~27~

6.9K 266 76
                                    

Hope

Non ho idea di come quella notte, appena tornata dal ballo del liceo, mi ritrovai in ospedale. Era successo tutto troppo in fretta perché potessi pensare a ciò che stavo facendo.

Lasciati Theo e Jen a casa ero tornata subito a casa stanca come non mai, senza aver effettivamente fatto qualcosa. Avevo appena fatto in tempo a togliermi il vestito e ad indossare qualcosa di più comodo che Berta aveva bussato pesantemente alla porta della mia stanza. Immediatamente andai ad aprire e mi ritrovai davanti la mia domestica con uno sguardo devastato, come se fosse morto qualcuno. In seguito, dopo diversi minuti persi a singhiozzare, mi aveva riferito che morto non era ancora ma che mio padre avesse avuto un infarto quella sera.

In un istante sentii il mondo cadermi addosso. Era come se le pareti attorno a me avessero misteriosamente preso a girare e ad avvicinarsi pericolosamente a me. Non potevo perdere anche lui. Sarei rimasta sola, senza nessuno. Io e mio padre litigavamo spesso ma io gli volevo molto bene e se gli fosse successo qualcosa non mi sarei ripresa più.

Meccanicamente, dopo che mi ebbe riferito il nome dell'ospedale in cui l'avevano portato, mi catapultai fuori dall'appartamento, nonostante Berta mi avesse ripetuto di non prendere decisioni affrettate. Io però avevo smesso di ascoltarla dopo le parole "tuo padre ha avuto un infarto". Uscii in fretta dal palazzo e fermai il primo taxi che mi capitò a vista. Era molto tardi e non era particolarmente consigliato di girare per la città da sola ma non me ne curai: mio padre aveva bisogno di me.

L'autista sfrecciò nel bel mezzo della notte per le strade assopite della città. Il tempo sembrava non passare mai ed io non vedevo l'ora di arrivare e aver notizie certe sulla sua salute. Appena accostò, infatti, lo pagai anche in maniera abbondante, ed entrai di corsa nell'edificio.

<<Alfred Reeves>> dissi solo appena arrivai di fronte alla reception dell'ospedale.
<<Buonasera anche a lei>> alzò gli occhi la cielo la donna.
<<Mio padre ha appena avuto un infarto e non ho idea di come stia, quindi mi scusi se non l'ho salutata>> sputai acida guardandola con un'espressione truce.
La donna a quelle parole si irrigidì un attimo e si mise subito a controllare nel computer.

<<È in rianimazione, secondo piano>> disse dopo poco rispostando lo sguardo su di me.
<<Grazie>> marcai bene la parola per poi dirigermi verso l'ascensore.

Dovevo sapere che non fosse nulla di grave, che appena salita avrei trovato mio padre a criticarmi come sempre, solo che quel maledetto ascensore ci stava mettendo una vita ed io non ce la facevo più ad aspettare. Dopo aver attraversato l'intera città in uno stato di apatia sentivo salirmi un groppo alla gola e improvvisamente mi venne da piangere.

Quando l'ascensore si aprì infatti al piano indicatomi era già troppo tardi, ero scoppiata miseramente in lacrime sotto lo sguardo compassionevole delle infermiere. Cominciai a camminare in fretta per i corridoi fino a quando non scorsi le figure di Jocelyn e Hanna in piedi di fronte ad una porta, entrambe con lo sguardo perso ad osservarla, in completo silenzio.

<<Dov'è? Come sta?>> chiesi immediatamente appena giunsi davanti a loro.
<<Alla buon'ora!>> esclamò ironica Jocelyn sorridendo forzatamente.
<<Beh scusami se nessuno mi aveva avvisata e che nessuno ha pensato di chiamarmi!>> ribattei furiosa come non mai. Non aveva pensato neanche di chiamarmi o mandarmi un messaggio per avvisarmi. Sarei arrivata molto prima se solo l'avessi saputo.

<<Tu dovevi essere a casa e non a divertirti in giro facendoti i cazzi tuoi!>> ribatté la donna.
<<Tu avresti dovuto dirmelo e non farmelo scoprire tramite la domestica!>> ringhiai frustrata e con una voglia matta di metterle le mani al collo.
<<Senti non è colpa di mia madre se come figlia fai schifo, quindi piantala>> si mise in mezzo la figlia, a sostegno della madre. Tra tutte due non so chi fosse più fuori luogo.

Nonostante Tutto Io Ci SonoWhere stories live. Discover now