seventeen

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I giorni che seguirono furono tra i peggiori che avessi mai vissuto.
Innanzitutto non avevo nessuno con cui parlare perchè Jasper mi odiava e non avevo esattamente trovato miliardi di altri amici lí, poi la mia angoscia per Aven aumentava ogni ora di piú.
Non sapevo dove fosse, se stesse combattendo, con chi, se fosse ferito, se fosse vivo.
Mi odiavo tantissimo perchè quando desideravo ad ogni costo che fosse lí, davanti a me, per dirgli cosa provassi per lui, mi ricordavo di quando ce lo avevo avuto davanti, di cosa gli avevo detto, di quanto lo avessi odiato e allo stesso tempo amato.
Non sapevo cosa fare. Non potevo passare il resto del tempo a Freres con l'angoscia, pensando solo al peggio.
Quindi decisi di provare a leggere qualcosa per distrarmi, ma in tutti i libri che trovai nella biblioteca si parlava o di amore o di guerra o addirittura di ragazze che si ammazzavano perchè il loro amore moriva in guerra. Non esattamente letture rassicuranti.
Una voce mi distolse dai miei pensieri.
«Adley, promettimi di non allarmarti» disse Maximillien dietro le mie spalle.
Ovviamente mi allarmai tantissimo. Insomma non puoi andare da una persona a dirle di non andare in panico, perchè è logico che andrá nel panico piú assoluto.
«Cosa c'è?» chiesi, con voce tremante.
Lui mi fissó per qualche secondo in silenzio.
«Maximillien?»
Distolse lo sguardo e disse: «si tratta di Aven».
Il mondo mi crolló addosso.
«Cosa? Aven cosa?» urlai, quasi in lacrime.
«Be', ecco lui... è tornato dalla guerra, è qui adesso»
Grandioso, meraviglioso. Era qui, Aven era qui.
Stavo per superare Maximillien correndo piú veloce che potessi per cercarlo e dirgli tutto quello che pensavo di lui, di quanto mi fosse mancato e dei miei sentimenti per lui, ma il principe di Freres aggiunse: «è qui, nella sala di ricovero, è stato ferito pesantemente dai nemici e ora deve essere operato probabilmente»
Cosa? COSA? Il mondo cessó di esistere per qualche secondo.
«È grave?» chiesi, con una voce bassissima e pronta a singhiozzare.
Maximillien cercó di fare una faccia rassicurante, mi mise una mano sulla spalla e sorrise: «andrà tutto bene, vedrai».
Sí, certo. Andrá tutto bene un cavolo! Dovevo vederlo con i miei occhi, abbracciarlo, gettarmi sul suo corpo e piangere aspettando che si svegliasse con un mio bacio. Per fare tutto ció dovevo solo andare dov'era lui. Solo che... dov'era quella sala?
«Dov'è la sala di ricovero?»
Maximillien smise di sorridere e assunse un'espressione seria.
«Adley... non so come dirtelo, ma...» e qui si fermó un secondo per guardarmi, «Aven ha chiesto espressamente di non vederti»
«Oh»
Almeno aveva parlato. Voleva dire che non era cosí grave come pensavo. Non aveva bisogno del mio bacio per svegliarsi. Grandioso.
In fondo aveva ragione, lo avevo trattato abbastanza male, faceva bene a non volermi vedere. Davvero.
Non l'avrei visto, avrei aspettato che si fosse rimesso in forze per salutarlo e dirgli che ero felice che stesse bene... e se non si fosse ripreso? Se fosse... No, dovevo vederlo.
«Mi dispiace» aggiunse Maxmillien.
«Sí... io, vado a» a? A fare cosa? Non potevo dirgli che sarei andata da Aven, se mi aveva appena fatto capire che non ci dovevo andare, «ricamare».
Ricamare? Vado a ricamare? Pronto? Io non so nemmeno come diamine infilare il filo nell'ago, figuriamoci se so ricamare! Certo, perché è logico che dopo aver saputo che il ragazzo che ti piace è in fin di vita tu vada a ricamare!
«Ricamare?» Maxmillien mi guardó stupito.
«Sí, è... uhm... quello che facevo sempre ad Hillsy, ho tutto il castello tappezzato di miei ricami».
Sí, dovevo solo aggiungere che sotto i ricami c'erano tutte le mie coppe vinte per la mia innata bravura e che avevo gareggiato contro le piú spietate vecchiette che si dilettavano in quell'arte ed ero a posto!
«Oh.. d'accordo, allora poi fammi vedere cosa farai» disse sorridendo.
«Certo» sorrisi cercando di essere convincente.
«Adley?» mi chiamó Maximillien mentre ero praticamente fuori dalla porta.
«Ha espressamente detto di non volerti nemmeno lí vicino, non ti vuole»
Annuii e chiusi la porta, poi scoppiai a piangere per circa due minuti, fin quando non mi imposi di rimanere forte e positiva e di correre a vederlo. Non mi importava se non mi volesse vedere, io volevo vedere lui, diamine!

«Nome, prego» disse un uomo davanti alla sala dei ricoveri- dove ero arrivata dopo mezz'ora di giri intorno al castello. Aveva in mano un foglio e una penna e controllava i nomi delle persone che entravano.
«Bruce Gaher» disse un ragazzo davanti a me.
L'uomo guardó sul suo foglio e disse: «letto numero cinque, suo padre ce la fará, ha solo una ferita al braccio non troppo profonda». Il ragazzo sospiró felice ed entró.
«Nome, prego»
Oddio. Che nome dicevo? Aven aveva avvisato di non volevermi vedere, probabilmente lo sapevano tutti, anche questo tipo alto tre metri e largo non volevo nemmeno immaginare quanto. Immaginai che forse mi avrebbe portato via con violenza e minacciato di non tornare mai piú.
«Anastacia... Burro?» dissi pensando al primo nome che mi era venuto in mente.
L'uomo mi guardó perplesso, poi guardó sul suo elenco.
«Nessun Burro, mi spiace».
Merda.
«No, lo so, ma vede sono un'amica molto stretta di..»
Lui scosse il capo.
«Solo familiari o famiglia reale, sono spiacente.»
No che non lo sei, brutto stronzo!
«Sí, ma vede, se solo lei...»
«No. Nome, prego», disse rivolgendosi alla ragazza dietro di me.
Grandioso!
Tentai di vedere dalle finestre se riuscissi ad intravedere qualcosa, ma non ce la feci.
Decisi di aspettare seduta contro un muro fino a quando non se ne fosse andato quel tipo e ne fosse arrivato uno un po' meno scorbutico.
Dopo circa due ore, in cui avevo un po' dormito e un po' sentito alcuni dei nomi per sceglierne uno da dire per riuscire ad entrare, arrivó un tizio alto, magro e anche piuttosto carino. Doveva essere il sostituto, grazie a Dio.
«Eccomi, Mack, è finito il tuo turno» disse sorridendo. Mack bofonchió qualcosa, poi se ne andó, passandomi di fianco- ovviamente mi feci trovare estremamente interessata al pavimento- ma lui non si accorse di me.
«Come ti chiami, bellezza?» mi chiese il tipo biondo sorridendo. Aveva degli occhi azzurri stupendi e... Aven, ero lí per Aven.
«Emma Voger» dissi, usando il cognome di una che era entrata un'ora prima.
Il ragazzo controlló e poi mi sorrise di nuovo.
«Letto numero sette, buona fortuna!»
Gli sorrisi raggiante ed entrai.
Ce l'avevo fatta! Ero dentro! Alla faccia tua, Mack.
Ora dovevo solo trovare Aven.
Il che si riveló un pochino più complicato del previsto.
Guardai in tutti i letti e non lo vidi. Dove diavolo era finito?
«Adley?»
Lí per lí pensai di averlo sognato.
«Ave... Maximillien, ciao!» esclamai, fingendo di essere felice.
«Cosa ci fai qui, pensavo stessi ricamando»
Ah. Giá. Ops.
«Sí, be', mi serviva un filo bianco»
«E sei venuta qui?»
Ora capivo perchè mia mamma sapeva sempre che, quando le dicevo che un procione aveva rotto i vasi cinesi in sala e che non ero assolutamente stata io mentre cercavo di pattinare pur non sapendo pattinare, stavo mentendo. Perchè non sapevo mentire!
«Giá... mi hanno detto di venire qui a prenderlo. Incredibile, vero?»
Maximillien chiuse gli occhi per un secondo, si massaggió la fronte, poi disse: «non è qui».
«Sí, lo so, ora ho capito che mi hanno detto una bugia. Insomma, non mi aspettavo di trovare davvero il filo qui, ma mi sono fidata perchè la signora sembrava cosí tenera...» stavo per lanciarmi in una descrizione impeccabile di una signora immaginaria, quando Maximillien mi interruppe.
«Non il filo, Adley. Aven non è qui. Ti ho detto che era qui perchè sapevo che saresti venuta qui a cercarlo»
Oh.
«Ma perchè non volevi che lo vedessi?»
Lui mi guardó un attimo, poi distolse lo sguardo.
«Perchè lui aveva espressamente detto di non volerti vedere».
E fino a qui ero arrivata anche io, grazie.
«Sí, ma a te cosa importa?»
Maximillien mi prese per un braccio e mi condusse fuori dalla sala ricovero.
Per un attimo ebbi paura che volesse ammazzarmi, visto come stringeva sul mio polso.
«Ahia! Maximillien, cosa stai facendo? Mollami!»
Lui si fermó e mi abbracció. Lunatico era dir poco.
«Scusami io... non ti ho detto dov'è perchè non volevo che ti preoccupassi viste le sue condizioni».
Condizioni? Che condizioni?
«Ma hai detto che si sarebbe ripreso»
«Sí, ma ho anche detto che probabilmente doveva essere operato. Fai cosí, aspetta che si riprenda e lo rivedrai non appena starà bene».
Certo, e nel mentre avrei ricamato!
Me me andai furiosa.
Avrei visto Aven, non mi importava come.
L'avrei visto.

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