Daily routine - III CAPITOLO

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-Leprii!-

Quando la vedo nascondo tutto nello zaino e mi alzo.

È la mia prof di storia dell'arte.

La vedo camminare verso di me.

Quando mi si avvicina la saluto.
-Buongiorno prof.- dico con voce seria. Lei mi guarda. Mi squadra dalla testa ai piedi.
Dall'espressione sembra abbastanza incazzata.

La guardo con la coda dell'occhio rimanendo con la testa bassa.
Mi preparo a subire una lavata di testa.

Ora ti ammazza.

Sospiro silenziosamente, guardandola mentre lei mi comincia a parlare.

-Cosa ci fai ancora qui?! Sono le 8:45, Lepri, l'ingresso era mezz'ora fa.- dice con quella sua voce stridula che odio da morire.
Sembra un'oca.

Non le rispondo, allora lei si incazza e comincia ad alzare la voce facendomi una ramanzina di quelle che non finiscono.
-Continua così e ti faccio bocciare! Perdi l'anno. L'esame non te lo faccio fare!! Fai sempre i cosiddetti filoni, ritardi. Che ti credi che io non ti veda?! Ed anche gli altri professori pensano...-
E bla bla bla.

Non le do ascolto. Tanto conosco a memoria oramai quello che dice.

Voglio bocciarmi.

Non capiscono che io sto male. Nessuno se ne accorge.

Mi risveglio dai miei pensieri quando vedo la prof che batte le mani davanti al mio viso.
-Lepri, sto parlando con te! Mi stai ascoltando?- dice con quella voce da gallina che vorrei prenderla e strozzarla.
-Si, prof, sto ascoltando.- dico fingendo un tono triste abbassando la testa, così, per far sembrare che me ne importi di ciò che mi sta dicendo.
-Lo spero per te Lepri, a meno che tu non voglia essere bocciato.- dice con tono serio andandosene.

Me ne sto zitto.

Quanto vorrei gridarle un vaffanculo in faccia.
Vorrei far capire alla gente cosa si prova vedendo tua madre piangere per colpa di tuo padre e sapere che la colpa è solo tua.
Quanto lo vorrei.

I miei pensieri vengono bloccati dalla campanella che suona.

Sospiro ed entro.
Sono tutti presenti.
C'è chi ride.
Chi fa quelle "instastory" che mi stanno tanto sul cazzo.
Chi fa il demente.
E chi ripete.
Mi siedo nel mio solito posto. Lontano da tutti. In fondo alla classe.
Il mio banco.

Sospiro.
Nessuno mi notato che sono entrato in classe.
Bene.
Un cazzo di fantasma.
Vabe, ma a chi dovrebbe importare di me?
La mia vita fa già schifo, perché avere amici, o una ragazza, o semplicemente una persona che tenga a te.
Una persona con cui confidarsi.
Una persona che ti abbracci nei momenti bui.
Una persona che ti fa ridere.
Una persona che quando sta con te sembra che tutto il resto non esista.
Una semplice persona.

Ma no.
La mia vita fa già schifo abbastanza.
Perché sprecare quella persona per me?

I miei pensieri vengono ancora una volta interrotti dall'entrare in classe della mia prof di storia dell'arte.

Ancora una volta la guardo, mentre lei ricambia il mio sguardo ed io abbasso la testa.

Io amo quella prof. Mi piace quando spiega, quando fa lezione. È bravissima. Però cazzo.
È troppo severa.
Quando lei ti parla sembra che il mondo ti cada addosso.

-Ragazzi, posate i libri sulla cattedra e cominciate a scambiare posto, tu- indica un mio amico- metti qui, e tu, lì.-
Inizia a cambiare posti a casaccio.

Cazzo. Oggi c'era il compito. Forse questo ha detto quando non la stavo ascoltando.
Cazzo cazzo cazzo.
Ed ora?

Sospiro.

-Lepri, tu vieni e ti siedi alla cattedra in modo che non possa copiare da nessuno.-

Ottimo. Solo questo ci mancava.
Mannaggia il mondo.
Mi alzo prendendo il foglio e la mia penna e mi siedo alla cattedra.
Come faccio ora?

La prof detta le tre domande ed io le scrivo con la mano tremante.
Non so nulla.
Come faccio?!

L'ora passa.
Non riesco a scrivere nulla.

La storia dell'arte mi piace un botto, ma cazzo. Non sapevo del compito.

Consegno il foglio in bianco uscendo subito dall'aula, dirigendomi verso quella della mia prof di discipline pittoriche.
È l'unica prof con cui sto bene.
Non ti fa pesare il fatto che qualche volta tu faccia ritardo.

Come se... mi capisse.

Le quattro ore di pittorico passano in fretta, allora esco da scuola mettendo le mie fedeli cuffie.

Faccio partire un mix di Don Diablo e m'incammino verso casa.

Durante il tragitto sento come se qualcuno mi stesse seguendo.
Boh, ora sento anche i "fantasmi".
Mi sento un coglione, allora continuo a camminare.

Prendo un gran respiro mentre sto per mettere le chiavi nella serratura della porta e sento già i miei da fuori, litigare.

Alzo al massimo il volume della musica e salgo le scale il più veloce possibile chiudendomi nella mia camera. Vorrei scappare da questa realtà.

My Hero || Lorefano Where stories live. Discover now