Capitolo 5

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«Com'è andato il primo giorno?» chiede mio padre, una volta seduti a tavola per la cena. Quando sono tornata a casa, dopo lo spiacevole episodio in presidenza, loro non erano ancora tornati. Sono andata a chiudermi in camera mia, ma ho preferito non addormentarmi. Dopo quello che è successo, ho avuto paura di ripiombare nei soliti incubi e la giornata è già stata troppo stressante per aggiungere anche quelli. Adesso la cena è pronta e io vorrei solo mangiare in santa pace, ma sono stata stupida a pensarlo. Ovvio che c'era il loro interrogatorio ad attendermi.

«Abbastanza bene.» mento.

Il preside non li chiamerà, quindi non c'è motivo di metterli al corrente.

«Hai fatto nuove amicizie?» chiede mia madre con tono speranzoso.

È quello che spera che faccia ogni giorno. È da quel giorno ormai che ho perso tutte le mie amicizie e ho smesso di cercarne altre, ma non si arrende al pensiero di rivedermi accanto a delle persone. Lei più di tutti dovrebbe sapere che niente sarà più come prima, che non riuscirò più a vivere come una persona normale, ridendo, scherzando e circondata da amici veri.

«No.» rispondo senza giri di parole.

Potrei parlarle di Meredith, ma la sua è stata semplice gentilezza. Domani non ci calcoleremo già più e la cosa non mi suscita nessuna reazione, onestamente. Mi sento come un guscio vuoto, senza nessuna emozione. Solo il dolore totale e persistente che mi divora di giorno in giorno, rendendomi sempre più anaffettiva, priva della capacità di emozionarmi. Sono arrivata al punto in cui non mi aspetto più niente e nessuno dalla vita, destinata a limitarmi a sopravvivere, piuttosto che a vivere veramente.

«Beh, sono sicura che ne troverai. Oggi è stato solo il primo giorno.»

Annuisco semplicemente. In fondo anche lei sa che sono parole senza nessun fondo di verità le sue. Metto in bocca una forchettata di pasta e ascolto la seconda domanda di mio padre.

«I professori ti hanno fatto una buona impressione? Ti trovi bene? È importante creare un buon rapporto con loro.»

«Sono i soliti professori. Mi sembrano abbastanza competenti.» rispondo.

Stranamente nessuno pone più nessuna domanda per qualche minuto. Questo silenzio è migliore di qualsiasi coro angelico.

Sono alla terza forchettata che segue il silenzio, quando mia madre prende la parola: «Amanda, tesoro, se per caso ti trovi male nella nuova scuola, devi dircelo e noi faremo tutto quello che è in nostro potere per aiutarti.»

«Tua madre ha ragione, Amanda. Non devi prendere le nostre domande come un modo per intrometterci nella tua vita o per darti semplicemente noia. Vogliamo solo capire se c'è qualcosa che non va, così da risolvere il problema. Anche cambiare scuola, se necessario.» aggiunge mio padre.

«No, va tutto bene.» imito quello che dovrebbe essere un sorriso. Credo nelle loro parole e sono sicura che se gli riferissi il battibecco che ho avuto con Victoria, e soprattutto il motivo, farebbero subito qualcosa per far in modo che ciò non accada più. Robert Haynes riuscirebbe perfino ad allontanarla da quella scuola, se solo volessi, ma non voglio. Quello che succede a scuola è un mio problema. Sono abbastanza matura da saper gestire da sola le mie battaglie, senza l'aiuto di mamma e papà. E poi, la notizia che Robert Haynes è intervenuto a favore di sua figlia farebbe subito il giro di tutta la scuola e si diffonderebbe la notizia che la figlia del grande avvocato è solo una ragazzina viziata. Non è l'idea che voglio dare di me. Piuttosto preferisco apparire come la strana, pazza e solitaria ragazza.

«Va bene, ti crediamo. Ma se domani, dopodomani o fra un mese ti accorgessi che non è così, faccelo sapere.» mio padre avvicina la mano alla mia e me la stringe. Ricambio la stretta, non indifferente al suo gesto. Mi si forma come un nodo in gola che ignoro.

Stringimi a te | CARTACEO Where stories live. Discover now