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Sono ancora scosso dall'avvenimento anche se sono già passati due giorni.

La notte è ormai diventata un incubo. Addormentarsi è difficile e l'idea che James possa ancora entrare in casa è stampata indelebile nella mia mente.

Mia madre mi ha detto di stare calmo, ma non ci riesco. Se solo mi dicesse la verità forse starei meglio, ma quando mia madre prende una decisione, è irremovibile.

Ho lo zaino in spalla e sto entrando nell'aula di chimica, dove la professoressa Devis sta armeggiando col suo cellulare.

L'unico posto libero è quello vicino al banco di Louis. Non so se possa definirsi una fortuna o meno.

Un nodo di vergogna mi blocca lo stomaco. Ho ancora i sensi di colpa ma il coraggio di ammettere che sono stato io a rendere pubblico il video non arriva.

C'è qualcosa che mi blocca. La paura, ogni volta, mi frena la lingua, che solitamente è sempre pronta per parlare.

"Harry" mi saluta con un filo di voce appena udibile. La sua matita sta scarabocchiando intensamente sul libro, ormai pieno di disegni astratti.

"Louis" lo saluto, senza il coraggio di guardarlo dritto negli occhi. Sono un fifone, un codardo.

Mi siedo e finalmente poggio il pensante libro sul banco, provocando un tonto rumoroso che echeggia in tutta l'aula.

Guardo il muro grigiastro difronte a me, noto che gli occhi di Louis sono rivolti verso di me. Che abbia capito?

"Come mai hai le occhiaie?" mi domanda, utilizzando sempre questo tono di voce molto basso.

Non ho intenzione di guardarlo. "Non riesco a dormire bene" rispondo. Non ho proprio voglia di dirgli che una delle ragioni per cui non chiudo occhio, è proprio lui.

"Dovremmo parlare" dico, mentre un brivido di freddo mi percorre la schiena, facendo sì che un accenno di pelle d'oca esca sulle mie braccia fortunatamente coperte dalla maglia nera.

"Di cosa?" mi domanda, incuriosito.

"In bagno, durante l'ora di pranzo" rispondo freddo e evitando di guardarlo per il resto della lezione, cosa che, per mio dispiacere, mi risulta molto difficile.

-

Le ore sembrano fottutamente volate e l'ora di pranzo, per quando potesse sembrare lontana, è già arrivata.

Il corridoio è semi vuoto. Fortunatamente ho usato la solita scusa dell'andare in biblioteca per il mio stupido debito in storia per poter così saltare il pranzo con loro. Maya non mi sembrava molto felice della mia decisione. Cosa vuole da me questa maledetta ragazza ancora non lo so.

Rimango fermo due minuti davanti alla bianca porta del bagno dei ragazzi, incerto sul da farsi.

Con un gesto secco e forse troppo brusco, apro la porta e Louis sussulta, spaventato.

Fortunatamente però, quando vede la mia figura entrare nel bagno, sorride.

Ha un bellissimo sorriso, un bellissimo paio di occhi azzurri e la sua figura, per quanto non sia molto definita come la mia, è dannatamente perfetta.

"Mi è preso un colpo" dice, ridendo poi di gusto.

Io ridacchio, non riesco a sentirmi propriamente a mio agio.

"Allora" dice, avvicinandosi a piccoli passi verso di me, "cosa volevi dirmi?".

Comincio a battere ritmicamente il polpastrello sui miei jeans skinny. Non riesco a trovare le parole giuste, dannazione.

"Emh" comincio, balbettando come uno stupido. Chissà che idea si starà facendo di me in questo momento e chissà che idea avrà su di me tra meno di cinque minuti.

"Tutto bene?" mi chiede preoccupato, avvicinandosi ancora un po'. La situazione mi sta sfuggendo dalle mani. Preso dal panico, allungo le mie mani verso di lui, intrecciando le mie dita tra i suoi capelli castani.

Le mie labbra si poggiando veloci ma delicate sulle sue, dando inizio ad un bacio che, ogni secondo che passa, diventa sempre più lussurioso.

Chiudo istintivamente gli occhi, mentre il cuore comincia a battermi forte e dolente nel petto.

Ma cosa sto facendo?

Le sue mani si poggiando sopra la mia schiena, diminuendo ancora un po' la distanza che separava i nostri corpi qualche istante fa.

Il mio stomaco comincia a brontolare e non per la fame. Il mio cervello è andato in tilt e non riesco più a staccarmi da lui, è come se fosse una droga che crea subito dipendenza.

Lui si stacca dopo alcuni secondi, con il fiato corto, le labbra leggermente gonfie e la gote rosea.

"Waoh" dico, maledicendomi mentalmente per la mia esclamazione.

"Già" risponde prontamente Louis, con un po' di imbarazzo stampato in faccia.

"Era questo che dovevi fare?" mi chiede, mentre un sorrisetto beffardo mostra i suoi bellissimi denti.

"Sono stato io" dico subito, chiudendo di punto in bianco gli occhi, sperando di sparire e ritrovarmi in un altro luogo. Mi odierà.

"A fare cosa?" mi domanda incuriosito, poggiando le mani sul lavandino.

"A pubblicare il tuo video" ammetto subito, come togliendo una striscia di ceretta in un solo attimo.

Trovo il coraggio di aprire gli occhi e l'unica cosa che riesco a vedere e la sua mano che velocemente arriva sulla mia guancia. Mi ha dato uno schiaffo. Un doloroso schiaffo.

"Me lo merito" rispondo triste.

Lui, con le lacrime agli occhi, esce velocemente dal bagno, lasciandomi solo e triste. Forse me lo merito.

Il cellulare comincia a vibrare insistentemente nella tasca posteriore dei jeans.

Lo prendo e Anonimo: "Ogni tuo sbaglio porterà alla morte di un tuo amico, attenzione quando parli, qualcuno potrebbe involontariamente ascoltarti -J".

James. Oh no.

Scream [Larry Stylinson]Where stories live. Discover now