che soffrissi. Ero ancora un po' confusa di ciò che mi era successo, non avevo mai avuto allucinazioni, almeno non come quella che avevo avuto. Ma credevo ad Harry quando mi aveva detto che non era stato vero e, a pensarci bene, non sarei nemmeno sopravvissuta se tutto quello che avessi visto fosse stato reale. Gli orsi avrebbero...no, non volevo neanche pensarci, perchè anche solo il pensiero mi faceva venire i brividi.

Fissai Harry, notando che era perso nei suoi pensieri. Dalla sua espressione tesa potevo indovinare che qualcosa lo preoccupasse e, per qualche ragione, mi rendeva nervosa. Potevo percepire che qualsiasi cosa a cui stesse pensando, avrebbe coinvolto anche me, e avevo quella strana sensazione che presto avrei scoperto cosa fosse.

Dopo alcuni minuti, Harry fermò la macchina e, quando fissai fuori dal finestrino, vidi un grande edificio grigio. L'ospedale.

Portai lo sguardo di nuovo su Harry e notai che aveva iniziato a sbottonarsi la cintura, ma velocemente lo fermai posando la mano sopra la sua. Lui sollevò lo sguardo e mi guardò un po' sorpreso.

"Penso che debba andare da sola." dissi con calma guardando nei suoi occhi verdi. Appena allontanai la mano, notai le sue sopracciglia aggrottarsi e la familiare espressione accanita balenare sul suo volto.

"In nessun modo. Verrò con te." disse, ma, dato che mi aspettavo che dicesse qualcosa del genere, ero già pronta a rispondere.

"Non puoi, Harry. Non voglio che tu abbia problemi a causa mia. Se vado da sola e magari vengo catturata, allora almeno tu avrai la possibilità di scappare."

Harry mi guardò come se trovasse difficile credere a cosa avessi appena detto.

"Tu dimentichi il dettaglio fondamentale, Carissa. Tu sei in questo casino a causa mia ed è mio compito proteggerti, quindi verrò con te." Harry si voltò, indicando che la conversazione era finita e aprì la portiera prima di uscire. Io sospirai a lungo, poi lo seguii sbattendo la portiera. Incrociai le braccia al petto e fissai testardamente Harry, mentre si spingeva i suoi fitti ricci sotto il cappuccio. Quando notò la mia espressione, il cipiglio sulla sua fronte si approfondì.

"Carissa..." disse mettendomi in guardia, ma io non lo lasciai finire.

"No, Harry, parlo prima io." dichiarai con fermezza e lasciai uscire un piccolo sospiro prima di continuare. "Ricordi quella volta che Daniel e Jonah ti hanno catturato e io ho avuto la possiblità di andarmene? O quella volta che incontrammo i prigionieri e dopo mi hai detto che avrei dovuto lasciarti solo a continuare questo gioco? Potevo davvero andarmene e continuare la mia normale vita, dimenticandomi di queste ore e di te. Ma non l'ho fatto e non perchè avessi paura che ti saresti arrabbiato o altro, era per qualche altra strana ragione, perchè mi importa di te. E ho scelto di starti accanto nonostante sappia che è pericoloso."

Harry mi guardò negli occhi per tutto il tempo in cui parlai, ma la sua espressione era illegibile quindi era difficile dire cosa stesse pensando. Quando mi fermai per un momento, lui inspirò prima di chiedere:

"Cosa stai provando a dire con questo?"

"Ciò che sto provando a dirti è che non è compito tuo proteggermi." risposi con enfasi. "Non pensare di essere responsabile di me se sono stata io a decidere di rimanere come tua partner."

Qualcosa balenò negli occhi di Harry e, improvvisamente, la sua espressione si fece come quella che avevo visto sul suo volto mentre guidava. Un'espressione seria, tesa, ma ora mischiata anche alla risolutezza. Deglutii e mi obbligai a essere pronta a sentire ciò che aveva da dirmi.

24 Hours [h.s. - italian translation]Where stories live. Discover now