Capitolo 56

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Oggi.

Matt
«Su, bocconcino, non fare l'imbronciata» dico, fermando la macchina nel garage sotterraneo del palazzo. «Non vorrai mica farti vedere da mia madre con quel muso lungo?!».

«Sei tu che metti in mezzo altre persone» dice, scendendo dalla macchina.

Sorrido e rifletto su ciò che ha appena detto. Non vorrei essere presuntuoso, ma tutto mi lascia presuppone che il mio dolce bocconcino sia geloso della sua amica, altrimenti non avrebbe avuto motivo per non rivolgermi la parola per tutto il tragitto.
Osservo Veronica mentre vaga per il garage alla ricerca di un'uscita che la porti fuori di qui, ma continua a guardarsi in torno. Quindi, per godermi meglio lo spettacolo, scendo e mi appoggio alla macchina, mettendo le braccia conserte. Lei continua a cercare e, quando si accorge che sorrido divertito, si dirige a grandi falcate nella mia direzione.

«Lo trovi divertente?» chiede, incrociando le braccia al petto.

«In realtà, sì, molto. Sembravi un topo in gabbia e sei bellissima quando ti arrabbi» dico, facendole l'occhiolino.

«Quando mi arrabbio? Non mi hai mai vista arrabbiata, Matt».

«Ti ho detto anche che sei bellissima».

Veronica sembra essere improvvisamente timida quando sente le mie parole e lascia ricadere le braccia lungo i fianchi, come se si fosse ammorbidita un po'. Così non mi lascio sfuggire l'occasione e la prendo per i fianchi, attirandola a me. Lei mi guarda con i suoi occhi grandi. Il mio primo istinto sarebbe quello di baciarla e stringerla ancora di più, ma riesco a trattenermi. Lei non si scosta, comunque. Se ne sta tra le mie braccia e inizia a giocare con i bottoni della mia camicia in silenzio.

«Anche quando sei gelosa o silenziosa sei bellissima».

«Non sono gelosa» afferma.

«Ah, no? Allora perché non hai più detto una parola quando ho tirato in ballo la tua amica rossa?».

Veronica sbuffa e cerca di sottrarsi dalla mia presa, ma non glielo permetto e la attiro ancora più vicina. Adesso i nostri petti si toccano e i nostri nasi quasi si sfiorano. Vengo inondato dal suo profumo alla ciliegia e il mio cuore sembra perdere un battito a causa di quella vicinanza. «Allora?» insisto.

«Allora...» inizia Veronica, prendendo un respiro profondo. «Non mi andava di parlare perché non avevo nulla da dire».

Quasi quasi mi chiedo se direbbe qualcosa adesso se la baciassi... Senza riflettere ulteriormente, mi avvicino a lei e tocco le sue labbra con le mie. Mi basta sfiorarla per volere di più e, contro ogni mia aspettativa, lei risponde. Non mi allontana, mi bacia reclamando la mia lingua che non perde tempo ad intercettare la sua. Mi lascio trasportare dal momento, come avrei voluto fare questa mattina, quindi le faccio risalire le mani lungo la schiena, intrecciando le mani nei suoi morbidi capelli e baciandola con maggiore passione. Veronica non sembra voler smettere, inizia a farmi risalire le dita sul colletto della camicia e inizia ad aprire il primo bottone; poi passa all'altro e poi all'altro ancora. Ne approfitto per baciarle il collo liscio, che mi offre senza obiezioni.

«È la seconda volta che mi baci in un giorno» ragiona affannata, fermando le sue mani.

«Non mi sembra che tu ti sia tirata indietro» sussurro, tra un bacio e l'altro, senza mai fermarmi. Quando risalgo per cercare la sua bocca, non la trovo.

«Scusami... non... non volevo» farfuglia confusa.

«Non volevi?».

«Cioè, sì, volevo... Intendevo dire che forse non è stata una buona idea».

«Vedremo» asserisco, riallacciandomi i bottoni. «Adesso andiamo. Mia madre è su che ci aspetta».

Intreccio le dita alle sue e la conduco verso l'ascensore. Veronica è così confusa che a volte credo che nemmeno lei sappia cosa vuole realmente. Il suo pensiero e il linguaggio del suo corpo si trovano in perenne disaccordo e io non so più cosa pensare quando mi trovo con lei in determinate situazioni. Ecco cos'è lei per me, una miriade di segnali discordanti.

Veronica
Il bacio appena dato a Matt mi ha lasciato dentro la voglia di farlo nuovamente. Non so nemmeno spiegarmene il motivo. Lo stavo letteralmente spogliando. Fortunatamente ho trovato la forza di fermarmi e respingerlo, ma Matt non sembra bersi le miei stronzate. Diciamo che il mio rifiuto non l'ha turbato per niente e lo capisco da come mi tiene stretta nel tragitto dentro l'ascensore. Non lo so, ma anche il fatto che stiamo raggiungendo sua madre, mi mette agitazione e lui se ne accorge. Un'altra cosa in cui è perspicace. Matt non è uno stupido, ma io sì, se credo di poterlo prendere in giro. Che sono attratta da lui è palese, ma si tratta solo di attrazione fisica? So che non è solo quello, ma ho paura che, ammettendolo a voce alta, le cose cambieranno.

«C'è qualcosa che non va?» mi chiede Matt, prendendomi il mento tra le dita, guardandomi dritto negli occhi.

«No, va tutto bene. Forse sono solo un po' nervosa. Sai, per tua madre e tutto».

«Tranquilla, bocconcino. Lo sai com'è fatta. Ti metterà a tuo agio senza prendere discorsi imbarazzanti. Almeno spero» conclude.

Lo spero anch' io.

Quando entro nell'appartamento di Matt, vengo subito investita da un delizioso profumo di arrosto. È una così bella sensazione quando si entra in casa, inebriandosi di un così bell'odore. Qualcosa nella mia mente associa il profumo di cibo alla parola casa. Ma come è possibile se non ho mai vissuto in una vera casa? O almeno, in una casa dove ci fosse qualcuno che cucinasse a per me; una mamma che lo facesse con amore.

Scaccio il pensiero quando il sorriso affettuoso di Lauren mi accoglie; mi abbraccia, stringendomi a sé come se non mi vedesse da mesi. Il che è vero, ma non mi aspettavo un trattamento del genere. Ricambio comunque il suo abbraccio e, dopo aver scambiato qualche chiacchiera sulla soglia, Lauren si rivolge al figlio.

«Non mi avevi detto che ci sarebbe stata un'altra ospite».

«Infatti siamo solo Veronica e io» afferma, accigliato, Matt.

«In cucina c'è una ragazza. Dice di essere una tua amica» ribatte Lauren.

«Conny» sussurro, come se fosse un'imprecazione.

«Impossibile» dice.

Ma quando lui raggiunge la cucina, io vengo raggiunta dal suono insopportabile della voce di lei che esclama: «Matty! Indovina? Ieri sera, quando sono tornata a casa, ho completato tutti gli esercizi. E lo sai? Come insegnate fai proprio schifo, ma grazie perché senza di te a quest'ora non li avrei mai svolti correttamente».

«Chi è questa Conny?» fa Lauren sottovoce.

«Una sua amica» rispondo, leggermente infastidita dalla sua presenza. «Abita qui nel palazzo».

Quando raggiungiamo Matt e Conny, la prima cosa che noto è l'espressione felice di Conny - quando guarda il mio capo - che si rabbuia quando incrocia i miei occhi, ma si sforza comunque di farmi un sorriso. Ricambio, per educazione e la saluto a mia volta facendo un cenno con la mano.

Nella stanza sembra esserci una strana tensione e il silenzio che si è venuto a creare sembra farlo notare ancora di più.

«Allora» esordisce Lauren. «Ci vogliamo accomodare?».

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