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Il venticello fresco che entra dalla finestra sta facendo svolazzare un po' ovunque i miei capelli cioccolato.

Alcuni brividi leggeri mi percorrono il braccio ma non ho voglia di alzarmi per chiudere la finestra.

Il divano è così comodo che la sola idea di alzare anche solo una gamba mi rende stanco.

Sono annoiato e sto guardando per l'ennesima volta Ruby Red, l'unico film che non smetterò mai di guardare grazie alla presenza di quel manzo di Gideon.

Tutta questa storia degli omicidi e del coprifuoco mi sta proprio stancando.

Ogni giorno sempre la solita noia. Scuola, pranzo, studio, cena e già arrivano le dieci. E l'idea di non poter continuare a mettere piedi fuori casa per vedere Louis per ancora molto tempo, a causa dell'incompetenza della polizia locale, mi da molto sui nervi.

Il cellulare continua a vibrarmi in tasca da tempo, questo a causa dei molteplici commenti sotto il video che, qualche coglione sfigato senza cervello, è stato pubblicato online.

Il mio cervello continua sempre a vagare fra quei maledetti commenti pieni d'odio, per cosa poi?

Perché in questa maledetta città, in questo maledetto stato, non è possibile amare chi si vuole liberamente e questa cosa mi sta uccidendo lentamente.

In più Louis non è per niente accanto a me in questo periodo. Eppure diceva di amarmi. Diceva che ero il suo tutto. Com'è che ora sono diventato improvvisamente il suo niente?

Mi alzo lentamente dal divano, sempre col leggero rimorso di averlo abbandonato, e mi dirigo nel mio piccolo bagno personale.

I miei genitori oramai non mi guardano più con amore, ma con disprezzo.

Louis non mi ama più, oramai non gli importa più nulla.

Tutti mi odiano, tutti si prendono gioco di me.

La mano trema mentre l'avvicino al braccio sinistro, anch'esso tremante.

La lametta brilla sotto la luce giallastra.

"Josh" sento urlare dal piano di sopra, mentre getto di colpo la lametta per terra.

I miei non torneranno prima di mezzanotte e nessuno mi è sicuramente venuto a far visita.

"Piccolo Josh, dove sei?" urla nuovamente questa voce maschile, meccanica, quasi finta.

Le gambe cominciano a tremare ed esco velocemente dal bagno, nascondendomi dietro il grande divano in pelle nero.

Sento dei passi scendere le scale, passi veloci e leggeri.

"Josh, so che sei qui" sussurra, fermandosi di colpo.

Non so dove sia. Ho paura di dare un'occhiata. Non riesco a muovermi e solo adesso mi rendo conto che mi manca il fiato.

"Potevi nasconderti meglio, Joshi" dice ancora mentre alzo lo sguardo ed è proprio qui, a pochi centimetri da me.

Joshi? "Perché mi chiami Joshi?" urlo, solo una persona mi chiama così.

Alza velocemente il braccio e, nel momento in cui cerco di alzarmi, con il suo piede mi schiaccia la gamba.

Sento la lama affondare più volte nel mio ventre, il sangue che a fiotti fuoriesce caldo e ricade sulle mie mani biancastre.

Il fiato mi manca e non riesco ad urlare. La maschera bianca è cosparsa da leggeri schizzi di sangue, il mio.

Alcune immagini cominciano a percorrere veloci nella mia mente. Una lacrima mi scende dolente. Non sono pronto per morire.

Prima che i miei occhi si chiudano, probabilmente per sempre, l'assassino si toglie la maschera.

La sua voce risuona maligna in tutta la stanza, quasi piena di piacere nell'avermi colpito.

Avevo ragione. "Addio Joshi" dice, alzando per l'ultima volta il braccio e affondando la lama insanguinata nel mio petto, colpendo il cuore.

Tutto buio.

Scream [Larry Stylinson]Where stories live. Discover now