21; Amanda

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Erano le undici, dannazione. Lydia e Scott non erano ancora arrivati.

Posai gli occhi sulle mie unghie. La manicure perfetta che mi ero fatta era scomparsa, visto che passavo la maggior parte del tempo a torturarmele.

Dovevo calmarmi. Non dovevo stressarmi. Respirai piano e contai fino a dieci, lentamente, alternando ogni numero con un respiro e un sospiro, come mi aveva detto di fare la psicologa.

Raventown era veramente bella di notte. Le luci dei lampioni la facevano sembrare una distesa di oro su un manto nero. L'aria non era nè troppo umida nè troppo secca. Avevo fatto bene a portare i miei studenti in quella città.

A proposito dei miei studenti... dovevo verificare che si fossero addormentati tutti. Lasciai il balcone dal quale mi affacciavo per aspettare l'arrivo di Scott e Lydia, attraversai la camera disordinatissima ed uscii nel corridoio del bed and breakfast.

Nella costa della California era tradizione sparare l'aria condizionata a meno dieci nei luoghi pubblici, pensai quando attraversai il corridoio.

Bussai alle porte di tutte le stanze dei ragazzi per accertarmi che fosse tutto a posto e che non ci fossero sverginamenti vari tra coppiette.

«Prof, va tutto bene, stiamo solo giocando a Call of Duty.» Disse Fred Hawthorne, che venne ad aprirmi la porta con gli occhi arrossati e le palpebre che si aprivano e chiudevano velocemente, evidente segno di chi è stato davanti ad uno schermo per troppo tempo.

«Ma certo.» Feci per andarmene, ma poi mi venne un'idea.

«Fred.» Parlai piano. «Hai il numero di Scott Callaghan?»

Corrugò la fronte. «Sì, perché?»

Ma quanto sei scemo, pensai.

«Il tuo amico e Lydia Roy-Jobs non sono ancora arrivati, e questa cosa è preoccupante. Adesso dammi il telefono.»

Il suo viso si trasformò in un sorriso sghembo. «Prof, staranno scopando di sicuro.»

«Dammi il telefono.» Ripetei nuovamente.

Lui borbottò qualcosa che a me sembrava molto un grugnito e rovistò nella busta di plastica che si era portato come valigia. Alla fine tirò fuori un iPhone 7 Plus, di quelli che non mi sarei mai potuta permettere nemmeno con un anno di stipendio senza ferie. Lo sbloccò e me lo porse. Andai velocemente nella rubrica dei contatti e tra i preferiti trovai quello di Scott. Premetti nervosamente sul suo nome. Squillò una decina di volte, ma alla fine rispose.

«Ehi Fred, cosa vuoi?»

Feci cenno a Hawthorne tornare a giocare e gli dissi che gli avrei ridato il telefono a chiamata finita. Lui abbassò la testa e chiuse la porta con un sonoro cigolio.

Percorsi il corridoio ed entrai nella mia stanza. Mi stesi sul letto, poggiando le spalle sulla testata.

«Scott, sono Amanda.»

«Amanda? Salve prof!»

«Ti rendi conto di che ore sono? Dove siete tu e Lydia?»

«Bloccati a Steepfall con un guasto alla macchina e nessun meccanico vivo.»

Steepfall? E dov'era quel posto?

Sbuffai. Avevo bisogno di parlare con una donna. «Passami Lydia.»

Si sentirono una serie di suoni, poi la voce di Roy-Jobs risuonò dall'altro capo.

«Prof, non può capire cosa è successo.»

«Spara.»

Mi raccontò tutto, dall'auto rotta alla ricerca disperata del meccanico, dicendo anche che il prossimo treno sarebbe ripartito nel giro di una settimana. Mi venne voglia di ficcarmi le dita negli occhi: la quantità di sfortuna che avevano avuto quei due superava limiti inauditi.

Ma in un certo senso ero felice: Lydia sembrava raggiante e felicissima, nonostante le circostanze. Non omise il fatto che Scott si era innamorato di lei e che lei stessa provava qualcosa per lui. Diceva che era come se tutto fosse stato messo sotto una luce diversa: adesso poteva vedere chiaramente.

Ebbi un flashback di quando avevo fatto quella strana proposta ai ragazzi e sorrisi.

Come avevo previsto, si erano innamorati l'uno dell'altra.

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yes, doppio aggiornamento today🌹

MumWhere stories live. Discover now