21. Andarci con i piedi di piombo

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Percorro la solita strada tortuosa che ormai potrei fare anche ad occhi chiusi. Non avevo mai fatto caso a tutti i sassi che ci sono lungo il sentiero.
Sono molto agitata. Cosa gli dirò quando arriverò lì? Dimmi chi sei? Sono una psicopatica, una cretina.
Non so cosa gli dirò di preciso ma so che voglio andare fino in fondo a questa storia e poi potrò chiudere il capitolo della mia vita Heden. Un capitolo pieno di errori e di domande a cui sto per dare una risposta. Spero. Arrivo nello spiazzo pianeggiante e non vedo nessuno.
Se è uno scherzo è di pessimo gusto.
E se non fosse venuto sul serio solo per ridicolizzarmi? Ne sarebbe capace?
«Heden?» provo a chiamarlo.
«Sono qui. Vieni» seguo il rumore della sua voce e lo vedo seduto per terra con la schiena appoggiata ad un albero. È bellissimo. Sta cercando di staccare la corteccia dell'albero.
Mi guarda con quei suoi occhi stupendi che mi ipnotizzano ogni volta e capisco che da questo momento sarà più difficile dimenticarlo quando sarà ora di farlo.
Picchia una mano per terra per farmi capire che devo sedermi. Mi siedo e aspetto che lui inizi.
«Qui dove tutto è cominciato.» si limita a dire.
«Già.»
«Ti ricordi la prima volta che ci siamo visti? Eravamo proprio la.» dice indicandomi un punto sull'erba.«Tu ti eri incazzata perché non volevo dirti il mio nome...»
«Perché non volevi dirmelo?» chiedo
«Boh volevo farti arrabbiare. Non c'era un motivo preciso... ero stronzo e lo sono ancora tutt'ora, stiamo parlando di un mese fa.» le sue parole mi rattristano. Ero solo una distrazione per lui all'inizio, e forse lo sono ancora tutt'ora. È per questo che devo chiudere con lui.
«Okay. Non sono qui per rivangare i ricordi... sono qui perché voglio che tu mi dica cosa vuoi da me.» quelle parole fredde che sono appena uscite dalla mia bocca lo colpiscono. Lo capisco da l'espressione che ha in volto.
«Eri... solo... un gioco conto la noia.» dice abbassando lo sguardo. Lo sapevo. Non ha mai voluto essere mio amico lo dimostra il suo comportamento. Anche se non avevo dubbi su quello che mi ha appena detto fa male. Malissimo.
Mi allontano un po' da lui, ma mi prende un braccio e mi guarda negli occhi.
«Ho detto eri... non lo sei più ora.»
«Passata la noia? Hai trovato un gioco migliore?» chiedo.
«Ma cosa stai dicendo?!»
«Dico la verità Heden, non te n'è mai importato niente di me. Né ora né mai! E fa male okay? Dovevo capirlo da come mi trattavi...» mi libero dalla sua presa e mi alzo in piedi ma si alza anche lui.
«Mi dispiace per come ti ho trattata ma non mi era mai successo di non riuscire a stare lontano da una persona, non mi era mai successo di pensare a lei di giorno e sognarla di notte, non mi era mai successo di guardarla di nascosto nei corridoi della scuola, non mi era mai successo di sorridere quando la senti ridere, non mi era mai successo di voler spaccare la faccia alla persona che la fa piangere. Non mi era mai successo niente del genere e quindi ti trattavo male per provare a me stesso che tu non avevi il controllo sulle mie emozioni ma mi sbagliavo. Non sono la persona giusta per te ma voglio diventarlo e lo so che sono uno stronzo di natura ma voglio cambiare, Drid. Non sono bravo a parlare perché in genere sbaglio sempre tutto e non so esprimere i miei sentimenti, ma spero che tu abbia capito quello che volevo dirti.»
Adesso muoio, anzi no, svengo.
Faccio un passo verso di lui per avvicinarmi di più in modo che tra noi ci siano solo pochi centimetri.
«Cosa volevi dirmi oggi?»
«No, niente.»
«Dimmelo o me ne vado e non ti rivolgo più la parola...»
«Sei... così irritante ma allo stesso tempo così bella.» il mio cuore salta un battito.
«No. Tu sei irritante.» sorrido mentre appoggio le mie labbra sulle sue. La sua lingua chiede il permesso di accesso alla mia bocca, e una volta concesso stuzzica la mia lingua con la sua. In questo momento mi sento viva ed è così bello sentirsi vivi...
Mi mordicchia piano il labbro inferiore.
Non posso... Ash!
Mi stacco velocemente da lui che mi guarda perplesso.
«Non... non posso, mi dispiace.» mi metto a correre in lacrime fino a casa, qualche volta lo sento pronunciare il mio nome ma non torno indietro.
Prima di entrare provo a capire se c'è qualcuno in casa e sento la voce di Vane. Mi asciugo velocemente le lacrime ed entro in casa cercando di evitare gli sguardi interrogativi della coppia.
«Dove sei stata?»
«In giro.» taglio corto e mi precipito in camera mia dove ricomincio a piangere. Prendo il cellulare e chiamo l'amica di cui ho bisogno in questo momento. Julia.
«Pronto, Astrid?»
«Si, sono io Julia»
«Ehi ma cos'hai, tesoro!» mi viene da piangere ancora di più sentendo la sua voce e la sua gentilezza. Non ne posso più mi lascio andare in singhiozzi mentre le racconto ogni cosa.

Questione di scelteWhere stories live. Discover now