chapter seventeen.

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Ethan non la venne a prendere, alla fine aveva dovuto chiedere un passaggio al compagno di sua mamma per tornare al campus. 

Abby dunque ritornò al campus, fortunatamente aveva anche smesso di piovere. C'era stato silenzio in auto, Abby in realtà stava pensando a quanto avevano detto lo stesso Mike ed Elise a tavola. 

Non ci poteva credere, lui stava lavorando al caso Arthur Styles, e non poteva non essere ansiosa. 

Temeva, infatti, che Harry fosse stato scoperto, perché infondo era stato lui ad ammazzarlo e a simulare un suicidio, e tutti lo avevano creduto tale. Ma a quanto sembrava, Mike aveva un occhio attento e non si sarebbe bevuto facilmente la storia che tutti stavano facendo credere. 

Aveva paura, paura che quel profumo femminile di cui l'uomo aveva parlato era il suo, paura per Harry, paura che tutto sarebbe saltato. 

Ma come era possibile che quel caso era venuto fuori così, all'improvviso, dopo lunghi mesi? Che il corpo fosse stato scoperto solo in quel periodo? 

Troppi pensieri frullavano nella sua testa, era sconvolta. Non sapeva se avvisare Harry e metterlo in guardia, in modo che se lo avessero interrogato si sarebbe creato un alibi da far credere ai poliziotti, oppure lasciarlo all'oscuro, e aspettare il corso delle indagini...

Intanto Abby era scesa dall'auto dopo aver ringraziato Mike per il passaggio. Era entrata all'interno dei dormitori femminili, e una volta in stanza, aveva trovato Ethan seduto comodamente sul suo letto. Senza calcolarlo minimamente, si era spogliata delle sue scarpe e del suo cappotto e stava preparando il necessario per andare alle docce.

"Che c'è, Abby? Ti vedo pensierosa." disse lui, rompendo il silenzio creatosi in stanza.

Abby si girò verso di lui. "Nulla, sono solo un po' sovrappensiero per via della proposta di lavoro da parte del signor Smith." mentì, ovviamente.

Ethan scosse la testa. "A me non sembra proprio."

"Ti dico che è così," insiste' lei, poi sospirò e continuò a parlare. "Mi sento stressata perché non so' che decidere. Se accettare la cosa, e cominciare una carriera lavorativa, oppure lasciar perdere e finire gli studi prima."

"Be', di certo lo stress non mancherà, dal momento in cui dovrai farti in quattro poi per dare gli esami."

"Non migliori la situazione così, sai?" disse amaramente, aggrottando le sopracciglia. "Io vorrei accettare, perché un'occasione del genere capita una sola volta nella vita, chissà se poi una volta laureata avrò un'opportunità del genere."

"Allora se la pensi così, accetta. Vai, prova. Se non ti senti nel tuo ambiente, ti licenzi, stop."

"Uhm, sì." borbottò, frugando nella tasca del suo giubbotto. Si era resa conto che mancava il suo cellulare, e notando le tasche del suo giubbotto vuote, si rese conto che molto probabilmente lo aveva lasciato a casa della mamma.

Che sbadata che sei, Abby... 

"Ho dimenticato il telefono da mamma, pur volendo non posso chiamare il signor Smith." sbuffò alla fine, scostandosi i capelli dal viso. "Domani prendo un taxi e vado personalmente in ufficio."

"E ti conviene? Perderai un'altra giornata di lezione."

"Non fa nulla, preferirei poi parlargli personalmente." fece una pausa, poi afferrando il suo accappatoio, gli disse. "Vado alle docce adesso."


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Il giorno dopo Abby fece quanto aveva detto la giornata prima; prese un taxi, intorno alle nove e mezza del mattino, e raggiunse la struttura. 

Reborn Soul [MadSoul's Sequel]Where stories live. Discover now