Soltanto un sogno

681 30 0
                                    


May si ritrovò seduta sul letto, tremante, avvolta dall'oscurità.
Aveva il cuore in gola e non poté impedire ad una lacrima di scivolare lungo la guancia accaldata: si sentì una sciocca, in fondo era stato soltanto un sogno.
Di nuovo.
La solita domanda tornò a martellarle in testa: che significava quel sogno?

Accese la piccola lampada a forma di gatto che la guardava – buffa e impassibile – dal comodino, fendendo il buio coi suoi colori ad intermittenza; aveva bisogno di riflettere, tanto per quella notte non avrebbe chiuso occhio. Doveva trattarsi di uno strano scherzo della sua mente ossessionata da "Lo Hobbit".
"Sono diventata pazza", pensò, "a forza di leggere il libro e guardare i film. Eppure, non credo che... No, la mia ossessione non potrebbe comunque spiegare lo stesso incubo che mi tormenta ogni notte da più di una settimana".
Rabbrividì e si strinse nelle lenzuola.
In quel sogno, May vedeva se stessa camminare a piedi nudi in un giardino illuminato dalla luna; d'un tratto, il suo sguardo veniva attirato da una statua in pietra dalla forma bizzarra. No, era una piccola fontana elfica. Ecco cos'era: lo Specchio magico di Galadriel! D'istinto, si avvicinava; non poteva farne a meno in realtà, era come se una forza sconosciuta la spingesse in quella direzione. Un po' esitante, May lanciava un'occhiata sulla superficie della fontana: solo stelle, che si riflettevano sull'acqua scura.
Poi la visione cambiava: immagini inquietanti si susseguivano vorticose dinanzi agli occhi strabiliati della giovane donna. Imponenti montagne e ululati selvaggi... L'occhio minaccioso di una strana creatura, forse un serpente o un drago... Spade e scudi, fuoco e sangue... Figure orribili e grida di battaglia. E poi...
May chiuse gli occhi, soffocando un singhiozzo.
Le ultime immagini mostrate dallo Specchio erano talmente realistiche da bloccarle il respiro. Immagini strazianti a lei, purtroppo, ben note: un giovane corpo senza vita dai biondi capelli al vento, che veniva gettato da un dirupo... Due brillanti occhi scuri che si chiudevano per sempre, sigillati da una disperata lacrima di amore mescolato al dolore... L'ultimo, flebile sorriso di un indomito guerriero all'amico che gli teneva la mano, benedicendola col suo pianto.
A quel punto, May sentiva una voce familiare che pronunciava severa queste parole, chiamandola per nome: "Devi andare!".
"Gandalf!" gridava sconvolta, svegliandosi di soprassalto.

Dov'è che doveva andare? Cosa doveva fare?
Tanto per cominciare, doveva smetterla di pensare a hobbit, nani e tutto il resto.
Spense la lampada e sprofondò la testa nel cuscino. "Era soltanto un sogno", sospirò.


Non sarà un'avventuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora