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«Adley? Tutto bene?» chiese la voce di Sebastien da dietro la porta del bagno. Evidentemente mi aveva visto andare lí dentro e si era preoccupato.
«Sí, tutto bene, forse ho davvero bevuto troppo» dissi cercando di ridacchiare.
Non avevo bevuto troppo, anzi non appena fossi riuscita ad uscire da lí senza essere un totale disastro, avrei bevuto qualche altro bicchierino per riuscire a non urlare davanti ad Aven.
Non sapevo nemmeno perchè fossi cosí turbata, alla fine non doveva farmi nessun effetto vederlo baciare qualcuno.  A me Aven non piaceva, quindi non capivo perchè mi avesse fatto cosí male vederlo baciare un'altra.
«Sicura di stare bene? Chiamo qualcuno?»
Prima che potessi dire di no, sentii Sebastien allontanarsi. Oddio, chissà chi avrebbe chiamato! Non volevo nessuno e, a dirla tutta, nemmeno Sebastien. Insomma era stato carino a preoccuparsi e tutto, ma in quel momento volevo solamente stare con il water.
«Adley? Sei qui dentro? Esci immediatamente».
L'unica persona che proprio non doveva assolutamente vedermi in quello stato. Perchè Sebastien aveva chiamato Aven? Perchè quando non lo volevo me lo ritrovavo sempre? Non poteva rimanere a sbaciucchiarsi con quella tizia? A dirla tutta mi sembró meglio averlo davanti lí piuttosto che con lei.
«Cosa vuoi?» chiesi, uscendo.
Aven era spettinato- probabilmente la tizia si era messa a toccargli i capelli, scoprendo che non erano una parrucca-, un po' accaldato e sembrava anche parecchio seccato. Poverino, avevo interrotto la sua seratona.
«Il tuo amico mi ha detto che stavi male quindi sono venuto a vedere come stavi». Ma che carino.
«Sto benissimo, ora torna a fare quello che devi fare, non voglio essere una seccatura».
«Non sembra che tu stia troppo bene... sembri sconvolta. Ti avevo detto di non bere troppo».
Giá, lui era la voce della saggezza.
«Non ho bevuto troppo. Ora puoi per piacere andartene? Non ho voglia di vedere la tua faccia»
«Dio mio, non capisco davvero perchè tu debba sempre fare cosí! Io sono venuto qui a vedere come stavi, mi sono preoccupato per te, e tu mi insulti!»
«Ah, io ti insulto! Tutte le volte in cui tu mi hai trattato da cani te le sei dimenticato? Povero Aven, ha lasciato la sua amichetta per venire a vedere come stava la sua brutta compagna di viaggio e viene anche trattato male!»
Aven mi fissó e vidi che si tratteneva dal tirarmi uno schiaffo.
«Smettila di tirare in mezzo Alice»
Oh ma che tenero! La difendeva come un vero cavaliere.
«Ma che tenero, guarda come sei pronto a difendere la tua innamorata. Sai una cosa, Aven? Non ce la faccio piú a sopportare te e il modo in cui mi tratti, e non capisco perchè tu mi odi cosí tanto, sul serio. Dovresti strisciare e pregarmi di perdonarti, e quello che fai è trattarmi malissimo. Quindi sai una cosa? Da domani, anzi da stasera, voglio che i nostri discorsi siano pochissimi e solo per questioni di vita o di morte, poi arriveremo a Freres e lí non ci vedremo piú molto. Quindi tranquillo, non dovrai piú preoccuparti di come sto per non rovinare il nostro viaggio e non dovrai piú temere di essere trattato male, perchè questa è l'ultima volta che ti parlo.»
Detto questo me ne andai, ma prima sentii le sue parole.
«Perfetto! Sai che sollievo per me sará non averti piú intorno. Torna pure dal tuo Sebastien e goditi la tua vita. Io e te abbiamo chiuso.»
Mi voltai e gli dissi: «non possiamo chiudere qualcosa che non è mai iniziato» e me lo lasciai alle spalle.
Ero furiosa con lui.
Ero furiosa con Sebastien perchè aveva chiamato lui.
Ero furiosa con me stessa perchè mi ero appena resa conto di una cosa che non doveva assolutamente accadere: Aven mi piaceva ancora, e non poco.
Insomma, non ero esattamente nello spirito giusto per vedere intorno a me gente felicissima e piena di voglia di divertirsi.
Alla fine decisi di buttarmi su un divano con una bottiglia di vodka e un bicchiere. Accanto a me c'era una coppia che continuava a sbaciucchiarsi e a dirsi cose come: «ti amo tantissimo» e «io di piú» e il mio stomaco fece uno sforzo terribile per non fare uscire tutto qualcosa di non piacevolissimo di nuovo.
Dopo aver bevuto circa due altri bicchieri di vodka, mi sentivo talmente male che mi stesi su quel divanetto, invadendo lo spazio di "io di più", "no io di più". Ops.
Se ne andarono guardandomi malissimo, ma non poteva importarmi di meno. Ad un certo punto mi addormentai, e non mi ricordo nemmeno cosa sognai, peró c'entrava Aven, c'entrava sempre Aven.

Quando mi svegliai ero nella mia stanza. Cioè, ero nella stanza in cui mi ero preparata.
Non sapevo come ci ero arrivata, quello che mi ricordavo era semplicemente un divano, poi delle braccia che mi cingevano e che mi stendevano sul letto delicatamente. Probabilmente era stato Sebastien a portarmi lí, di sicuro non qualcun altro di mia conoscenza.
Non appena scesi per la colazione incrociai lo sguardo di Aven, ci fissammo per qualche secondo, poi andai a sedermi dall'altra parte della stanza e vidi con piacere che Aven mi seguiva con lo sguardo.
«Cosa le porto?»
«Mmmh?» chiesi pensierosa alla donna che era venuta a chiedermi l'ordinazione. In realtà stavo morendo di mal di testa e l'unica cosa che volevo era qualcosa per farmi passare tutto quel dolore.
«Un caffè e un succo d'arancia, grazie».
Quando la tizia se ne fu andata, Aven mi venne davanti. Pensavo che volesse parlare con me, scusarsi, dirmi che senza di me non riusciva a vivere, che solo vedermi gli aveva illuminato la giornata e che mi amava alla follia, ma invece si diresse verso il bagno, che era dietro di me.
Evidentemente aveva preso sul serio il mio discorso di ieri sera. Certo, io gli avevo detto che non volevo piú parlargli e tutto, ma era perchè speravo che lui mi dicesse che non poteva vivere senza il suono della mia voce.
Cosa che non aveva detto. Anzi, aveva detto il contrario. Quindi se stavano cosí le cose io non avrei parlato con lui e non avrebbe parlato con me, se non per questioni di vita o di morte.

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