Ricominciare

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A Claudio.

*

Claudio guardava assorto le strade di quella città che in qualche modo gli aveva cambiato la vita. Si ricordava perfettamente quante fermate delle metro ci volessero dalla stazione Termini fino alla casa in affitto dove alloggiava, ricordava il percorso del taxi fino agli uffici che lo avevano accolto temporaneamente nella sua parentesi lavorativa romana; l'edicola della stazione dove era solito comprare la sua stupida rivista da leggere nei viaggi di ritorno a Verona. Ricordava tutto, nonostante non tornasse a Roma da più di un anno. Respirare nuovamente quell'aria era come fare un tuffo in una piscina vuota, sentiva il dolore all'interno del suo corpo spandersi piano piano. Niente era cambiato, tutto sembrava essere al solito posto, i turisti di ogni nazionalità, il traffico indecente, le guide spericolate dei romani e le parole urlate dal finestrino. Tutto uguale, tranne lui.

Aveva quasi trent'anni, ciuffo ribelle e occhiali da sole da duro che nascondevano quell'animo gentile che lo contraddistingueva dopo i primi minuti di conversazione. Era così Claudio Sona, affascinante e carismatico. Tutti si innamoravano di lui, del suo modo di essere e della sua bellezza, eppure nessuno era in grado di rimanergli accanto. Il suo lavoro non gli permetteva di avere troppe distrazioni, era sempre stato un tipo ambizioso nel lavoro, aveva studiato laureandosi in tempo per non gravare troppo sulla sua famiglia e appena possibile si era fatto strada nell'universo del giornalismo. Aveva quel cinismo e quel modo un po' strafottente di vedere il mondo che gli aveva spianato la strada fin da subito. Aveva scritto per testate giornalistiche di nicchia nella sua città per fare qualche soldo e nel frattempo si dedicava al suo blog online, dove di certo non le mandava a dire. Era stato notato proprio lì sopra da una testata nazionale e quel suo modo buffo di dire le cose gli aveva fatto guadagnare uno stage di sei mesi a Roma. Inutile dire che era partito con entusiasmo e voglia di imparare cose nuove, speranzoso e fiducioso di sfondare nel suo campo, ma ben presto si era reso conto che le sue idee venivano prima screditate e poi utilizzate da altri. All'inizio l'aveva presa alla leggera, pensava si trattasse semplicemente di un caso, in fondo era l'ultimo arrivato, ma le cose avevano preso una piega diversa.

Forse Claudio aveva una visione del mondo particolare, troppo bella, a tratti ingenua e le persone ne approfittavano per prendersi gioco di lui e per fregarlo. Si era costruito da solo, senza l'aiuto di nessuno e di scendere a compromessi con qualcosa che lo faceva stare male, non ne aveva voglia. Si era rimboccato le maniche e aveva mollato lo stage tornando a casa con la coda tra le gambe, ma intatto, vero come era sempre stato. Aveva ricominciato dal basso, sgobbando in un ufficio sommerso da carte, occupandosi della sezione gastronomica, non la sua massima aspirazione, ma almeno il suo nome compariva alla fine degli articoli. Aveva chiuso la parentesi romana e tutto quello che quei pochi mesi aveva fatto in un cassetto remoto del suo cervello e aveva provato a dimenticare, ricominciando a scrivere articoli sul suo blog quando di notte non riusciva a prendere sonno. Claudio cercava di trovare sempre positività in tutto quello che si trovava ad affrontare, senza ammettere le sue paure ad alta voce, sperando in silenzio in un futuro migliore. Un anno era passato in fretta, ma lui si era logorato dentro. Scalfito nel profondo dalle insicurezze, mettendo in dubbio perfino le sue passioni. Era fatto così, metteva in discussione le sue certezze per trovare una spiegazione logica, ma tante volte la logica non c'entra niente, è solo questione di fortuna. Si era chiesto mille volte se avesse fatto bene a lasciare Roma e altre mille si era risposto che si, lui non era una marionetta e quella città era una ferita ancora aperta. Il destino però, aveva in serbo ben altro per lui.

Era un lunedì mattina quando il suo datore di lavoro lo aveva informato di aver ricevuto una proposta di stage nella capitale e di aver fatto il suo nome. «Non puoi perdere questa opportunità. Qui sei sprecato, lo sai!» gli aveva detto e Claudio si era trovato a tentennare nel dare una risposta concreta, bloccato tra la voglia di fare il suo mestiere e la paura di fallire nuovamente. Si era rintanato in casa ponderando e valutando tutte le possibilità e due giorni dopo aveva accettato, perché era fatto così, a lui non piaceva lasciare le cose a metà e sperava di prendersi la sua rivincita. Era partito con uno zaino verde militare in spalla e una valigia colma di vestiti, taccuini e speranze.

Sono l'amore che ho dentroWhere stories live. Discover now