Prova ad ascoltare

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Sorrisi, non appena vidi il suo di sorriso.
Era vero, era bellissima. Era dannatamente bellissima.

-Potevi dirmelo prima, almeno non avrei..si be', non ti avrei presa in giro..-cominciai, grattandomi la nuca. -Insomma, non lo sapevo e pensavo che, ecco..- mi poggiò una mano sul petto, ridendo appena.
-Sta tranquillo, ci sono abituata ormai- mi sorrise. Perché io non riuscivo a farlo?

Era un'ingiustizia, prendersi gioco delle persone che non potevano difendersi. Chissà quante ne aveva passate, quanti scherzi che aveva subito e quante prese in giro. Leggevo nella sua espressione amarezza e delusione, un passato sofferente più che felice. Tante prese in giro, tante delusioni, tanti scherzi subdoli e cattivi. Non riuscivo a capire come riusciva a sopportare tutto ciò, sembrava così piccola quando invece aveva una forza assurda. Sopratutto per aggirarsi di sera da sola, doveva avere coraggio. Ero io l'impotente della situazione lì, e ciò mi turbava terribilmente.

-Ti va di restare ancora un po' con me? Ho una panca ad altalena fuori al mio giardino, potremmo restare lì un po'.. se vuoi, ovviamente-
-Certo che voglio- mi affrettai a dire, cercando con lo sguardo casa sua. -Una casa gialla, hai detto? Con uno gnomo da giardino alto due metri fuori la porta con un mantello rosso?-
-Lo gnomo c'è, ma non so quanto gnomo possa essere se mi dici che è alto due metri- fece spallucce ridendo lievemente.
-Scusa- sussurrai imbarazzato, insomma.. non è cosa di tutti i giorni incontrare ragazze tremendamente belle, ma che non ci vedono.

Vidi quella che doveva essere casa sua, così che lentamente ci avvicinammo. Le sue dita sottili ancora stringevano il mio braccio, avevo il cervello in panne. Non la volevo così vicino, ma allo stesso tempo desideravo sentire le sue mani su di me, desideravo che toccasse il mio corpo. Forse perché erano due anni che non mi facevo toccare da una ragazza, o forse perché era così delicata. Non sapevo il motivo esatto per cui la volevo vicino, sapevo soltanto che, se si fosse allontanata, avrei sentito un enorme vuoto dentro di me.
E no, non era perché non avevo mangiato nulla.
Silenziosamente, ci avvicinammo alla sedia a dondolo.

-Uhm, la tieni ferma?- la guardai sorridendo, prendendola poi per i fianchi.
-Ti aiuto io- sussurrai al suo orecchio. Sentii una scarica di adrenalina percorrere la mia schiena dorsale, eppure ero stato io a provocarla.
-Grazie- arrossì, dolcemente le accarezzai il viso.
-Parlami di te- mi girai verso il so viso, illuminato dal chiaro di luna.

Senza occhiali era davvero più bella. Quella montatura, per quanto mi piacesse, non mi permetteva di vedere il suo viso, assolutamente perfetto. Ciglia lunghe, naso all'insù, labbra rosee e carnose, mento piccolo e gote rosse. Era davvero una bambolina, sembrava fatta di porcellana. Mi piaceva guardare il suo viso, il suo profilo. Sembrava più piccola della sua età, ed era solo un segno positivo. Era davvero tenera, ogni qual volta finivo per guardarla avevo voglia di stringerla tra le braccia e di tenerla stretta al mio corpo.
Quelle emozioni che provavo, mai le avevo provate prima. E mi spaventavano, anzi, mi terrorizzavano. L'ultima volta che avevo guardato una ragazza nello stesso modo in cui stavo guardando Anastasia, ero finito col rimanere fottuto. E di rimanere fregato ancora, proprio non mi andava.

-Cosa c'è da dire?- portò una mano al mento, accarezzandolo. Solo allora notai il suo smalto rosso, rosso fuoco.
-So solo che hai un nano da giardino alto due metri e che la tua casa è gialla- ridacchiai, portando la mia attenzione sulle sue labbra. Mi persi a guardarle, sembravano davvero tanto, tanto carnose.
-Penso che sia abbastanza- fece schioccare la lingua sotto il palato, facendomi sorridere.
-Qual'è il tuo colore preferito?- cominciai con le domande, pentendomene subito dopo. -Oh, scusami, io..-
-Mi piaceva il verde- mi interruppe, poggiando una mano sulla mia gamba. -Il verde smeraldo. Il colore della speranza e della natura-
-Quindi non sei nata cieca, ma ci sei diventata?- mi azzardai a chiederle, spostando la mia mano sulla sua come per darle conforto. Annuì, prima di abbassare la testa.
-Avevo quindici anni, ero col mio migliore amico.. aveva da poco preso la patente, era di solo un anno più grande di me. Come poteva pensare che proprio la sera che mi aveva promesso di uscire, si sarebbe messo a piovere così tanto che sbandò e andò fuori strada?- sospirò, mentre io trattenni il respiro. -La macchina girò su sé stessa, si fermò addosso ad un albero. Dylan venne schiacciato.. e morì sul colpo..- deglutì, le strinsi più forte la mano. -Quando mi svegliai dal coma non ci vedevo più. L'ultima cosa che ricordo di aver visto, è il volto impaurito del mio migliore amico e il suo sguardo spento. Dissero che avrei ripreso a vedere, che prima o poi avrei ripreso la vista. Ogni giorno che passa, mi rendo conto però che in quell'incidente ho perso due cose fondamentali che non torneranno più. Sono sei anni che aspetto e la vista non è tornata, se n'è andata con Dylan. Non torneranno più..- si fermò, sospirando ancora.
-Anastasia, io..- mi bloccai, analizzando per bene le parole che volevo dire.

Look in my eyes, what did you se? [COMPLETA] Where stories live. Discover now