4. Contatto con tatto

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La direzione era scelta, ma non sapevamo dove saremmo andati

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La direzione era scelta, ma non sapevamo dove saremmo andati. Come i marinai di Colombo, andavamo ottimisti avanti, fiduciosi che l'orizzonte non sarebbe finito in un grande burrone, in realtà ignari di quello che ci aspettava o di quanto tempo ci avremmo messo a vederlo.

Il sistema ipermagnetico che ci dava l'illusione di gravità ammortizzava anche ogni eventuale accelerazione di viaggio. Dagli schermi si riusciva a leggere un contatore alla rovescia che scorreva più o meno vorticosamente: provai a chiedere a Gaia qualche informazione più scientifica sulle distanze, ma lei mi sembrava reticente.

- Ah ah Gaia, perché eludi le mie domande? non cerchi neanche di spiegarmi?
- Sean, non è che sia facile parlare di distanze nello spazio. Ti posso dire che abbiamo una velocità insana: per uscire dalla terra bisogna andare a undici chilometri al secondo, per liberarci dalla forza del sole che ci fa girare attorno a lui dobbiamo superare i quarantacinque chilometri al secondo - indicò una linea su uno schermo - Vedi? noi adesso stiamo andando in linea diretta da un punto all'altro come se non esistesse nessuna forza di gravità che ci trattiene. E non stiamo bruciando nessun carburante...

- Abbiamo una grande fonte di energia qua dentro. È però vero che non sta sputando niente fuori: ti posso dire che emette qualcosa tipo microonde verso il fondo della nave, che è una camera chiusa.
- Veramente ? Quindi è simile dell'EM Drive, che sulla terra stiamo ancora studiando. E dire che molti non ci credono, anche se funziona: si vede che loro lo applicano in modo molto efficiente. Quindi l'effetto di Unruh è vero...

- Va bene, ho capito... lascia stare. È come se io sapessi guidare un'auto, ma non è necessario che sappia come è fatto il motore... e direi che mi va bene, se andiamo nella giusta direzione.
- Guarda, ormai dovremmo esserci: qualche ora e saremo arrivati!

- Benissimo Gaia! poi applichiamo forza e direzione di ingresso come abbiamo studiato!
- Sean, speriamo bene...

In quell'istante la nave fece un brusco movimento a lato e, se non fosse stato per il campo magnetico che si adattava e ci sosteneva, avremmo sbattuto violentemente contro la parete. Sentimmo lo strattone, però, e ci trovammo spostati alla nostra destra.

- Che è successo?! - fece Gaia un po' preoccupata.
- Aspetta, chiedo alla nave.

Sul display comparirono diversi numeri e un grafico che mostrava una non proprio piccola deviazione dal nostro percorso, anche se la curva del tragitto tornava poi sulla linea originale.

Andai in concentrazione e analizzai la nave e lo spazio intorno, ma a parte un piccolo asteroide troppo lontano per averci toccato, non c'era nulla di strano. Spostai l'attenzione verso l'interno e vidi che Iskra era a braccia aperte in uno stanzino nel punto più alto della nave, direttamente sopra uno dei gangli centrali del cervello neurale.

Quando muoveva le mani o le spalle, la nave faceva qualche piccola correzione:
- Niente, è solo Iskra che ha trovato il timone!

E sorrisi, fra me e me, perché alla fine ce l'aveva fatta a riprendere in qualche modo il controllo della situazione.

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