Chapitre -1-

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(1972, maggio)

Brian Harold May camminava irrequieto nel back stage del Beans, il nuovo locale che quella stessa sera doveva essere inaugurato e proprio per tal motivo, lui e la band in cui suonava, i Queen, dovevano esibirsi.

I lunghi ricci accarezzavano il suo volto e come spinti da un ritmo si muovevano anch'essi irrequieti.

Nella sua mente ripassava la scaletta prevista per la serata, ripassava i vari accordi delle canzoni e boccheggiava i vari testi, alti e bassi inclusi.

Perché doveva essere così agitato? I brani li sapeva tutti, dal primo all'ultimo, maggior parte del pubblico era fan della band in crescita ... Cosa sarebbe andato storto? Nulla, ma le paranoie schiavizzano l'uomo fin dalla notte dei tempi.

Aveva semplicemente paura che qualcosa andasse storto, magari in un momento di panico si sarebbe scordato tutto quanto.

«Tutto bene?» chiese John Richard Deacon passando di fianco al chitarrista; anche se non sembrava l'agitazione lo stava divorando lentamente ma, come al solito, cercava di non farla vedere.

Tutto gli sembrava strano, i Queen si stavano facendo strada nella scena musicale inglese con rapidità e per lui questo era ancora un passatempo per calmare i nervi stressati dovuti alle lezioni all'Imperial College.

«Si, si ... credo, ma non ne sono sicuro...» mormorò nervoso Brian «Tu piuttosto, come stai?» aggiunse sedendosi su una sedia di plastica bianca.

Il bassista si appoggiò al muro e fece una risata nervosa «Mi sento come una persona timida, che sta per andare su un palco, davanti a tante persone per suonare... quindi direi abbastanza sottosopra»

«Un giorno prenderai confidenza, per adesso ce lo possiamo ancora permettere di essere così... "sottosopra"» scherzò il chitarrista sorridendo a John.

«Spero quel giorno arrivi molto presto... Anche per te» sospirò John facendogli l'occhiolino, per poi voltarsi per vedere se c'era il batterista e il cantante ma, vide solo il primo dei due appoggiato al muro mentre si accendeva una sigaretta e beveva della birra chiara; il bassista provò a fare un paio di conti, quella era la terza birra e probabilmente sarebbe andato avanti.

Una cosa che John non sopportava era il suo ruolo, in assenza della sobrietà di Brian, di autista personale della band.

A volte il cantante e il batterista esageravano con i bicchieri ed era compito suo riportare la combriccola a casa sana e salva.

Girò lo sguardo verso Brian, intento a fissare il vuoto immerso nei suoi pensieri, era meglio non interromperlo, a vederlo sembrava che stava risolvendo una difficilissima equazione a mente; perciò, John, decise di andarsi a lavare il viso, giusto per allentare la tensione e quindi di conseguenza s'incamminò verso il bagno nel più completo silenzio, senza accennare niente a nessuno.

Roger Meddows-Taylor si avvicinò per l'ennesima volta al camerino del cantante nella speranza di ricevere una risposta.

«Freddie, Darling, sei pronto?» lo etichettò il biondo bussando alla porta e usando una voce alquanto femminile.

A Roger piaceva fare il simpaticone, soprattutto con Freddie, in quanto sapeva che avrebbe reagito come un bambino dell'asilo.

Il biondo era proprio uno sbruffone e si divertiva nel comportarsi come un bambino, tuttavia nei momenti di serietà sapeva come comportarsi e come dimenticarsi del bambino che ancora viveva in lui.

Assaporò ancora una volta la birra, deglutendo lentamente e cercando di non preoccuparsi della serata, ma io suoi pensieri vennero interrotti da Farrokh Bulsara in arte, Freddie Mercury, mentre usciva dal camerino che si era appropriato senza il permesso degli altri tre.

Can Anybody Find Me Somebody To Love?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora