Capitolo 3

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Ho perso il conto delle persone che ho lasciato nel percorso di questa vita. A volte ci penso ancora, in realtà ci penso spesso.
Però non dimentico mai ciò che mi hanno lasciato dentro, per alcune nutro ancora affetto, anche se non proprio così intenso, per altre c'è indifferenza, malinconia o quasi vuoto.

Ora lo so, che le persone vanno e vengono un po' come il cattivo tempo.
E con Lui funzionò proprio così, scomparve un po' alla volta dalla mia vita, non tutto insieme.
Così come lo trovai per caso quella mattina fredda, allo stesso modo ci perdemmo per volere del fato.
Le parole da dire erano finite, le frasi d'Amore scomparse e neppure il sesso riusciva più ad avvicinare i nostri corpi che erano ormai troppo lontani.
Quando smise di portarmi rose dai colori più svariati e inimmaginabili capii che forse non rimaneva più niente.
Ci saremmo rincontrati quando saremmo stati più pronti, meno arrabbiati, più soli.
Era proprio finita; mi aveva ribaltato la vita da cima a fondo, causato danni enormi, per poi andare via senza sistemare niente.
Quando finisce tutto, lo capisci, lo senti e non parli più, non ribatti, non ci speri, semplicemente lasci andare tutto e con sè anche le tue emozioni.
Mi sarei aspettata un addio migliore, che ne so, una lettera, uno striscione sotto casa, una rosa colorata con qualche strano significato che solo lui poteva conoscere.

Passarono mesi, tanti mesi, ma non abbastanza .
Mi innamorai una sola volta, e ci impiegai un po' per tornare me stessa.
Sapete, i miei genitori mi avevano sempre messa in guardia sulla droga, gli ubriachi per strada, ma mai su qualcuno con dei grandi occhi azzurri e un cuore che batteva.
Non sono stata mai una ragazza forte e decisa, ho dovuto convivere con la voglia di scrivergli, di cercarlo, di perdonarlo.
Ma quando arriva la sera e vorresti averlo nel letto con te, ma lui non c'è, come si fa, ditemi come si fa a far finta di star bene.
Mi capitò di sognarlo spesso, era bellissimo, e quell'effetto benevolo di stare tra le sue braccia mi sembrò talvolta così reale.
Mi sentivo qualcosa d'indefinito, né bianco, né nero; né giorno, né notte. Mi sentivo grigia, ma in realtà non mi sentivo affatto, vivevo la mia vita passivamente, vedevo i giorni passare, il sole calare e rialzarsi ed io non sentivo niente.

Non lo incontrai mai, in quei mesi.
Sapevo bene, però, che un giorno avrei dovuto affrontare la sua presenza ancora una volta.
Sapevo che Lui, da qualche parte, c'era ancora.
Sapevo che l'avrei superata per davvero solo quando sarei riuscita a guardarlo negli occhi e non sentire le palpitazioni.
Lo incontrai, poi.
Quel pomeriggio mia madre mi aveva costretta ad accompagnarla al supermercato vicino casa.
Quale luogo più romantico del reparto dei surgelati, direte.
Era un giorno qualunque, uno di quelli in cui non ti aspetti nulla.
Le note di una canzone passano distrattamente nella radio di quel supermercato che straripava di gente.
Neanche a dirlo, ma era la mia canzone preferita.
E allora mi lasciai andare, per una volta cosa volete che sia?
Nessuno mai si accorgerà di me, se mi metto a canticchiare un po'.
Ma forse mi sbagliai.
Mi sbagliai perché c'era lì anche Lui, che riuscì a notarmi tra la folla.
Mi riscaldò dentro, come quel sole di Settembre che sembrava appena sveglio.
Non ero brava ad amare gli altri.
Però mi presi tutto di quel suo sguardo che ardeva su di me, così sarebbe stato un po' mio per l'eternità.

"Audrey".
Sentivo i suoi occhi puntati su di me, mentre io i miei li tenevo socchiusi e verso il basso;
Avevo paura che voltandomi verso di lui i nostri sguardi sarebbero esplosi in un circolo vizioso di emozioni.
E niente, il cuore si fece grosso e così pesante. Mi decisi ad alzare poi lo sguardo dai verdi piselli surgelati a lui.
"Ti sei fatta crescere i capelli".
"Così pare".
"Li avevi più corti quando stavi con me".
"Lo so".
"Stai bene, comunque".
Penso che il colore delle mie guance potesse essere equiparato a quello dei pomodori o delle ciliegie.
"Grazie".
"Sei così bella".
"Non dovresti più dirmi queste cose, non stiamo più insieme".
Piegò la testa da un lato.
"Posso dirtelo. Ti ho amato".
Volevo dimostrargli la mia sicurezza, volevo dimostrargli che nonostante tutto non m'aveva spenta.
"Mi hai amato solo perché sono bella?"
"No affatto. Ti ho amato perché sei tu".
Abbandonò sul pavimento le buste di plastica che stava sorreggendo per potermi accarezzare il volto.
La mia pelle fredda andò in contatto con la sua pelle calda.
Lui rabbrividì ma non mi spostò, mi riscaldò solamente.
"E vuoi sapere la verità, Audrey?"
Annuì.
"Li vedi i miei occhi?"
Ci guardammo intensamente, e forse si può fare l'amore anche così.
"Li vedo".
"Hai sempre detto che ti guardavano con un amore sconfinato".
"Sì".
"Loro non sono cambiati. Ti stanno guardando ancora così".

Io però non volevo più amarlo.
E dopo, quando Lui mi chiese di andare al mare, fare il bagno nudi e l'amore sulla sabbia, risposi semplicemente di no.
Non era odio, no, non lo odiai mai; forse imparai solamente.
Imparai ad amare un briciolo in più me stessa di quanto amavo Lui.
E mi sentì fiera, perché finalmente m'ero ritrovata.
Così, dopo aver preso i miei piselli surgelati, mi diressi verso la cassa.
E il tuo sguardo mi ardeva addosso pieno di rabbia, lo sentivo bene.
Lui al rifiuto non era mai stato abituato, e lo faceva arrabbiare.

Sapete, quella fu l'ultima volta che lo vidi.
Mi chiesi spesso, e mi chiedo ancora oggi, se avrei potuto cambiare qualcosa, se avrei potuto fare di meglio, se avrei potuto far si che le cose andassero diversamente.
Forse lo avrei stretto più forte,  avrei tenuto meno cose per me, forse avrei reso i baci un po' più lunghi, più intensi.

La sera di quel giorno stesso ricevetti un messaggio.  
"Audrey, sto venendo a prenderti. Ho delle cose da dirti".
Ma Lui non arrivò mai a casa mia, non venne mai a prendermi.
Passò un'ora, due.
L'unico rumore era quello delle sirene delle ambulanze.
Luci rosse e blu facevano avanti e indietro e si riflettevano nel vetro delle finestre di casa mia.
E anche se una ragazza minuta e senza forze come me non è in grado di aiutare una persona in difficoltà, presi la bici per raggiungere le luci colorate.
Un sacco bianco, una barella e tanto sangue.
Lui era sdraiato per terra, i vetri dei finestrini dell'auto gli avevano graffiato evidentemente tutto il volto.
Ma stava bene, andava tutto bene.
Lo avrebbero portato via e sarebbe guarito presto.
La sua macchina non c'era, ma sentì da una donna accanto a me che era finita giù per il burrone ed era irrecuperabile.
Persone vestite di bianco occludevano la visione, non mi lasciavano passare.
Urlavo, urlavo forte, ma non lo sentivo rispondere.
Ma stava bene, era solo qualche graffio, ma con qualche punto sarebbe andato via tutto.
Riuscì a passare sotto le braccia di uno dei signori vestiti di bianco; mi inchinai accanto a lui e appoggiai la testa sul torace sporco di sangue.
Non si muoveva.
Perché non si muoveva?
Perché non mi rispondeva?
Aveva detto di avere delle cose importanti da dirmi.
Lo scossi un po', forse non mi aveva notata.
Qualcuno mi strattonò le braccia, diceva che non potevo toccarlo.
Poi mi prese in braccio con forza e mi allontanò da Lui.
Ma io dovevo toccarlo, questo signore non poteva sapere che noi ci amavamo.
Vidi che lo chiusero dentro un sacco bianco.
"Non chiudetelo li, non respira bene se lo chiudete li".
Urlai.
Non mi ascoltò nessuno; lo poggiarono sulla barella e lo portarono via, lontano da me.

Solo qualche giorno dopo mi spiegarono che Lui, quella sera, aveva avuto un trauma cranico dovuto al violento scontro ed era morto sul colpo.
Mi spiegarono che non c'era stato nulla da fare, ma che almeno non aveva sentito dolore.

Le persone credono di sapere cosa sia la morte, ma non è così, non finché non la vedi, non finché non la tocchi.
Crediamo anche di sapere cosa sia la vita, ma poi stai lì ad osservare senza vivere a pieno.
Ma sapete una cosa? La morte va bene.
La morte va bene quando affaticato e stanco, non c'è più niente che tu possa dare al mondo.
Va bene quando ritieni di aver vissuto abbastanza, quando ritieni di conoscere tutto e di essere esausto.
Ma non va bene così.

Sapete, poi subentra l'abitudine, la più bastarda: ci fa accettare qualunque cosa, qualunque disgrazia e dolore, persino la morte.
Ci fa accettare le assenze, perché l'accettazione è l'unico modo per tirare avanti, arrancando.

Però Lui non è andato via, lo so che c'è ancora, io lo sento ancora qui, proprio accanto a me.
Mi ero ripromessa che nessuno mai lo avrebbe dimenticato, e che per questo avrei continuato a parlare di Lui ogni singolo giorno: solo così non sarebbe morto per davvero.
Scrissi il suo nome su tutti i miei libri, quaderni, diari.
Questo mondo non potrà mai liberarsi di Lui, non lo permetterò.
Ti sei solo addormentato per un po' Amore Mio, ma presto tornerai.

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⏰ Last updated: Jun 11, 2017 ⏰

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