9- Profumo di tiglio

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Attenzione! Il capitolo è più lungo del solito XD Vi ho fatti penare per due aggiornamenti e questa volta vi ho fatto un regalo ;)


Dovevo avere la febbre alta, perché restavo in un costante stato confusionale. Non riuscivo a mangiare e per quanto il mio compagno di cella, mi obbligasse a bere, vomitavo velocemente tutto.

Non capivo quasi dove mi trovassi, non sapevo se era passata un'ora dal processo o se erano trascorsi giorni interi.

<<Dieci giorni Kain>> sussurrò il mio compagno di cella avvicinandomi una scodella alle labbra.

<<Cosa?>> sussurrai, la voce roca ed impastata, era un'agonia, sentivo dolore in ogni singolo arto del mio corpo, desideravo ardentemente staccare ogni singola parte di me, smontarmi come un burattino, forse solo a quel punto sarei potuto guarire dal morbo che mi divorava.

<<Sono passati dieci giorni>> disse l'uomo tristemente.

<<Morirò presto allora>>

<<Vorrei tanto poterti salvare>>


Quella febbre creava nel mio corpo strane visioni, non solo visive ma anche olfattive. Mi ridestai, forse ero svenuto o forse dormivo e sentii palpabile il profumo del tiglio fiorito. Il puzzo della cella sembrava essere svanito per quanto mi ci trovassi ancora e quel profumo invadeva insistente le mie narici.

Qualcosa di umido sfiorò la mia faccia e solo in quel momento mi resi conto che qualcuno era piegato su di me, la fronte fresca era poggiata sulla mia rovente, mentre strane parole familiari e al tempo stesso arcane, aleggiavano lente nell'aria.

<<Cosa...>> ansimai. Stavo forse morendo? Sentivo improvvisamente il mio corpo leggero, il dolore era svanito e mi pareva di galleggiare su un placido e fresco fiume. Quelle fresche gocce continuavano a bagnarmi il viso, mentre una luce bianca dalle note verdi, si faceva sempre più insistente contro i miei occhi completamente disabituati al chiarore.

Avevo sentito parlare della luce bianca che accoglie i morti, forse era quella la sensazione che si provava, mentre lentamente l'anima si stacca dal corpo.

Ma in quello stato di confusione la vidi. Non era un angelo, o meglio lo era, ma era il mio angelo disceso in terra, Eileen immobile sopra di me parlava a bassa voce e la luce proveniva dalle sue eleganti mani poggiate sul mio petto nudo.

<<Eileen>> sussurrai.

Lei non parve accorgersi delle mie parole e continuò imperterrita a parlare in quella strana lingua, mentre piccole lacrime le rigavano il viso bagnando il mio.

Riaprì gli occhi che ancora c'era luce, fissando le sue iridi estive nelle mie invernali, aveva pianto a lungo perché gli occhi erano arrossati e tante lacrime erano imprigionate tra le ciglia nere.

<<Mi dispiace così tanto>> sussurrò singhiozzando.

<<Eileen>> ripetei io, incapace di formulare frasi sensate.

<<Io non ricordo più nulla del processo. Dopo quella poesia è tutto offuscato e...>> chiuse nuovamente gli occhi mentre si allontanava da me.

<<Ti prego, non scusarti. Non è colpa tua>> sussurrai cercando con la mano la sua.

<<Devo, so che non hai cercato di farmi del male quella notte>>

Bydhafol - Le anime prigioniere [Vol. 2]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora