Passarono alcuni giorni, Demon fu obbligata contro la sua volontà a restare in ospedale, tra influenza e questo piccolo intoppo, come lo definiva lei, era passata una settimana, era di nuovo sabato e lei doveva suonare al chiosco.
-"Buongiorno Demon."
-"Ciao Elena."
-"Sei pronta per il gran giorno?"
-"Si, vi prego mandatemi via."
-"Se tu ti fossi presa cura di te non staresti qui."
-"Se Claudia non avesse chiamato l'ambulanza non sarei qui."
-"Non sei proprio animale da ospedale."
-"Chi lo è?"
-"Ah no ce ne sono sai? Vengono qui e cercano in tutti i modi di farsi ricoverare, anche se non hanno nulla."
-"Dopo i testimoni di Geova, gli emo e i satanisti ecco i ricoverati tu che mi ricovero anch'io."
-"Eh tu scherzi, ma sei una privilegiata ad essere qui."
-"Cos'è il girone dei privilegiati?"
-"Si, al terzo piano c'è quello di Sanremo."
-"Cioè?"
-"Maternità, tra parti e nuovi nascituri non sai che acuti."
-"Oh mio dio, le nuove generazioni, tu hai un potere enorme sai?"
-"Sarebbe?"
-"Farli fuori prima che crescano e diventino il nostro futuro."
-"Si è vero potrei però..." Elena non continuò la frase. "Vieni con me, ti faccio vedere una cosa."
-"Stai cercando di allungare la mia permanenza qui?"
-"No alle dieci e mezza, undici massimo, ti sbattiamo fuori."
-"Come neanche l'ultimo pasto di un condannato?"
-"Sai i tagli." Disse Elena scherzando.
Così dicendo s'incamminarono nel lungo corridoio dell'ospedale, per poi prendere le scale, una rampa, poi un'altra.
-"Oh, fammi capire, stai cercando di uccidermi?" Disse Demon col fiatone, in quella settimana era rimasta immobile per la maggior parte del tempo, quindi ora il suo fisico era poco propenso alle scale.
-"No, ti testavo il cuore."
-"Bene, test riuscito, sta esplodendo, l'ascensore no?"
-"Sono talmente abituata a far su e giù su queste scale, che non ci ho pensato."
-"Tu ci sei abituata."
-"Scansafatiche."
-"Prima mi salvate da un principio d'infarto poi cercate di farmene venire uno completo."
-"Si esatto, hai capito il nostro scopo nella vita." Rispose Elena ridendo.
Arrivarono al terzo piano.
-"No oddio, mi stai portando nel girone Sanremo."
-"Zitta e cammina."
-"Io odio i bambini."
-"Perché hai paura ti rubino il primato di capricci?"
-"Gne gne gne."
Arrivarono in una grande vetrata, Dall'altra parte c'erano tutti i nuovi nascituri, erano circa una ventina di bambini.
-"Mi hai portato nel covo nemico." Disse Demon mettendosi le mani sulle guance tipo l'urlo di munch.
-"Ssssshhhh, guarda."
Demon guardò oltre la vetrata, e vide quegli esserini minuscoli, con quei piedini minuscoli, con quelle manine minuscole, gli occhietti chiusi, che si muovevano come i cuccioli assonnati.
"Allora?"
-"Cosa?"
-"Li vedi? Questo è il prima di tutto, prima che tutto succeda, prima che parlino, camminino, facciano i danni, questo è il prima, e forse sarò folle, però a vederli così..."
-"Danno speranza."Concluse Demon.
-"Si."
Continuarono a guardarli in silenzio.
-"Un po' mi fanno anche pena, che mondo gli stiamo lasciando?" Disse poi Demon.
-"Già ti rendi conto che qui potrebbe esserci lo scienziato scopritore della cura del cancro, il nuovo De André, il teppista, un operaio, il panettiere, l'assassino, quello che inventerà il nuovo pulcino pio, e il pirla che lo userà per suoneria, il nuovo caravaggio..."
-"La nuova Santanchè, la Barbara D'Urso..."
-"Il nuovo Freddy Mercury..."
-"I nuovi partecipanti del grande fratello..."
-"La nuova Littizzetto o Geppi..."
-"Maggioglio e Lapo."
-"E tutto qui, in questi esserini che ancora non sanno..."
-"Beati loro. Tu quando ancora era tutto da scoprire che pensavi?"
-"Da piccola dici?"
-"Si, prima che l'immaginazione si scontrasse con la realtà."
-"Io sarei diventata famosa, non sapevo bene per cosa, ma credevo che lo sarei stata, perché ero speciale."
-"Non lo crediamo tutti?"
-"Tu?"
-"Io sono ancora piccola." Rispose scherzosa Demon.
-"Strano, perché sembra tu abbia smesso d'immaginare tanto tempo fa."
-"No ho solo messo un limite alla fantasia."
-"Se ha dei limiti non è fantasia."
In quel momento uno di quei neonati cominciò a piangere, e gli altri svegliati dal frastuono, lo seguirono.
"Inizia il concerto." Continuò Elena.
-"Portami via, prima che risveglino la Franzoni che è in me."

Tornarono nella stanza di Demon, Elena tornò al suo lavoro e la lasciò preparare per essere dimessa.
Poco dopo arrivò Claudia.
-"Pronta?"
-"Si si si e si."
-"Ti hanno dato il via libera?"
-"Non ancora e inizio a innervorsirmi."
-"Ormai, dieci minuti più, dieci meno."
-"Sono i miei dieci minuti, e dopo giorni qui, dieci minuti sono tanti."
In quel momento arrivò il medico, scambiò qualche parola di cortesia con Demon, e poi le disse che poteva andare.
Uscirono dall'ospedale e Claudia la riaccompagnò a casa, Demon non vedeva l'ora di tornarci, era stata troppo tempo lontana dal suo ambiente, dalla sua musica, dalla sua pelle, si perché una cosa che aveva sempre notato negli ospedali, soprattutto sugli anziani, era che la pelle diventava da geco, pallida, fine, quasi trasparente, che se la prendevi e sollevavi, tirandola dal corpo, faceva tipo effetto cingomma, come quel tipo del Guinness dei primati, certo capiva che probabilmente erano impressioni sue, ma che diventavano più bianchi era vero.
-"Cosa vuoi a pranzo?" Chiese Claudia.
-"In che senso?"
-"Cosa vuoi che ti prepari?"
-"Tu? Niente."
-"Devi mangiare."
-"Non ho detto che non mangio, ho detto che non voglio che tu mi prepari niente."
-"Vuoi ordinare qualcosa?"
-"Voglio che tu vada a mangiare con Reb dove vuoi, o da sola non importa, ma che la smetti di farmi da bambinaia, sto bene."
-"In poche parole mi stai mandando via."
-"Si, ti ringrazio di tutto ma ora posso cavarmela da sola."
Claudia fece la faccia finta piagnucolante e disse.
-"Gli allevi, li vedi crescere, gli insegni tutto quello che sai, poi un giorno... Diventano grandi e non gli servi più, ti mancano di rispetto, ti mandano via, ingrati."
-"È la vita, o abbandoni o vieni abbandonato." Demon si riferiva alla sua di vita, a sua madre.
-"Scusa." Disse Claudia capendo che forse non era la battuta adatta.
-"Nessun problema, me ne sono fatta una ragione."
-"Sei sicura che vuoi che vada?"
-"Sicurissima."
-"Ma mi prometti che mangi, riposi, e ti prendi cura di te?"
-"Posso dirti che ci proverò."
-"Non mi basta."
-"Questo è quello che ho."
-"No, tu hai molto di più, solo che non lo sai, o lo dimentichi, o fai finta di dimenticarlo."
-"Sarà, ma ora fuori da casa mia, che non ti sopporto più." Lo disse in modo scherzoso.
-"Un giorno te ne pentirai." Rispose Claudia indicandola e atteggiandosi come gli attori in certe scene dei film, dove minacciano il malcapitato di turno.
Poi se ne andò, lasciandola sola, Demon si lasciò cadere sul divano ed esclamò.
-"Aaaahhhhhh."
Finalmente non sentiva più voci, niente campanelli, riferendosi a quelli che hanno i pazienti sui letti per chiamare gli infermieri, niente gente che entra e che esce, niente odori sgradevoli, niente lamentele notturne, niente russare altrui, finalmente silenzio, finalmente casa.

Il Sorriso Nel BuioWhere stories live. Discover now