nineteen

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«Cosa vuoi?» chiese Maximillien a Jasper, non appena lui entró nella sua camera.
«Volevo sapere se posso rendermi utile con il principe di Medley, ho saputo che è ferito»
Ci fu un attimo di silenzio.
«Te l'ha detto Seamus?»
«Sí» rispose prontamente Jasper.
«Quello scansafatiche! Non vuole mai fare nulla, nemmeno stare davanti ad una porta. Non importa, dagli tu il cambio»
Io nel mentre ero dietro la porta, ad origliare tutto quello che si stavano dicendo, travestita da cameriera, nel caso in cui qualcuno mi avesse visto e avesse sospettato di me.
«Sí, signore. Dove devo dirigermi?»
«Nell'ala reale dell'infermeria, è là che si trova. Devi solo stare davanti alla porta e controllare che non entri nessuno, ce la fai?»
«Certamente, vostra Altezza»
«Bene, vai allora»
Jasper uscí e per poco non lo baciai dalla gioia. Sapevo dov'era Aven, dovevo solo seguire Jasper e poi parlargli.

«Seamus eccomi, devo darti il cambio» disse Jasper non appena arrivammo davanti ad una porta bianca chiusa con un lucchetto.
Non sarei mai arrivata a pensare che lá dentro ci fosse Aven. Aven. Non appena dissi quel nome dentro di me tutta la gioia se ne andó. Stavo per vederlo davvero. Cosa gli avrei detto? Sarebbe stato cosciente? Mi odiava ancora?
Seamus nel frattempo fu ben felice di lasciare il posto a Jasper, anche se guardó diffidente il carrello con le lenzuola pulite che stavo trasportando come copertura.
«Fai entrare solo lei, hai capito? Nessun altro»
Oh certo, tranquillo, nessuna Adley Hillsy sarebbe mai riuscita ad entrare lí!
«Certo» disse Jasper sorridendo.
Quando entrai mi stupii. La camera era bellissima, di un verde pastello con foglie d'oro sulle pareti e un grandissimo specchio dorato si trovava sopra un camino bianco pieno di piccoli dettagli in rilievo. Al centro della stanza c'era un letto e il mio cuore smise di battere per qualche secondo.
Dentro c'era Aven. Sembravano secoli dall'ultima volta che lo avevo visto.
«Cosa vuoi?» chiese, scontroso.
Cosa positiva: era sveglio, parlava, era antipatico come sempre e sembrava stare bene. Mi ero immaginata di vederlo in fin di vita, invece aveva soltanto un braccio fasciato e una garza enorme all'altezza delle costole. Era a petto nudo e con i capelli spettinati e mi chiesi come fosse possibile che fosse il momento in cui mi sembrava piú bello in assoluto di tutti.
«Allora? Sei sorda? Devi cambiarmi le lenzuola?»
Cosa? Oh. Le lenzuola. Guardai verso il carrello.
«No, Aven sono io» e mentre lo dicevo mi tolsi la cuffia che avevo messo e sciolsi i capelli.
Aven rimase a fissarmi. Non disse nulla.
«So che...»
«Sai cosa? Puoi spiegarmi per piacere cosa ci fai qui se non te ne frega nulla di me e non volevi più vedermi?» Aveva uno sguardo gelido e una voce ancora più fredda.
«Sí che mi frega di te! Sono venuta qua apposta...»
Aven non sembrava desideroso di farmi finire nemmeno una frase.
«Apposta per fare cosa? Ammazzarmi? Mi odi cosí tanto? Sono stato giorni ad aspettare che arrivassi, ma non sei mai venuta. E ora, casualmente, vieni travestita da cameriera. Cosa stai architettando?»
Un momento. Era stato giorni ad aspettarmi? Ma non poteva essere... era stato ferito ieri, era stato mandato qui ieri...
«Quando ti hanno portato qua?»
Lui sbuffó. «Come se non lo sapessi.»
«No che non lo so!»
«Quattro giorni fa, sono qui da quattro lunghissimi, interminabili giorni. Ho chiesto solo una cosa, di vedere te e di parlarti e lo sai cosa mi hanno detto? Oh, certo che lo sai! Sai benissimo che hai detto che non te ne fregava nulla e che non volevi nemmeno essermi vicino. Ah, e non dimentichiamo la mia parte preferita: "per me puó anche morire, anzi sarebbe un sollievo". A che gioco stai giocando, Adley? Ti stai vendicando?»
Aria. Avevo bisogno di aria. Non riuscivo nemmeno a parlare. Aven sembró prendere la cosa un po' male perchè inizió a parlare ancora più aspramente di prima. «Certo che ti stai vendicando. Vuoi vedermi soffrire tanto per essere felice. Volevi vedere di persona che stessi davvero cosí male come dicevano, ecco perchè sei qua! Mi sa che ti è andata un po' male, mi sto rimettendo, tra poco potró camminare di nuovo e stai tranquilla, me ne andró da qui al più presto per lasciarti in pace insieme a quel Maximillien. Sai qual è la cosa peggiore? Che mi ero reso conto di provare per te qualcosa che non avevo mai provato per nessuna, volevo scusarmi davvero per quello che ti avevo fatto, spiegarti perchè l'avessi fatto e iniziare una nuova vita con te. Dio, quanto sono stupido! Io mi stavo innamorando di te, mentre tu e il tuo fidanzatino tramavate di uccidermi alle mie spalle!»
Tutto quello che mi aveva detto mi entrava nelle orecchie, ma era come se fossero delle frecce che mi ferivano. Non sapevo nemmeno da dove cominciare, cosa dirgli, cosa chiedergli.
«Aven...» iniziai, ma mi mancarono le parole.
Lui guardó verso lo specchio per non incontrare il mio sguardo e mi accorsi solo in quel momento che aveva un braccio incatenato.
«Oddio, sei incatenato!»
I suoi occhi tornarono a concentrarsi su di me, ma desiderai che non l'avessero mai fatto. Il suo sguardo era pieno di odio.
«Ringrazia il tuo principe per questo regalino».
Maximillien? Oddio. Oddio. Oddio. Tantissime cose iniziavano a diventare chiare.
«Aven, chi ti ha ferito?»
Temevo di sapere già la risposta.
Sul suo volto comparve un sorriso, ma era totalmente privo di gioia. «Altro regalino del tuo principe. Inizia davvero ad essere il tuo uomo ideale, vero?»
Oddio.
«Aven, ti giuro che non avevo idea... io non... Maxmillien mi ha detto solo ieri che eri ferito e mi ha fatto andare in un altro posto dove non c'eri perchè mi aveva mentito affinchè non ti vedessi. Devi credermi, io non ne sapevo nulla. Mi ha detto che non volevi vedermi, ma nonostante questo ti ho continuato a cercare perchè io volevo vedere te. Ti prego devi credermi» e detto questo gli andai vicino e gli sfiorai la mano incatenata con la mia.
Ecco, avevo immaginato che lui mi sorridesse intenerito e, con un misto di lacrime di gioia e commozione, mi baciasse appassionatamente, invece non mi guardó nemmeno e cercó di allontanare la sua mano dalla mia.
«Aven, ti prego»
Silenzio.
Il suo sguardo era sempre rivolto ovunque tranne che su di me.
«Chi ha scritto questo discorso strappalacrime?» chiese, guardandomi poi negli occhi con un odio che non gli avevo mai visto prima.
«Nessuno l'ha scritto, Aven, cosí come nessuno mi ha detto che eri stato ferito quattro giorni fa e cosí come mi ha riferito che volevi vedermi!» stavo iniziando a scaldarmi. Insomma, io non avevo davvero fatto nulla per meritarmi questo trattamento. Preferiva credere a Maximillien piuttosto che a me? Grandioso, ma che non si aspettasse altri discorsi strappalacrime!
«L'Odissea l'hanno giá scritta, non sono cretino come Polifemo, grazie per la fiducia. Nessuno è Maximillien, lo so» e dicendo questo sorrise di nuovo senza alcuna gioia.
«Cos'era, una battuta? Perchè non mi ha fatto ridere. Non mi vuoi credere? Benissimo, vai avanti a pensare che io e Maximillien stiamo progettando di ucciderti insieme e che per me tu non sei nulla, vai avanti a trattarmi di merda dal momento che non sono venuta a trovarti quattro giorni fa, perchè non sapevo nemmeno dove fossi o se stessi bene o male» replicai, con le guance in fiamme per la rabbia. Avevo da tempo levato la mia mano dalla sua incatenata e lo guardavo furiosa.
«Oh, ma davvero? Chissà quanto ti sei preoccupata per me, ci pensavi giorno e notte, vero? Eri in pensiero che qualcun altro mi avesse ucciso per non poterlo fare tu e gioire nel vedermi soffrire, no?»
Questo era troppo.
«Sí, esatto, proprio cosí! Infatti stasera in camera mia c'è una mega festa in onore della tua morte, sai sono venuta qua- travestita da cameriera perchè mi diverto molto a mascherarmi- con l'intenzione di ucciderti, cosí poi posso festeggiare allegramente con Maxi e tutti i miei amanti. Sai, ti inviterei volentieri se non ti dovessi uccidere!»
Aven stava per dire qualcosa, ma entró Jasper nella stanza in quel preciso istante ed esclamó: «Addy stanno arrivando a portargli il cibo, dovresti andartene ora»
Io annuii e, senza farmi vedere da Aven, mi asciugai una lacrima. Lui peró parló prima che io raggiungessi la porta e me la chiudessi alle spalle: «Addy, ti prego non uccidermi prima di aver scoperto come finirá questo triangolo amoroso: sceglierai il principe potente e diabolico, o la guardia ombrosa e muscolosa?»
Mi voltai verso di lui, lanciandogli uno sguardo di sfida. «Allora ti consiglio di andarci piano con il dolce, sai l'avevo avvelenato per ucciderti, ma troveró un altro diabolico piano per farlo dopo aver scelto il mio amante», e detto questo me ne andai, furiosa, delusa e triste.

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