Dietro la maschera~6

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Oggi ci sarà il processo contro mio padre.
Dovrei essere triste?
Dovrei piangere?
Dovrei provare almeno un po'di pietà per lui?
No
Non provo nessuna pietà nei suoi confronti.
Anzi, é colpa sua se mi sono ridotto ad essere cosí.
É colpa sua se ora devo portare questa maschera che nasconde chi sono veramente e chi vorrei essere.
Quando ripenso a quello che fin da piccolo ho dovuto subire a causa sua sento la mia anima bruciare di rabbia. Vorrei prenderlo e provocargli tanto dolore quanto lui ne ha provocato in me.
Non mi interessa se é un' idea sbagliata o profondamente immorale, ma non posso fare a meno di pensare che quando verrà baciato dal dissennatore finalmente non dovrò piú preoccuparmi della sua fastidiosa e opprimente esistenza.
E tutto ciò mi fa quasi sentire bene.
Ma lo so che é tutta un' illusione.
Questa sensazione non é qualcosa di reale.
É destinata a sparire.
Forse per sempre.
Dopotutto sono destinato a sparire anche io come qualunque cosa in questo mondo.
Sono solo una statua che si degrada sempre di piú in fretta.
Prima o poi di me anzi di tutti non rimarrà altro che polvere.
Adesso mi sento male.
Perché sto pensando a queste cose?
Da quando sono cosí pessimista?
Chissà se anche la ragazza si sente sempre cosí.

Arrivo nel bagno e mi accascio a terra contro il gelido muro.
Guardo il suo messaggio.
I suoi genitori non ci sono più.
A differenza di mio padre devono essere stati brave persone.
Io per lui non sono triste mentre lei... Non so cosa prova lei, ma vorrei saperlo, vorrei sapere di piú sulla sua vita, ma soprattutto voglio sapere cosa l'ha spinta a diventare autolesionista.
A quanto pare anche lei é curiosa.
Mi chiede se ho una famiglia.
Potrei risponderle di sí, in fin dei conti mia madre non é morta.
O meglio il suo corpo é ancora in vita e funzionante, tuttavia non credo che il suo spirito sia ancora quello di un vivo.
Lo penso sempre piú spesso:
Ogni volta che le chiedo come sta e lei mi risponde "bene"e poi fa uno di quei sorrisi finti che detesto.
Quando é notte e sento i suoi pianti e le sue grida.
E quando guardo i suoi occhi,una volta azzurri come l'Oceano.
Ora non sono piú azzurri, non sembrano neanche piú occhi di una persona viva.
Danno l'impressione di essere coperti da una patina di polvere.
Sono come gli occhi di una morta, che in fin dei conti é quel che é diventata:una morta che cammina.
Non posso far altro che dispiacermi per lei, perché per quanto io mi sforzi di aiutarla non riesco mai a raggiungerla, é sempre lì, sull'orlo del baratro
Purtroppo l'unica persona che potrebbe salvarla da se stessa oggi morirà.

Mi alzo per andare a sciacquarmi il viso.
Quando guardo la mia figura riflessa nello specchio quasi non mi riconosco.
I capelli spettinati, la mia pelle pallida che é diventata quasi tendente al grigio e le scure occhiaie che mi contornano gli occhi gonfi e consumati dal pianto non sono da me.
Non mi ero accorto di aver iniziato a piangere.
Ma non mi importa.
Io non sono forte, non sono mai stato forte e non penso che sarò mai in grado di esserlo.
Non so se sono piú forte di quella ragazza.
Non faccio altro che chiedermi che cosa abbia passato.
Cosí mi decido finalmente ad impugnare la penna e scriverle.

"Lo so che forse ti sembrerà un po' strano ma io vorrei conoscerti meglio, vorrei sapere cosa ti ha portato a scrivere su questo muro con il tuo sangue, e se potrò vorrei anche aiutarti.
Sempre che tu sia d'accordo.

Comunque io non lo so... Non lo so se ho una famiglia"

~Dramione fa rima con depressione~Where stories live. Discover now