Capitolo 13 - Una come te...

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Rimasi in piedi a guardarla per circa una decina di secondi, fino a quando il professore non mi fece riprendere.

«Cazzo!!» sussurrai.

Il volume della mia voce non era tanto alto, ma nessuno stava parlando e tutti mi stavano guardando, così tutti mi sentirono lo stesso.

«Giordano, mettiti seduta e smettila di dire parolacce!!» mi disse il prof.

«S-si, certo... Scusate, prof!!» risposi io sedendomi subito al mio posto, tra le risate generali dei miei compagni.

«Fate silenzio!!» commentò lui mentre Alessandra si voltò a guardarlo. «Allora, come ti chiami?»

«Alessandra Sabatini!!» rispose lei.

«Bene, Sabatini, vuoi spiegarci come mai sei arrivata qui adesso e non all'inizio dell'anno scolastico?» le chiese il prof.

«No!!» rispose lei semplicemente, senza troppi giri di parole.

«No, cosa?!» chiese lui confuso.

«No, non voglio dirvi perché sono qui adesso. Mi hanno già fatto fare uno stupido esame d'idoneità, solo perché mia madre vuole che io prenda un inutile diploma, quindi non mi va di raccontarle anche quali sono i motivi che mi hanno spinta ad essere qui oggi!!» rispose lei fissandolo negli occhi.

Quel professore era il più severo di tutti in quella scuola, e nessuno osava rispondergli, ma Alessandra non era nessuno.

«Ti ho fatto solo una semplice domanda, non mi sembra il caso di rispondere così!!» continuò il prof abbastanza innervosito della sua risposta.

«E io le ho dato una risposta complicata, non è contento?» chiese lei sarcasticamente.

«Trovati un posto libero e vai a sederti!!» rispose il prof, che sembrava già stufo di lei. «Ragazzi, so che vi conoscete ormai da 5 anni, alcuni anche di più, ma accoglietela come se fosse una di voi. Sperando che riusciate a farle cambiare questo suo comportamento.» disse il prof mentre Alessandra rimase in piedi a guardarsi attorno.

«Non ci spererei troppo se fossi in voi...» disse.

«Certo prof.» disse Fabio, il "burlone" della classe, alzandosi in piedi. «Puoi sederti qui accanto a me!» disse verso Alessandra che rimase al suo posto a guardarlo confusa.

«Ehi, scusami!!» gli disse Giacomo, il suo compagno di banco che era seduto proprio accanto a lui. «Ci sono già io qui!»

«Ah, non ti avevo proprio visto.» commentò lui mentre alcuni nostri compagni si misero a ridere e Fabio si sedette al suo posto.

Alla fine Alessandra si sedette proprio al banco davanti a quello di Fabio, era proprio di fronte alla cattedra del professore e credevo che non le piacesse molto. Quel banco rimase vuoto dall'inizio dell'anno, e i prof ci facevano sedere i ragazzi che volevano controllare, come se fosse una punizione. Mi dispiaceva per lei.

«La conosci?» mi chiese Laura, prima che il prof si sedette dietro la cattedra e iniziasse la lezione.

«No no...» risposi io posando prima il mio sguardo su Alessandra e poi voltandomi verso di lei.

«Beh avete la stessa giacca...» commentò.

«E allora?! Se vai in giro per la città troverai almeno altre 100 persone con la stessa giacca!!»

«Forse, ma questa è una bella coincidenza...» continuò lei fermandosi per un attimo poiché il prof si voltò per qualche secondo verso di noi. «Cioè dai ammettilo, è strano!! Non avevi quella giacca fino a prima delle vacanze e adesso arriva questa ragazza con la stessa giacca, non è normale!!»

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