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"Cazzo, Demon ascoltami!" sbottò esasperata Claudia.
Era una delle prime volte alla guida di una macchina e Viviana la stava completamente ignorando, troppo impegnata a messaggiare con Sorriso. Sembrava infatti che solo per messaggi riuscissero a comunicare civilmente.
"Che c'è?" chiese con un sorriso ebete in faccia.
"Ho appena scalato dalla quinta alla terza senza andar fuori strada" annunciò già meno esasperata di prima.
In realtà Claudia era davvero felice per lei. Poteva prenderla in giro, fare commenti perversi e criticare le sue mancanze in fatto di pulizia (le era venuto un infarto entrando in quella dannata casa e vedendo ancora la macchia di yogurt sul muro e Demon aveva commentato "mi piace, la trovo parecchio artistica"), ma non vedeva la sua migliore amica così felice da anni e aveva un cuore troppo tenero per prenderle il cellulare e gettarlo fuori dal finestrino. Demon aveva passato momenti orribili nel corso della sua adolescenza e meritava decisamente di trovare una ragazza bella, intelligente e simpatica, come sembrava essere quella Sorriso. Tuttavia non poteva fare a meno di essere un po' diffidente, quasi ostile, nei confronti di quella ragazza: si sentiva molto protettiva e non voleva che Demon soffrisse di nuovo.
"Brava" commentò in tono distratto, tornando a fissare il telefono.
Claudia sospirò rassegnata.
Erano ormai uscite dal paese e giravano per strade secondarie, dove era impossibile che chiedessero la patente ad una quasi-diciottenne che aveva fregato la macchina al padre.
Improvvisamente Claudia, non riuscendo più a trattenere la sua parte vendicativa, frenò di botto con un gran stridore di freni e strisce di gomma bruciata sull'asfalto.
Con un grido allarmato Demon allungò le braccia afferrandosi al cruscotto e lasciando così cadere il telefono. Si girò sconvolta a guardare Claudia che rideva fino ad avere le lacrime agli occhi.
"Sei impazzita per caso?"
Inutile, non ottenne alcuna risposta, solo altre risate.
"Tuo padre ti ucciderà, non solo gli hai preso la macchina senza permesso, ma gli hai pure lasciato qui le gomme" disse cercando di sembrare ancora arrabbiata senza peraltro riuscirci granché.
"Papà non lo verrà mai a sapere" affermò sicura "se tu non parlerai" aggiunse in tono fintamente minaccioso.
Demon alzò le mani, come a mostrare di essere disarmata.
"Ringrazia che mi stai simpatica" E si chinò per recuperare il cellulare.
"I giovani d'oggi" scherzò Claudia "Cosa ti racconta di bello Sorriso?".
"Niente, non sto messaggiando con lei" arrossì, poi sbuffò "possiamo muoverci adesso?"
Contenta di averla infastidita, Claudia rimise in moto e partì.
"Come sta? L'hanno dimessa dall'ospedale?" chiese "proprio non capisco perché tu non sia andata a trovarla".
"Sta bene e si, l'hanno dimessa, ma deve stare a riposo ancora per qualche giorno" poi Demon esitò "Non è vero che non sono andata a trovarla".
Claudia quasi frenò di botto. Di nuovo.
"Ci sei andata e non me lo hai detto? Che razza di amica sei? Di cosa avete parlato? Vi siete baciate? Le hai toccato le tette? LE HAI TOCCATE???".
"No, no, che hai capito. Non è che sono andata in ospedale, non proprio".
Claudia accostò e accese le doppie frecce.
"Perché ti sei fermata?" chiese confusa Demon.
"Non sono abbastanza concentrata, finiremo contro un palo come minimo ed è meglio di no, altrimenti Andrea piange".
"Non perché altrimenti tuo padre ti ammazza?".
"Anche" poi fece un gesto con la mano, come a mettere fisicamente da parte la questione, si girò completamente verso di lei e chiese "che vuol dire che ci sei andata ma non proprio?".
"Ecco.." cominciò Demon guardando dappertutto tranne che verso di lei e fissando lo sguardo su un buco della sua maglia "potrei, e dico potrei, aver mandato una rosa per ogni singolo giorno che è stata in ospedale".
Claudia la fissò per un istante leggermente sconvolta.
"Oh, che cosa tenera! Cazzo, sei proprio cotta!".
"Grazie tante, eh" ribatté sarcastica.
"Non ti facevo così adorabile e romantica" rise Claudia "neanche una settimana e Sorriso ti ha già ai suoi piedi senza aver fatto niente... Demon è cotta, Demon è cotta, Demon è cotta..."
"Vaffanculo Claudia".
"Ci andrò con piacere, ma quello che conta è che sei cotta, cotta, sei cotta..." e continuò così fin quando non tornarono a casa.
Demon si sentiva un misto di emozioni contrastanti: imbarazzo, esasperazione, divertimento, gioia e un pizzico di paura. Paura che non sarebbe durata.
"Che ne dici se chiamo Andrea e un giorno usciamo tutti insieme?" chiese allegramente Claudia, distraendola dai suoi pensieri.
Erano ferme davanti casa sua, ma nessuna delle due accennava a scendere: era una sorta di tradizione, proprio quando dovevano separarsi trovavano migliaia argomenti di cui discutere assolutamente e rimanevano insieme anche per un'ora continuando a parlare.
"Tu chiami Andrea?" chiese perplessa Demon "come fai ad avere il suo numero?".
"Me lo ha dato?!" suggerì ironica.
"Ma quando?"
"Quel giorno all'ospedale, dopo il suo balletto col palo".
"Oh, non mi ricordo".
"Già, eri un po' fuori in quel momento" commentò "dovremmo invitare anche Elena l'infermiera sexy".
"Elena è fidanzata" le fece notare.
"Ho gli occhi per guardare" disse testarda Claudia "ma possiamo invitare anche la sua ragazza, se ti fa stare meglio".
"Questo mi assicura che non farai cazzate".
"Io non faccio mai cazzate, sei tu. Forse mi confondi con te stessa".
"Come ti pare".
"Bene" terminò soddisfatta.
"Cos'hai intenzione di organizzare?".
"Pensavo che potremmo andare a Venezia questo fine settimana".
"A Venezia?".
"Si, dicono ci sia un fantastico bar gayo" riferì entusiasta.
"Ti conviene che sia fantastico" disse Demon alzando gli occhi al cielo.
"Ti divertirai, brontolona. Ti basterà tirar fuori la solita frase dell'io-suono-la-chitarra e rimorchierai un casino, non come me... Tu almeno hai il fascino dell'artista dannata".
Viviana la guardò male, ma Claudia se ne fregò altamente.
"Certo, a meno che Sorriso non sia un tipetto geloso..." continuò.
"Basta! Chiudi il becco!" aprì velocemente lo sportello e scese dirigendosi verso casa.
Sentiva ancora dietro di sé la risata di Claudia quando si chiuse la porta alle spalle.

Il Sorriso Nel BuioWhere stories live. Discover now