|| SAM 2 ||

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(Sam's pov)
ci sono sere in cui arrivi sfinito, vorresti piangere, chiuderti in camera e non uscire più.

passavo casualmente davanti a casa sua. mi fermai per qualche istante, prima di decidere di entrare.
ma era notte, non potevo bussare alla porta. quindi decisi di andare nel giardino sul retro, sul quale si affaccia la sua camera.
stavo per mandarle un messaggio, quando la vidi.
era affacciata alla finestra, i gomiti appoggiati sul davanzale, lo sguardo perso. lei non mi aveva nemmeno notato.
vidi che stava ascoltando la musica con le cuffie e mi chiesi cosa stesse ascoltando.
restai fermo, immobile, ad ammirarla in tutta la sua bellezza.
portava una felpa verde scuro, la sua preferita. era sua abitudine portarsi le maniche nei palmi delle mani e stringerle con le dita e ciò stava facendo in quel momento.
ma realizzai solo adesso che stava piangendo. appena me ne accorsi, non riuscii a fare niente.
come può quella ragazza sempre perfetta, piangere così durante la notte?
tutto ciò che volevo fare era andare da lei ad abbracciarla e dirle "smetti di piangere, col tempo passerà", ma rimasi fermo, lì a guardarla.
poi udii la sua voce cantare, era un brano che non conoscevo, ma probabilmente per lei aveva un significato importante.

passavano i minuti ma io non riuscivo a muovermi. ero come paralizzato, incantato. continuavo a chiedermi perché stesse piangendo, ma non avrei avuto risposta se non fossi salito a chiederlo. e soprattutto se non fossi salito a consolarla.
così presi convinto il telefono dalla tasca posteriore dei miei jeans e le scrissi un messaggio.

"posso salire? sono qui sotto di te e vorrei abbracciarti..."

un attimo dopo che inviai il messaggio, esso era già arrivato e lei non esitò a leggerlo.
guardò in basso nel giardino ed incontrò il mio sguardo.
si asciugò le lacrime con le maniche della felpa e mi sorrise, facendomi segno di salire.

mi arrampicai sull'albero vicino alla sua finestra e dopo qualche sforzo riuscii ad entrare facendo meno rumore possibile.

<<perché sei qui?>> mi chiese, con la voce spezzata.
<<passavo di qui e ho pensato che sarebbe stato carino venire a salutarti...>> risposi, sedendomi sul letto accanto a lei.

innanzitutto, prima di chiedere o dire qualcosa, l'abbracciai.
lei si sentì sorpresa all'inizio ma poi si sciolse e ricambiò il gesto, che durò molto più di un semplice e normale abbraccio. con questo contatto volevo farle capire che c'ero per lei, anche se non se ne era mai resa conto.

<<perché piangevi?>> le domandai poi, sciolto l'abbraccio.
<<mi stavi spiando?>> ribatté lei, ridacchiando e tirando su col naso.
<<hey, non si risponde ad una domanda con un'altra domanda!>> scherzai io, aspettando ancora la mia risposta.

<<sono... un po' di cose insieme, voglio dire, non è un evento particolare che mi ha fatta stare così, semplicemente... delle piccole cose di cui la gente nemmeno si rende conto, ma che in realtà sono letali.>> le sue parole uscirono dalla sua bocca in modo fluido chiaro, nonostante fossero quasi sussurrate.
<<e... posso sapere quali sono queste piccole cose?>> cercai di andare più a fondo. una ragazza come lei non merita di piangere in quel modo.
<<una presa in giro, anche se banale, come per esempio quelle riguardo la mia altezza o il mio peso... non sono soddisfatta del mio corpo e sto lottando tutti i giorni per riuscire a cambiarlo.>> confessò.
in quel momento mi sentii male per lei. non doveva essere facile.
<<per me sei bellissima, così come sei. anzi, sei perfetta.>> la rassicurai.
<<per te, forse.>> disse lei, abbassando lo sguardo.
<<per tutti. devi stare tranquilla. se le persone dicono certe cose, lo fanno perché sono invidiose oppure non lo fanno certamente con lo scopo di ferirti.>> cercai di tranquillizzarla, ma lei sembrava ancora triste e preoccupata.
<<può darsi... però non è solo questo. io... litigo sempre con i miei genitori, non sempre a brontolarmi, a sgridarmi e dirmi "ah hai sbagliato di nuovo..." oppure "perché hai fatto questo"... mi fanno sentire come un errore.>>
mentre parlava, guardava un punto fisso sulla sua scrivania. probabilmente si stava concentrando per evitare di piangere di nuovo.
<<tu non sei un errore! sei...>>
mi bloccai. stavo per confessare tutto.
ma poi mi resi conto che forse un po' d'amore era tutto ciò di cui aveva bisogno, per cui decisi di continuare.
<<sei la parte più bella della mia vita. incontrarti non è mai stato un errore o uno sbaglio, è stato l'evento che ha cambiato radicalmente la mia vita, perché mi ha fatto capire che non ci sono limiti per amare una persona. tu mi hai fatto credere in me stesso. sei la mia forza, ciò che mi fa restare alto, il vento che sostiene le mie ali.>>
dissi tutto d'un fiato, senza fermarmi, senza esitare.
lei rimase senza parole, mi guardava negli occhi e nessuno dei due riusciva a distogliere lo sguardo.

<<io...>> iniziò, ma non sapeva come continuare.
un sorriso si fece spazio sul suo viso ed io non potei fare altro che ricambiare.
<<voglio essere quel pizzico di amore di cui hai bisogno nella vita.>> le dissi.
<<lo sei.>> mi rispose, per poi gettarmi le braccia al collo e baciarmi.
mi stavo veramente innamorando di lei.

MAGCON ||immagina - storie breviWhere stories live. Discover now