The Descent

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*Eddie's POV*

Il grande ingresso del Mount Massive appariva gremito di cadaveri e imbrattato di sangue, proprio come lo vedevo nei miei incubi.

C'era inoltre una telecamera e considerando il luogo in cui mi trovavo, faceva proprio al caso mio, dato che al 99% avrei dovuto attraversare spazi interamente bui.

In realtà non avevo idea del perché Ruvik mi avesse teletrasportato in quel cazzo di posto nascosto nei meandri del mio inconscio, né cosa io avessi dovuto fare affinché il suo folle piano per me andasse a buon fine.

Ma non mi restava altra scelta che avanzare, non sapendo verso dove, ma sempre meglio di restare fermo come un pirla aspettando di avere l'illuminazione divina.

E poi, in fondo, ero curioso di sapere cosa avesse in servo per me quello sfregiato.

"Non è bello vivere continuamente con le proprie paure. Perché per quanto tu cerca di sopprimerle sarai sempre più che consapevole che continueranno ad esserci fino a quando non morirai."

La sua voce e queste parole mi risuonavano nella testa, e più ci pensavo e più ogni mio passo e il ritmo del mio respiro si facevano sempre più pensanti man mano che avanzavo in quel manicomio immondo.

Che mi stesse sottoponendo ad una sorta di prova?

"Oh, mi ringrazierai."

"Ci spero davvero." pensai.

Ma non nego che mi sentissi un po a disagio in quel posto.

Un tempo per me era "normale", nella sua atrocità, girare per quei corridoi indisturbato e non.

Ma ora io non sono più quella stessa persona, e onestamente passare davanti a pazienti rannicchiati sul pavimento in preda a crisi isteriche mi faceva tanto male.

E, stando ai fatti, anche di essere riuscito ad uscire da quell'inferno.

Tutti avrebbero voluto uscire di lí. Perché proprio io al loro posto?

Cosa avevo di così speciale da meritarmi la felicità?

Perché tutti la meritiamo.

Perché loro sono stati condannati fino alla fine dei loro giorni a soffrire lì dentro?

Ma non avevo tempo per farmi dominare da un inspiegabile senso di colpa.

Sentii il fastidioso suono di una motosega venire dalla fine del corridoio, e poi un'ombra avvicinarsi sempre di più.

Ed eccolo li, Frank Manera, sempre alla ricerca di una buona e sana carne fresca di cui nutrirsi.

Appena mi vide, iniziò ad urlare frasi senza senso e a venire rapidamente verso di me.

"Nutrimi! Nutrimi! Nutrimi!" urlava chiedendomi letteralmente di diventare il suo pasto.

Parlargli fu inutile, non mi riconosceva.

Davvero i miei quarant'anni mi facevano apparire così diverso rispetto a quando ero un simpatico e giovane serial killer?

O faceva parte anche questo del folle piano di Ruvik?

Corsi il più veloce che potevo, riuscendo a sfruttare l'ambiente a mio vantaggio per seminare il cannibale.

Chissà perché ricordassi ancora così bene ogni angolo del Mount Massive.

"Sembrava nervoso. Ho voglia di ucciderlo."

Sentii sussurrare a qualcuno nei corridoi.

Ma non era Frank, eppure mi sembrava di conoscere quella voce. Forse erano i Gemelli.

Comunque sia, chissà a quale sfortunato malcapitato si riferivano.

Ma improvvisamente qualcuno mi prese violentemente di spalle, sferrandomi un pugno.

Our Revenge will be beautiful (sequel) Where stories live. Discover now