Capitolo 32 - Un gesto inatteso

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Angy

Mi hanno dimesso da qualche giorno dall'ospedale e oggi torno al lavoro.

Nei giorni in cui sono stata ricoverata Leonardo è passato a trovarmi con Chiara soltanto una volta ed è rimasto per lo più in silenzio ad ascoltare la conversazione tra me e la segretaria, appoggiato alla parete della stanza con uno sguardo imperscrutabile.

Durante la visita l'ho anche visto discutere animosamente con mio fratello Giorgio, proprio davanti alla porta della mia stanza. Non ho potuto sentire di cosa stessero parlando, poiché ero intenta a chiacchierare con Chiara, ma la postura tesa di Giorgio e l'aria severa con cui l'ho visto rivolgersi al mio capo, mi hanno insinuato il dubbio che mio fratello si sia intromesso nella mia vita.

D'altronde non sarebbe la prima volta. A causa della notevole differenza di età che ci separa, Giorgio si è sempre rapportato a me più come un genitore apprensivo che come un fratello maggiore con cui condividere momenti di complicità e leggerezza.

Ho una tremenda confusione in testa circa il malore che ho avuto. Ricordo soltanto di essermi sentita male in studio: di aver improvvisamente avuto la sensazione di non riuscire più a governare il mio corpo, di sentire l'aria mancarmi nei polmoni a causa di una repentina tachicardia e di avere avuto l'impressione che il mondo intorno a me si scomponesse in forme confuse. Non ricordo altro.

Il primo ricordo successivo al malore risale a quando mi sono risvegliata in un letto di ospedale dopo che era trascorso più o meno un giorno dal mio malore.

Giorgio sostiene che sia tutto assolutamente normale, poiché ho involontariamente assunto delle sostanze stupefacenti.

Chiara mi ha spiegato che le sostanze erano contenute nel pasticcino che ho mangiato e che probabilmente tutto il vassoio che è stato consegnato allo studio di Leonardo è stato avvelenato con delle droghe. Per quel poco che mi è stato raccontato, sono riuscita a comprendere che chi doveva essere colpito dal gesto di una persona chiaramente squilibrata era Leonardo. Il perché tuttavia mi è ancora sconosciuto.

Chiara si è limitata a dirmi che sarebbe stato Leonardo a raccontarmi meglio la situazione complicata che lo coinvolge personalmente, mentre Leonardo mi ha assicurato che mi avrebbe spiegato tutto non appena mi fossi ripresa.

Entro nello studio con una strana sensazione di malessere, in parte dovuta agli ultimi ricordi che ho dell'ufficio, che ora associo al gesto folle di uno psicopatico, e in parte perché Leonardo, dopo avermi consigliato di rimanere qualche giorno a casa per rimettermi completamente, mi ha anticipato, con un tono di voce che non mi è piaciuto per niente, che al mio rientro in studio avrebbe dovuto parlarmi per rivedere la mia posizione all'interno dell'organico.

Dopo aver poggiato la borsa nella mia stanza, mi dirigo verso lo studio di Leonardo non prima però di aver salutato Chiara, che risponde a monosillabi con un'espressione tesa sul viso.

L'espressione di Chiara alimenta il mio stato di agitazione e la convinzione che Leonardo abbia intenzione di chiarirmi che non gli serve più una praticante.

Mi tremano le mani e mi manca il fiato. Per mesi ho sperato di andarmene da questo studio, non appena avessi trovato un posto di lavoro migliore, e ora invece mi deprime la sola idea di non rivedere più l'angusta intercapedine su cui si affaccia la finestra della mia stanza, che per tanti mesi ho disprezzato.

La porta della stanza di Leonardo è aperta, perciò entro bussando sullo stipite della porta.

Leonardo alza la testa dal fascicolo nel quale è assorto e mi osserva accigliato.

<<Posso disturbarti?>> domando con un po' di esitazione, visto il volto scuro che si ritrova il mio capo. <<Volevi parlarmi?>> proseguo, sentendo la tensione tendermi i muscoli delle gambe e l'inquietudine sopraffarmi. Leonardo ha uno sguardo che non mi piace affatto.

Se confessi, ti sposo!Where stories live. Discover now