Situazione imbarazzante

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Pov's Alexia
Che figura che avevo fatto, santo cielo!
-Ma non dovevano tornare più tardi?- domandai a Federico ancora scossa da quell'episodio.
-Si, non capisco appunto perché sono tornati adesso. Tranquilla, non fa niente, l'importante è che sei qui con me, no?- annuii abbracciandolo. Mi stampò un bacio sulla fronte e infilò la testa tra i miei capelli.
Restammo così per un po', ad un certo punto dissi
-Che ore sono? Dobbiamo passare l'eternità a letto?- rise a quelle parole, poi disse
-A me non dispiace, tanto l'abbiamo a disposizione l'eternità. Anche se, sinceramente, starei a fare questo in eterno...- si avvicinò alle mie labbra e le baciò con delicatezza e lentezza. Continuò così per un po', finché il mio telefono suonò e ci obbligò ad allontanarci. Mi misi seduta e risposi alla chiamata, era mia madre.
-Dimmi mamma.- dissi pacatamente.
-Starai ancora via per molto?- mi domandò lei.
-Emh...- dissi guardando Federico in cerca di una risposta. Mi prese il telefono dalle mani senza preavviso.
-Salve signora, stasera resta a dormire da me, qualsiasi cosa abbia bisogno la chiamo.- dopo che mia madre finì di parlare, chiuse la telefonata e mi passò il telefono.
-Sul serio?- dissi sbattendomi una mano sulla fronte, era proprio incorreggibile.
-Dai, non dirmi che non vuoi dormire con me. Hai per caso paura che ti mangio?- disse lui divertito.
-Bhe, in teoria potresti mangiarmi. Sono o non sono una povera "donzella"?- dissi io mimando con le dita le virgolette.
-Allora dovrò mangiarti di baci.- disse con voce bassa. Mi portò sotto di lui e iniziò a posare caldi baci sul mio collo, finché arrivò alle mie labbra con passione. Chiusi in automatico gli occhi, beandomi di quel momento. Mi mandava il cervello in pappa in pochi secondi solo con il suo profumo, pensate con i suoi baci, i suoi abbracci e le sue carezze.

Ore 19.48
Pov's Federico
-Ho fame.- disse dal nulla Alexia. Alzai la testa dal cuscino e vidi nella piccola sveglia sul comodino, che era quasi ora di cena.
-Ci credo, è quasi ora di cena. Ordiniamo una pizza? Non voglio mangiare niente di quello che hanno cucinato quei due pennuti.- dissi girandomi verso di lei.
-Non chiamarli così, è cattivo! bhe, se vuoi cucino io, sono brava, sai?- feci una smorfia di disapprovazione e dissi
-No, mica sei la mia serva.- alzò gli occhi al cielo e sbuffando disse
-Se questo per te significa essere una schiava, credo che tu non abbia capito bene in che secolo siamo. Te lo dico io, siamo nel ventunesimo secolo e ormai le donne sono al pari dell'uomo. Quindi indipendenti, libere di vestirsi come vogliono e di esprimere il loro parere, soprattutto di lavorare; quindi, se voglio preparare qualcosa di buono al mio ragazzo, posso farlo benissimo perché lo faccio volontariamente e col cuore.- le sue parole mi fecero ragionare, aveva ragione. Annuii e le regalai un sorriso. È lei la donna determinata e intraprendente che ho sempre amato.
Ci alzammo dal letto, e Alexia stava per uscire dalla stanza, quando la bloccai.
-Siccome i tuoi vestiti, grazie a qualcuno di cui non dico il nome, sono bagnati, non puoi scendere in cucina davanti a quei due così. Mettiti questa.- si, ero geloso. Le tirai una felpa gigantesca e guardandomi storto, se la mise, stranamente senza ribattere; ero sicuro fosse la fame.
Quando costatai che non si vedeva nulla del suo corpo con quella felpa da suora addosso, anche se purtroppo le gambe restavano ugualmente scoperte, decisi di scendere per andare a placare la sua e la mia fame.

The devil's heart ||completa||Where stories live. Discover now