One.

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"Sarà, Eren, ma questo travestimento non mi convince affatto."

"Ma cosa stai dicendo, Armin? Sembri la mia fidanzata, sei perfetto!"

Armin gli lanciò uno sguardo truce, per poi togliersi gli occhiali da sole ed accertarsi che il mascara non fosse scolato per via del caldo. "Accidenti a te," si lamentò, sistemandosi la coda.

"Sei bellissima," gli sussurrò Eren, schioccandogli un bacio sulla guancia, per poi scoppiare a ridere subito dopo.

"Non farlo mai più!" esclamò il biondo, pulendosi la guancia con la mano come se Eren l'avesse infettato. "Mannaggia a me, ma chi me l'ha fatto fare di essere amico di un idol?"

Eren rise di cuore, coprendosi la testa con il cappuccio. Indossò anche lui gli occhiali da sole scuri e si accese una sigaretta. "Coraggio, se mi fai questo piccolo favore, ti giuro che avrai il ruolo di protagonista del mio nuovo video."

E non ci fu più bisogno di aggiungere altro. Il luccichio negli occhi azzurri di Armin fu abbastanza perché Eren sapesse di aver convinto il suo migliore amico a coprirlo anche in quell'occasione.

***

"Odio questi collant. Fa caldissimo e mi sento soffocare" si lamentò Armin, quando dopo un'ora Eren non si era ancora deciso a tornare nella stanza d'albergo. "E poi spiegami perché tu indossi solo quel berretto e quegli occhiali da sole. Come sai che le tue fan non ti riconosceranno così?"

"Anche se dovessero riconoscermi," cominciò Eren guardando alle loro spalle. "Laggiù ci sono Mike e Hanji. Sono le mie guardie del corpo, ci pensano loro a proteggermi e a salvarmi."

"Sei un irresponsabile."

"Oh, sì," Eren ridacchiò, per poi mettersi le mani in tasca e continuare la sua passeggiata in centro con Armin.

Era arrivato a Tokyo all'alba, in vista del concerto di quella sera.

Ogni volta che arrivava in una nuova città per uno dei suoi spettacoli, era sua abitudine trascorrere l'intera giornata in centro a fare compere o semplicemente farsi un giro accompagnato da un occasionale compagno travestito nel più bizzarro dei modi.

Per la tappa di Tokyo il malcapitato fu il suo migliore amico, Armin Arlert, che fu costretto a travestirsi da fidanzata per accompagnarlo nella capitale giapponese.

Quest'ultimo trovava assurdo come ad Eren bastassero solo un cappellino e un paio di occhiali da sole per essere irriconoscibile, mentre a lui era toccato agghindarsi come un albero di Natale, rinunciare alla propria dignità e sentirsi totalmente a disagio.

Era da poco scoccato mezzogiorno quando il cellulare di Eren (quello privato, il telefono del lavoro lo aveva "dimenticato" in albergo) squillò.

I due ragazzi si lanciarono uno sguardo complice perché entrambi sapevano chi fosse l'unica persona capace di cercare Eren all'ora di pranzo.

"Pronto, Levi?"

"Dove cazzo sei?"

"Ciao angelo mio, è sempre piacevole sentire la tua voce."

"Non farmi incazzare, Jaeger! Tra un quarto d'ora hai un appuntamento con la Teen Pop Radio, te ne sei dimenticato? Accidenti, sono il tuo manager, non tua madre. Vedi di essere qui entro subito o ne pagherai le conseguenze. E tu sai di cosa sono capace."

Eren deglutì. "Va bene, va bene. Arriviamo subito in albergo. Che strazio." Commentò infine, allontanando il cellulare dall'orecchio.

"Ti ho sentito," la voce del manager tuonò di nuovo dall'altra parte dell'apparecchio.

Born to be a starWhere stories live. Discover now