Capitolo 10

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Tamburellavo il piede per terra, aspettando che arrivasse il mio turno e che mi chiamassero. Indossavo ancora gli occhiali da sole, avevo delle occhiaie assurde che non ero riuscita a coprire nemmeno con il trucco.
Vari uomini in uniforme mi passarono davanti, quando ecco che vidi un agente avvicinarsi al mio posto.
< se ha ripreso i suoi documenti, mi segua pure. La sta aspettando >

Seguì l'uomo in un lungo corridoio, quando svoltammo a sinistra ci ritrovammo in una stanza divisa in due da una vetrata.
Poste in ciascuno dei due lati c'erano delle sedie, attaccato al vetro difronte ciascuna sedia c'era un telefono.
C'erano due donne e un uomo dal mio lato che parlavano con i loro conoscenti seduti dall'altro lato del vetro.
< si sieda li > mi indicó l'agente, posizionandosi poi vicino l'entrata.

Mentre avanzavo al mio posto la vidi guardarmi, mi fissava e solo in quel momento tolsi gli occhiali poggiandoli sulla testa.
Allontanai la sedia e mi ci sedetti, per poi riavvicinarla.
Era lì, ci guardavamo negli occhi, lei cedette per prima e afferró il telefono portandolo all'orecchio.
Aspettai qualche secondo prima di fare lo stesso.
La sua voce mi pervase il cervello non appena lo poggiai sull'orecchio.
< Non pensavo saresti venuta a farmi visita Courtney>
< vedo che ti fa piacere >
Mi sorrise leggermente, e io fui tentata di pensare a quando eravamo amiche.
< diciamo che io ricevo spesso visite > o forse no!
<non sono qui per farti visita >
< e allora che ci fai qui ? Pensavo che tu volevi essere migliore di me >

I capelli le ricadevano disordinati sul viso, coprendole a malapena gli occhi castani.
La divisa del carcere sembrava andarle larga, il suo corpo minuto sembrava perdersi all'interno.
< lo sai bene >
Si guardò attorno.
< come faccio se sono chiusa qui dentro >
La signora al mio fianco posó il telefono e si alzò andando via.
< tu sai cosa è successo ad Abigail , ed io so che non è stato un incidente >
Cercó di trattenere una risata.
< forse lo so anch'io, e se lo sapessero gli altri ? >
La guardai interrogativa.
< pensaci Courtney, se io sono chiusa qui e nel frattempo lì fuori continuano a succedere le stesse identiche cose di quando c'ero anch'io , be cio agli occhi di tutti può significare solo una cosa >
< balle> urlai senza rendermene conto.
< tu non sei innocente, ed io lo proverò >
La sua espressione divenne seria.
< non sei stata in grado di salvare Melissa, se solo tu fossi arrivata prima forse lei sarebbe ancora qui >
< non è colpa mia ma tua > strinsi il pugno e per poco le unghia non mi solcavano la pelle .
Non fece caso alle mie parole e continuó.
< la vita ti ha dato una nuova apportunità, salva Abigail, o sarà troppo tardi per lei e per te. Tic Toc Courtney > dopo quelle parole riattaccó il telefono alla parete continuando a tenere lo sguardo fisso su di me.

Il rumore mi fece sobbalzare ma continuai a guardarla fino  a quando non fece un cenno al poliziotto alle sue spalle che venne a riprenderla.
Mi alzai di scatto, presi la borsa e uscì dalla stanza facendo un segno con il capo al poliziotto davanti la mia porta d'uscita.

Quando ero entrata mi avevano chiesto il documento, ciò significava che chiunque andasse a farle visita era segnalato e registrato,  quindi molto probabilmente colui o colei che ci aveva inviato quel messaggio era su quella lista.
Loro avevano un piano e come qualsiasi piano doveva essere progettato, quindi avevano bisogno di parlare e quello era l'unico modo.

Non mi fu concessa quell' informazione però, non senza un mandato che spiegasse la motivazione per il quale serviva quella lista.
Avrei chiamato l'avvocato, avrei fatto tutto ciò che potevo pur di ottenerla.

< quindi il piano sarebbe far continuare le minacce e tutto il resto mentre lei è dentro così da farla risultare innocente ? >
Melik quella mattina aveva proposto di accompagnarmi ma avevo rifiutato.

Ethan e Josef erano andati via presto.
Non gli avevo nemmeno visti ma gli avevo sentiti andar via.

Ora ci trovavamo in un locale, davanti a due fumanti piatti di pesce e un calice di vino.
Non ero entusiasta di stare lì, anche perché  il mio stomaco rifiutava qualsiasi tipo di cibo, ma lui aveva insistito dicendomi che avevamo bisogno di relax e di parlare senza interruzioni.

Annuii.
< non ha detto esplicitamente di essere coinvolta ma ci ha girato attorno >
< ma lei non ha mai fatto riferimento a un complice >
< lo so. Quella sera a Central Park lei ammise di essere stata la sola a complottare > e anche la voce al cellulare non aveva mai fatto riferimento a più persone.
< e se avesse mentito, lei era stata scoperta ma non per questo doveva buttare in gatta buia un eventuale complice > si strofinò la fronte < pensaci, poteva essere il suo biglietto d'uscita >
Ripensai alla sua figura, dispersa in quella divisa.
< Melissa era pur sempre una ragazza atletica, mentre Rachel è così minuta>
< ho capito cosa intendi ma può averla presa alla sprovvista >
Abbassai lo sguardo sul mio piatto, avevo bisogno di leggere quel fascicolo, l'avvocato mesi prima mi aveva consigliato di farlo così da avere un' immagine più chiara dell'accaduto.

Ci trovavamo in quel locale che aveva aperto da poco, a parte quella sera c'ero stata solo una volta con Ashley.
< ho ricevuto una chiamata qualche giorno fa, ho provato a richiamare ma non risponde nessuno. Squilla a vuoto >
< dimmi il numero vediamo se è tra i miei contatti >
Estrasse il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans.
< pensi possa centrare qualcosa con quel messaggio ? > mi chiese.
< forse, vorrei tanto saperlo >
Iniziai a scorrere per trovare quel numero quando sentì nuovamente Melik.
< come è finta con Ethan poi? >
Alzai lo sguardo poggiando il cellulare accanto al piatto. Presi il bicchiere e bevvi un sorso di vino.
< è finita ecco tutto >
< lui voleva rimanere >
< questa vita è una merda >
Ringhiai riprendendo il cellulare e ricominciando a cercare fino a trovarlo.
< Scrivi > gli dissi quando vidi passarmi di fianco Tiffany con dei piatti in mano.
< hai visto chi è >
Melik guardò nella mia stessa direzione.
< ho scordato di dirti che qui lavora Tiffany >
< la sorella di Rachel ? >
< si eccola > la indicai con un cenno del capo e lui sembro gradire ciò che vedeva.
< wow, la piccolina è cresciuta bene >
Inclinai il capo dubbiosa.
< scusa ma non la vedevi a scuola ? >
< certo, avrà avuto lo sviluppo durante questo anno, ti giuro che sembra diversa >
Alzai gli occhi al cielo trattenendo una risatina.

Gli passai il cellulare sul tavolo.
< quello è il numero, fa quello che devi >
Distinto vidi che la bottiglia d'acqua stava finendo così la chiamai.
Lei si voltò in un istante, prese il taccuino e fece scattare la penna sulla gamba.
< ciao Courtney > posó il suo sguardo sulla sedia difronte a me.
< Melik >
Lui alzò lo sguardo, del tutto preso dal cellulare  e le sorrise.
< Tiffany ti trovo in forma >
Alzai gli occhi al cielo e le chiesi di portarmi una bottiglia d'acqua.
< basta così ? > non feci in tempo a risponderle che vidi la tasca del suo pantalone illuminarsi subito dopo il ronzio di una vibrazione.
< cavolo non ho spento il cellulare > lo prese dalla tasca e guardó lo schermo.
< non lo conosco nemmeno questo numero > c
< potrebbe essere importante > le dissi.
Annuii.
< si richiamerò una volta in cucina >
Rimise il cellulare in tasca e anche il taccuino e la penna.
< vi porto subito la vostra bottiglia d'acqua >

Presi la forchetta intenta a mettere un boccone in bocca..
< Courtney > alzai lo sguardo con la forchetta a mezz'aria.
< Melik sembra tu abbia visto un fantasma >
Poggió il suo cellulare al centro del tavolo e mi fece cenno con la mano di stare zitta e di aspettare.
Posai la forchetta e feci come mi disse.
Il suo cellulare iniziò a squillare e comparve un numero.
< è quel numero ? > chiesi.
Annuii <so di chi è >
Mi guardai attorno.
Era tornata in cucina.

Secret Memories ( Secret Silence 2)Where stories live. Discover now