27 Marzo_E ce ne vuole di coraggio ad aspettare chi non torna

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 Premessa: non sono una scrittrice, immagino che si noti anche, ma ho sentito la necessità di scrivere per fare chiarezza nella mia testa. E devo dire che mi ha aiutato tanto. Ho un carattere piuttosto razionale e devo dire che razionalizzare nero su bianco mi ha permesso di cogliere quelle sfumature che non capivo. Immedesimarsi in Mario e Claudio mi ha permesso di comprenderli fino in fondo. Spero perciò di renderli più chiari anche a voi, almeno quella che è la mia interpretazione delle cose.

E poi mi sono divertita perché affronto la vita con ironia e non potevo permettere che quest'evolversi della situazione tra loro due mi rendesse malinconica. Perciò per forza di cose ho dovuto modificare la realtà dei fatti a mio favore, ma d'altronde è la mia fantasia e ne faccio quello che voglio.

Non voglio tediarvi oltre, vi ringrazio per le visualizzazioni e per chi si è sentito di lasciare una stellina. Un abbraccio, a presto....forse... rimango sempre con le idee poco chiare


                                                                                        ***

"Mario vieni dalla mamma che ti aiuta" mi ripeteva sempre quando ero piccolo. Era mia madre, era giusto che si occupasse di me, della mia educazione, della mia felicità. Finché un giorno ha smesso semplicemente di aiutarmi. Nessuno che mi stesse accanto per fare i compiti, nessuno che mi accompagnasse agli allenamenti di calcio "ti abbiamo comprato il motorino perché tu fossi più indipendente, Mario" si giustificavano i miei genitori. Prima ti cambiano i pannolini, ti allacciano le scarpe al posto tuo e poi così d'un tratto a mala pena si ricordano quale sia il tuo piatto preferito. "Mario voi siete in 4 e io solo una! Non posso fare 4 cotture diverse perché a te le polpette piacciono al forno e non col sugo. A tavola si mangia quello che c'è!" Mi apostrofava mia madre quando io e i miei fratelli eravamo poco più che ragazzini. Così passavano gli anni, io crescevo e nessuno si preoccupava per me. diventò facilissimo raccontargli bugie, omettere parti della mia vita, sorvolare su nuove conoscenze ma, soprattutto, nascondere i miei sogni. Avevo il timore di non essere preso sul serio, o peggio che reputassero il sogno troppo ambizioso per me. Negli anni diventai il figlio che non sapeva cosa volesse."Gioca a calcio perché è una tradizione di famiglia, non perché abbia una vera e propria passione""Se la cava a scuola ma ovviamente non s'impegna abbastanza"
"Non sembra abbia grandi aspirazioni nella vita""Beh dai il commesso non è male come lavoro, non hai mai voluto studiare, che pretendi?""Secondo me ti piacciono i maschi perché ti sei fissato che vuoi differenziarti dai tuoi fratelli"E così da 15 anni a questa parte si sono susseguite le parole dei miei genitori.Sempre poco determinato, poco concentrato, mai pretenzioso. Ma in fondo perché mai un ragazzo così ordinario come me avrebbe dovuto avere dei sogni nel cassetto? Perché mai un ragazzo che cercava solo considerazione dai propri familiari poteva pensare di distinguersi in modo brillante dai propri fratelli? Così negli ultimi tempi ho imparato ad essere invisibile, Ad avere sempre meno ambizioni. Quando a 30 anni ho deciso di mettermi in gioco il commento di mio padre è stato "ma che ci vai a fare a uomini e donne?" "Vado a fare un'esperienza" avevo rispostoE invece avevo trovato l'amore. Ne sono ben cosciente, ora, anche se quel 26 agosto non potevo certo saperlo.
Amarti, Claudio, ha sempre significato imparare ad amare anche un po' me. Perché se uno come te poteva guardarmi negli occhi e decidere di essere felice con me non potevo essere poi così da buttare. Devo davvero ringraziarti per questo, Clà perché mi hai mostrato che un uomo può e deve avere delle ambizioni, coltivare sogni nel cassetto.
"Mi piacerebbe aprirmi un negozio tutto mio sai?" Ti dicevo quella sera mentre eravamo sdraiati sul divano "Davvero?.." mi avevi guardato d'un tratto con aria sognante "...che tipo di negozio?""Un negozio di abbigliamento ...magari piccolo in modo che posso lavorarci da solo. Sai quelle boutique dove ci sono pochi capi ma di qualità, ecco mi piacerebbe una cosa simile""È un'idea stupenda! Ti ci vedrei benissimo!" Avevi esclamato con entusiasmo prendendomi il volto con le mani"È da quando lavoro da tally che ci penso. Non mi piace proprio lavorare con tutta quella pressione a quei ritmi...solo che.." aggiungo con un velo di rassegnazione "..ma che mi metto a fare a 30 anni?""Ma Mario non sei vecchio per aprirti un'attività eh! Con le serate che stai facendo qualche soldo da parte lo stai mettendo, prendi un prestito in banca ed è fatta""Si con quale garanzie me lo danno un prestito?""Beh ma ti faccio io da garante, scusa!""No no! Scordatelo" ho risposto categorico "Oddio Mario ma non fare il pesante. Perché devi sempre impuntarti a non farti aiutare da nessuno?""Perché non c'è bisogno che mi aiuti""Beh ma io VOGLIO aiutarti, Mario...non sono un tuo amico, sono il tuo compagno, perciò vederti realizzato rende felice anche me""Grazie amó..." cercai di addolcirti un po' "ma davvero non posso"Improvvisamente consapevole che non avresti potuto farmi cambiare idea in una sera hai lasciato andare la presa "va bene, come vuoi, ma domani andiamo almeno a vedere un po' di negozi, almeno in questo posso accompagnarti?""Ma dove li cerchiamo i negozi? A Verona?" Ti ho chiesto stupito "Certo...perché dove lo vuoi aprire a Roma?" Hai aggiunto con un velo di tristezza "No...cioè non lo so non c'avevo pensato""Beh io ce l'ho qui il bar...""Lo so, non ti chiederei mai di lasciare la gestione a qualcun altro per venire a Roma con me, quello è il TUO bar!""...ma io lo farei" mi dici d'un tratto con convinzione "se tu volessi aprirlo a Roma per qualsiasi motivo ne potremmo parlare... magari riusciremmo a trovare un punto d'incontro""Vabbè poi ci pensiamo..." avevo cercato di concludere sbrigativo....un passo alla volta pensai..."magari domani possiamo farci un giro in qualche zona commerciale e vedere se c'è qualche immobile sfitto""Certo!..." avevi ritrovato immediatamente il sorriso
Ci fu un periodo, non molto lungo in effetti, nella nostra relazione, in cui sono stato talmente tanto bene che ho pensato sul serio che Verona potesse diventare la mia casa. Che quell'appartamento dalle tonalità chiare potesse tingersi di tratti neri. M'immaginavo per le vie della città a passeggiare con Paolo e Rosita, che nel frattempo sarebbero diventati anche amici miei, mentre aspettavamo che ci raggiungessi anche Tu dopo la chiusura del bar. Immaginavo me circondato dall'amore, perché era come mi sentivo in quei giorni: considerato, protetto, speciale. Camminavo per le vie di quella città ritrovandomi a pensare che in fin dei conti l'Arena non fosse così tanto diversa dal Colosseo. Progettavamo viaggi per l'estate, nuovi tatuaggi, concerti da sentire insieme. A tale proposito Clà, se tu non mi vuoi più, io non credo che mi vedrai ad Aprile da Alessandra. Te l'ho già detto che ho smesso di ascoltarla? Adesso in macchina sento solo musica latino americana. Ogni tanto se c'è qualcuno accanto a me e passa in radio "piccole cose" la lascio. Ma più perché preferisco non lasciar vedere troppo agli altri che sto male. Sopporto in silenzio abbozzando un sorriso ma nemmeno canto, la voce mi si rompe in gola.
Ho provato a schiarirmi le idee. Mi sentivo ancora oppresso da questa situazione, non sapevo davvero come uscirne. Però avevo pensato di farti una sorpresa e venire a Verona. Mi ero convinto che bastasse semplicemente prendere un treno senza farmi troppe domande. Appena messo piede in quella città avrei capito. Tutto si sarebbe sistemato da solo. Avevo acquistato il treno per venerdì, avevo il week end libero. Tu saresti partito per Messina il sabato e io ne avrei approfittato per riappropriarmi di quell'appartamento trafficando di nuovo ai fornelli, risistemando qualche vestito nella cabina armadio. La domenica mi avresti raggiunto e saremmo potuti andare a pranzo dai tuoi. O magari avremmo potuto invitarli noi a casa. Mi mancavano terribilmente anche loro. Volevo farti una sorpresa e invece quella sera la sorpresa me la facesti tu con quella foto che ritraeva 4 amici e una cena. Mi chiedo ancora il perché di quel colpo basso. Non so darmi una spiegazione se non che, semplicemente, hai smesso di sperare che potessi tornare da te. E infatti quel venerdì il treno per Verona partì senza di me e si portò via tutti i miei sogni.
Ed eccoci di nuovo in quelle montagne russe che hanno sempre contraddistinto la nostra relazione. Un attimo prima eravamo in cima a chiederci se si potesse amare qualcuno più di se stessi e a prometterci lunga vita insieme...un attimo dopo le urla, la rabbia, le promesse in frantumi, l'odio, i cocci e la delusione. E quando ti ritrovi a pensare che i momenti felici sono sempre stati meno rispetto a quelli malinconici, capisci che forse semplicemente non ne vale la pena. E allora ti cancello da tutti i social perché davvero non ho voglia di vederti felice nella tua vita che racconti di ippopotami volanti e cazzate varie. Ti cancello con la speranza che averti meno attorno possa toglierti, col tempo, anche dalla mente e dal cuore.Ma quel peso sul petto non se ne va e questa casa in cui mi ritrovo comincia a restringersi intorno a me ed ha il sapore di una prigione auto inflitta. Allora m'infilo in macchina e guido verso l'unica meta che mi ha sempre dato la sensazione del porto sicuro nel mare in tempesta.
"Fra, Ma tu ti ricordi quando mi trascinavi allo stabilimento della Marina per vedere le ragazzine cambiarsi negli spogliatoi?""E mi ricordo pure che tu ti vergognavi di spiarle dalla serratura perciò mi facevi da palo" e si è messo a ridere fragorosamente prima di aggiungere "col senno di poi mi sa che quella timidezza l'avrei dovuta considerare come una prova lampante del poco interesse che avevi nei confronti della patata"Stavolta sono io a ridere sguaiatamente e continuo a farlo anche mentre mia nipote mi corre incontro all'uscita da scuola e, sorpresa di vedermi mi getta le braccia al collo "cavolo..." dico immediatamente con sofferenza "...sei cresciuta troppo, non ce la faccio più a prenderti in braccio""Sono io che sono cresciuta o sei tu che ti sei rammollito?"Guardo sconvolto mio fratello "Ah non guardare me, la lingua tagliente l'ha ripresa sicuramente da te! Se non sapessi che è praticamente impossibile penserei che è figlia tua" Ho passato il restante pomeriggio e gran parte della serata con loro. Quella meravigliosa famiglia che ammiravo e che sognavo. E che stando con te, a volte, mi sembrava meno irraggiungibile. Una volta obbligata la piccola ad andare a dormire sono rimasto da solo con mio fratello "Mi fumo l'ultima e vado" avevo avvisato "Prima di andare guarda qua" e mi ha mostrato il tuo post in cui ti dichiaravi deluso, affermavi di non avere una relazione con Juan e concludevi mostrando la volontà di andare avanti "Quindi è così...è finita?""Si" risposi soltanto accendendomi la sigaretta"Beh noi saremo su per il ponte, non voglio annullare il viaggio a Gardaland, Ginevra ci rimarrebbe malissimo. Spero non ti dispiaccia se faccio lo stesso un salto all'Urban per un aperitivo"Mio fratello ha sempre compreso come comportarsi con me. Abbiamo litigato raramente nel corso della nostra vita e siamo stati spesso complici in molte situazioni. Non mi stupiva affatto che riuscisse a provocarmi. "No no, figurati. Mi fa piacere se lo passi a salutare" avevo risposto mentendo spudoratamente.In realtà mi pesava eccome! Mi apriva uno squarcio nel cuore pensare che avevamo programmato quei giorni per stare tutti insieme
"Ma non glielo far prendere l'albergo, stanno a casa con noi!" Mi avevi suggerito "E dove li mettiamo?""Gli lasciamo la camera e noi dormiamo sul divano""Vabbè hai ragione, tanto è solo per una notte, l'altra ce l'abbiamo nell'albergo del parco compresa nel pacchetto""Non vedo l'ora! Tua nipote impazzirà, Gardaland è il miglior parco giochi di sempre.. tu ci sei mai stato?""No. Sono stato a Mirabilandia ma a Gardaland no""E ti piacciono le giostre pericolose?""Mi cago sotto però le faccio tutte!""Stupendo!" E mi avevi baciato
Aprile stava arrivando e con esso la consapevolezza che tutti i piani che avevamo fatto in quel mese sarebbero andati in frantumi. Ero uscito da casa di mio fratello e avevo continuato a sentire quell'oppressione nel petto. Così ho provato a fare qualcosa che non faccio da tempo ma che so ti avrebbe reso orgoglioso."Pronto?""Ciao Mà!""Mario è successo qualcosa?""No mamma scusa volevo solo...sentirti""A quest'ora?""Sono uscito ora da casa di Franci, non mi sono reso conto che fosse tardi, scusami""No no tranquillo tanto non stavo dormendo. Pensavo solo fosse successo qualcosa...come stai?""Mah...diciamo bene""E Claudio come sta?""Boh...credo bene""Quindi non vi sentite....""Non ti ho chiamato per parlare di Claudio comunque""Ma mi hai chiamato perché non stai bene. Anche da piccolo quando ti mandavo in colonia ero sempre io che dovevo chiamare per chiedere come stavi sennò tu non te ne ricordavi mai. Tuo papà mi diceva sempre lascialo stare che se non ti chiama vuol dire che sta bene""Mi dispiace che mi dimenticavo sempre di chiamarti""Fa parte del gioco dell'indipendenza. Avere un figlio significa lottare costantemente tra la voglia di crescerlo indipendente e l'istinto di averlo sempre accanto e al sicuro. Ti auguro di provare tale sensazione così potrai capire che fare il genitore non è per niente facile""Soprattutto se tuo figlio si chiama Mario Serpa""Ecco si, la cocciutaggine non aiuta. Quindi dicevamo... Claudio non l'hai sentito""No e non credo che lo sentirò" ringhio risentito "Beh permettimi di dirti che sbagli se pensi di riuscire a stare in pace con te stesso se non sai nemmeno come sta lui""Bene, come deve stare? Sta andando avanti""Amore non pensavo fossi diventato sensitivo. Si guadagna bene in questo lavoro?""Ho capito...buonanotte mamma!" Gli ho risposto stizzito "Buonanotte Mario"
Tornato a casa non riuscivo ad addormentarmi. Mi sono scattato una foto con la testa sul cuscino per augurare la buonanotte su IG. Ho perso tempo a modificarla in continuazione non ricordando come si scrivesse buonanotte in spagnolo. Ma poi perché mi era presa sta fissa dello spagnolo non si sa. Rimuginando sulle parole di mia madre ho deciso che volevo vederti. È per questo motivo che di punto in bianco ho cercato il primo volo Messina-Roma e l'ho comprato per te. Perché volevo sapere come stavi e chiedertelo per telefono non mi bastava. Volevo guardarti negli occhi e sentirmi dire "sto bene, sto andando avanti". Tutto ciò mi avrebbe permesso di chiudere a mia volta una situazione di stallo che non mi stava facendo vivere. Queste erano le reali motivazioni non perché fossi geloso come avevi sospettato tu quando ti avevo inviato il biglietto aereo per email. Non me ne fregava niente che stavi ad una serata circondato da ragazzi seminudi, cioè quando me ne sono reso conto ho provato una forte sensazione di frustrazione e impotenza perché non potevo più avanzare alcuna pretesa nei tuoi confronti, ma ti giuro che, al momento dell'acquisto del biglietto, le mie intenzioni erano più che nobili. È così che ho continuato a regalare soldi ai trasporti statali senza ottenere nulla in cambio. Come io non salii su quel treno, tu non sei salito su quell'aereo.
Quella domenica mi è venuta a svegliare Dafne "oddio amó ma non sei ancora pronto?" Mi ha chiesto entrando in casa "no perché? Dove dobbiamo andare?" "La festa di Ludovica! Te ne sei dimenticato?""Cavolo si! Mi è proprio passato di mente. Mi preparo al volo..." le ho urlato di fretta "però dobbiamo passare in un negozio di giocattoli che non le ho preso nemmeno il regalo".Ho scelto una casa delle bambole enorme. Mi sentivo troppo in colpa per essermi dimenticato del suo compleanno così ho cercato di sopperire quel peso comprandole il regalo più bello che potessi trovare. Era talmente grande che nella macchina entrava a fatica. Fermi al semaforo ho visto un venditore ambulante di quelli che di solito vendono accendini e pacchetti di fazzoletti. Lo guardai distrattamente e, non ci crederai, ma aveva una scimmia legata al polso. Non una scimmia vera, ovviamente, una scimmia di peluche fucsia. Mi sono sbracciato per chiamarlo e l'ho comprata "ma sei matto?" Mi ha chiesto la mia amica."Voglio regalarla a Ludovica, sono sicuro le piacerà"Mi osservava contrariata "guarda caso proprio una scimmia" "Non è colpa mia se l'unico peluche che vendeva quel signore era una scimmia. Fosse stato un panda avrei preso quello" le risposi mentendo.La verità era che a quella festa dovevi starci pure tu e un po' mi dispiaceva che Ludovica non potesse conoscerti. E poi mi mancavi e quello doveva essere davvero un segno del destino. Ah ovviamente la scimmia fucsia è piaciuta molto sia a Ludovica che alla sua mamma. Per ringraziarti la mia amica mi ha mandato una foto della piccola addormentata nel lettino con il peluche tra le braccia. Dopo te la farò vedere.La giornata volgeva al termine ed io presi una decisione che sapevo sarebbe stata davvero la più importante. E non perché con quella cambiavo radicalmente la mia vita ma perché poneva fine ad una costante che mi aveva sempre accompagnato dalle origini della mia esistenza: Mario Serpa non avrebbe più lasciato che la vita gli passasse accanto con noncuranza, non avrebbe più aspettato che gli altri lo guidassero nel percorso da fare, voleva essere lui il comandante e decidere arbitrariamente la rotta da percorrere. Stava andando incontro ad un iceberg? Avrebbe accettato il naufragio ma almeno avrebbe imparato a lasciarsi alle spalle le acque sicure che portavano solo ad autocommiserazione e tristezza. In un attimo ho acceso l'app di Trenitalia e preso il biglietto. Ma stavolta ho deciso di portarti su anche una sorpresa.
Il viaggio in treno è a dir poco un'angoscia infinita. Sono costretto ad andare in bagno in continuazione per l'ansia e la morsa allo stomaco non mi lascia in pace nemmeno un minuto. Non ho la benché minima idea di cosa possa succedere da qui a poco, non so se sarai sorpreso di vedermi, se leggerò nei tuoi occhi tanta delusione o solo grande gioia. Nel dubbio ti sto scrivendo. Perché ci siamo promessi di raccontarci tutto e non sai quanto ancora mi maledico per aver rotto quel cerchio. E allora ecco, ti pregherò di leggerlo anche se non volessi vedermi più. Perché il desiderio più grande, ad oggi, è quello di farti comprendere quanto hai rappresentato in questa mia crescita personale. Vorrei che tu, tra 2, 5 o 10 anni ti guardassi indietro e ricordassi la nostra storia come ad un piacevole intermezzo di vita. Spero di averti aiutato, a mia volta, a capire che quel cuore non è affatto di ghiaccio, o per lo meno non più. Vivi sempre con la consapevolezza che hai un amore smisurato da regalare al mondo. Vorrei essere il primo a cui pensi di donarlo tutte le mattine da qui all'eternità, ma se non dovesse essere così desidero che quando ci ritroveremo, entrambi con compagni diversi, ci basterà guardarci negli occhi per dirci quel "grazie" silenzioso che, ad oggi, forse non riusciamo a pronunciare perché ancora troppo delusi e arrabbiati. Spero tu abbia una vita felice, con o senza di me. Interrompo un attimo la scrittura per chiamare tua madre, ho ancora una cosa da organizzare prima d'incontrarti.
"Pronto?""Ciao Margherita!""Mario, ciao. Sei l'ultima persona che mi aspettavo di sentire""Posso immaginarlo. No, scusami se ti disturbo. Volevo chiederti un favore""Dimmi pure" "Sto venendo a Verona..." e ho fatto volutamente una pausa per poter percepire una sua reazione che non tarda ad arrivare "Bene!" Mi ha risposto con voce complice, pur mantenendo una certa compostezza... è pur sempre tua madre."Ovviamente Claudio non lo sa""Ah beh mi sembra chiaro altrimenti lo avrei già saputo""E te l'avrebbe detto con entusiasmo secondo te?" Provo a tirarle fuori qualche informazione "In ogni caso hai fatto bene a prendere questo treno, Mario" niente non si sbilancia."Lo spero. Comunque ti ho chiamato perché vorrei evitare di incontrare qualche fan sotto casa sua o al bar...""Vuoi venire qui?""Se non vi dispiace si, vorrei parlargli senza l'angoscia continua di essere visti insieme con tutte le conseguenze del caso""Allora facciamo così. Se mi dici a che ora arriva il treno ti faccio venire a prendere da Eros io nel frattempo chiamo Claudio e lo faccio venire qui con una scusa""Grazie Margherita, mi hai tolto un peso enorme""Allora ci vediamo tra poco"
Tuo padre è stato molto affettuoso al mio arrivo in stazione. A modo suo ovviamente. Ha voluto per forza portarmi la valigia, mi ha salutato con una pacca sulla spalla e mi ha chiesto come stesse la mia famiglia. Sorrideva con quell'area beffarda di chi già ha compreso tutto e devo dire che, guardandolo, mi sono tranquillizzato. La vera sorpresa la feci io a tua madre quando, vedendomi stringere due guinzagli davanti casa esclama "ma hai portato anche i cani!" Con un'espressione di stupore"Sono venuto a Verona per restare... voglio che sia chiaro"
Perciò eccomi davanti casa dei tuoi genitori, leggermente nascosto dietro una macchina, non voglio rischiare che vedendomi prima di parcheggiare tu possa andartene senza nemmeno darmi la possibilità di parlare. Invece tu arrivi e scendi velocemente dalla macchina. Sei stanco e scocciato, lo percepisco anche solo guardandoti. Esco dal mio nascondiglio e prima che tu possa premere il dito sul citofono ti dico solo "ciao"Mi guardi confuso ma per un periodo che mi sembra infinito non fai nessun'altra espressione. Sei felice di vedermi? Mandami un segnale, Claudio! I cani cominciano a dimenarsi per salutarti così decido di sganciare i guinzagli e affidarteli, loro e il mio cuore. Loro, il mio cuore e la mia vita. "Kimi, Margot, belle..." esclami felice accucciandoti per accarezzarle. Io approfitto della tua distrazione e mi avvicino. "Le hai già fatte entrare?""No"Ti rialzi e ti avvicini al citofono."Chi è?""Mamma ti faccio entrare i cani, dagli un po' d'acqua che mi sembrano accaldate"Nell'ansia per questo incontro non mi sono nemmeno reso conto di aver dimenticato di dargli dell'acqua dopo il viaggio in treno. Sono un pessimo padrone. Fai scattare il cancello, le inciti a raggiungere gli altri cani e lo richiudi lasciandoci fuori."Grazie" è la terza parola che ti dico e ancora non mi sono calmato
"Ti va di spostarci in quel parco?" Mi chiedi nervoso"Poracci fino all'ultimo eh" ti dico ridendo ma tu non lasci trasparire alcun sorriso. Mi ammutolisco immediatamente finché non ci sediamo ai piedi di un albero.Sei tu a rompere il silenzio "insomma passavi di qua e ti sei fermato a salutare i miei"Ti guardo con stupore e diffidenza. Con quegli occhi taglienti che sono sempre stati estremamente eloquenti "ma che cazzo dici?""Mario ma vaffanculo!" Mi urli e delle lacrime rigano improvvisamente il tuo viso "rispondimi, che ci fai qui?"Mi sono fiondato tra le tue braccia senza parlarti. Volevo che ti calmassi, non sopportavo di vederti così scosso. Ho poggiato una mano dietro la tua nuca invitandoti a rilassarti nell'incavo del mio collo. Con l'altra mano ti massaggiavo la schiena con carezze regolari. A poco a poco ho sentito diminuire i singhiozzi fino ad arrivare a respiri più regolari. "Scusami" ti ho sussurrato sfregando il naso tra i tuoi capelli"Perché ci hai messo così tanto? Perché devi sempre metterci così tanto? Perché a me insegni ad essere istintivo e tu, con me, non lo sei?""Perché io sono sempre stato istintivo, ma tu rappresenti qualcosa che mi spaventa, che mette in discussione tutto quello che io pensavo di sapere sulla vita e sull'amore... mi ci è voluto tempo per capire per cosa lottare""E per cosa stai lottando?""Per te. Per noi due e per me stesso. Perché senza di te non avrei mai conosciuto questo Mario""E come faccio a sapere che non cambierai idea domani? O magari tra un mese, o un anno?""Non lo puoi sapere. Però, se necessario, posso ripetertelo tutti i giorni. E tu, in cambio, puoi ricordarmi ogni tanto che mi ami. Non chiedo altro"Hai posizionato la tua fronte sulla mia e mi hai risposto solo "siamo solo io e te""Io, te e i cani" ti ho corretto ridendo.
Ti lascio qui questa lettera perché tu sappia tutto. Perché da oggi cambia la mia vita e io sento la necessità di chiudere questo capitolo della mia storia con chiarezza. Non so davvero cosa saremo da ora in poi ma so che stavolta voglio lottare contro tutto standoti accanto. Che non permetterò a nessuno d'intrufolarsi nel nostro cerchio. Te lo prometto e d'ora in poi non ci saranno più promesse infrante.

Ho le idee poco chiare_ClarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora