43. Anna

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«Ho notato che ultimamente non escono più notizie strambe su te e Jack, meno male!» commenta Giulia una sera d'aprile, mentre siamo a cena nel nostro ristorante giapponese preferito.
«Già. Allora avevamo azzeccato, il colpevole era quel cretino di Andrea» rispondo, prendendo un maki con le bacchette e ficcandomelo in bocca con poca finezza.
«Tra le due sembri tu quella incinta. Pare che non mangi da una vita» mi prende in giro e io le faccio la linguaccia. «Ti trovo davvero bene ultimamente» aggiunge, sorridendomi, dopo aver gustato soddisfatta i suoi Yaki Soba con gamberetti e verdure saltate. Tutto rigorosamente cotto per lei, ora che è in dolce attesa.
Ricambio il sorriso. «Anche io trovo bene te. La gravidanza ti sta rendendo ancora più bella. Allora, sei decisa a non voler sapere il sesso del tuo bambino fino alla fine?»
Annuisce con vigore. «Voglio la sorpresa. Però so già chi saranno il padrino e la madrina.»
«Ah, sì?»
«Pensavo a te e Jack, non sarebbe stupendo?»
Non so cosa dire. Anche se non sono una frequentatrice assidua della chiesa, so che fare da madrina a un battesimo è una cosa seria.
«Pensaci su. Domani Jack è con te in libreria o ha qualche impegno con il gruppo? Vorrei chiederglielo di persona.»
«I tuoi non si arrabbieranno, dato che lo chiedi a qualcuno che conosci in modo così superficiale?»
«No. La scelta è mia. Poi lui è il tuo ragazzo e so che è una bravissima persona.»
«Chissà cosa dirà il prete vedendo un batterista coperto di tatuaggi fare da padrino a tuo figlio.»
Ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere.
«Pensa allora al vostro matrimonio!»
Mi sento avvampare a quel riferimento. «Devi piantarla di fare certe allusioni. Stiamo insieme da così poco tempo... il matrimonio è ancora lontanissimo.»
«Non bisogna mica fare per forza un fidanzamento lungo. Vi amate e dato che non avete di certo problemi economici, non capisco cosa state aspettando. È strano che non viviate già insieme.»
Ci rifletto su, in effetti io e Jack non abbiamo mai affrontato l'argomento, nonostante abbiamo avuto delle intenzioni serie fin dall'inizio.
Alzo le spalle. «Diamo tempo al tempo.»

Finisco di cenare con Giulia e ci fermiamo fino a tardi a chiacchierare.
«Eravamo le ultime rimaste, il cameriere voleva cacciarci a calci nel sedere già da un po'» commento, una volta che siamo fuori.
«Lo so. È che è così bello chiacchierare con te. Sei l'unica con cui non ho segreti.»
Di fronte al sorriso allegro di Giulia mi sento un po' in colpa. Non le ho mai rivelato che era stata Federica, la ex fidanzata di Giorgio ad aggredirmi. Non le ho nemmeno detto che io e Jack abbiamo fatto irruzione a casa della ragazza e che abbiamo dato una bella lezione alla coppia, che ora non sta più insieme.
Ormai la cosa è successa da più di un mese, ma temo che prima o poi possa saltare fuori.
Se Giorgio dovesse cercare Giulia e dirle quello che è successo?
Spero proprio non succeda e che potremo dimenticare una volta per tutte quella brutta storia.

Il giorno dopo, come promesso, la mia amica viene in libreria e propone a Jack di essere il padrino della sua creatura. Lui accetta, non senza un po' di imbarazzo, ma si vede che è felice alla prospettiva.
«Non ti nascondo che sono un po' agitato» mi confessa, quando Giulia è uscita dalla Tana delle Storie.
«Non sei l'unico» mormoro, baciandolo su una guancia.
«Come siete carini!» esclama una ragazzina che si trova in libreria e ci scatta una foto con il suo smartphone. «Posso pubblicarla su Instagram, con l'hashtag #loveforever?»
Io e Jack scoppiamo a ridere, ma annuiamo. È vero, non circolano più notizie false e stravaganti su di me e il mio ragazzo, ma non mancano le foto scattate a tradimento, molte delle quali dai giovani clienti della libreria. Almeno questo fa sì che gli affari della Tana delle Storie vadano bene.
«Credo che dovrei assumere un aiutante» commento, rivolgendomi al rosso, quando la ragazzina se n'è andata.
«Perché, io non ti basto?» scherza Jack, con un'espressione maliziosa negli occhi.
«Hai i tuoi impegni con il gruppo e poi vorrei avere un po' di tempo libero, in caso Giulia avesse bisogno una volta nato il bambino.»
«Allora potresti mettere un annuncio.»
«Lo farò. Stasera ho invitato Ettore a cena da me, vieni anche tu, vero?»
«Certo.» Si interrompe un attimo, poi aggiunge: «Non cominci ad essere un po' stretta in quella casa? Forse è arrivato il momento che tu ti trasferisca da me.»
Non c'è prepotenza nella sua frase, lo dice come se fosse una cosa naturale, che deve succedere.
Per questo, non mi stupisco della spontaneità nella mia voce, quando gli rispondo: «Credo che tu abbia ragione.»

Quella sera, mentre Ettore e Jack gustano una cena abbastanza decente preparata dalla sottoscritta, Dos fa la spola tra i due, posando prima la testa sulle gambe di uno, poi la zampa sul braccio dell’altro. La coda del Bovaro continua a schiantarsi contro i mobili della mia cucina minuscola.
«Direi che questa casa è un po’ piccola per lui» commenta Ettore, prima di lanciare un pezzo di arrosto a Dos, che lo acchiappa al volo. Dostoevskij è l’unico che non si lamenta mai del fatto che la carne sia secca.
«Tanto presto non dovrà più fare la spola» ribatto, sentendomi avvampare poi sotto lo sguardo indagatore di Ettore.
«Anna si trasferirà da me, il più presto possibile spero.»
Arrossisco ancora di più all'occhiata piena d’affetto di Jack.
«Quindi, farete da padrino e madrina a un bambino, andrete a vivere insieme e state allevando un cane insieme… a quando le nozze o un frugoletto tutto vostro?»
Inaspettatamente è Jack a diventare più rosso della sua chioma, cosa che mi strappa una risata che mi riempie il cuore di gioia.
«Stavo scherzando, siete ancora giovanissimi. Divertitevi più che potete» commenta l’anziano scoppiando a ridere a sua volta.

Dopo che Ettore è andato via, io e Jack portiamo Dos a fare due passi. Quando è con me al guinzaglio, il Bovaro si comporta in maniera impeccabile, mentre con Jack è più indisciplinato: tira e vuole decidere la direzione da seguire.
«Dos, fai il bravo con papà!» esclamo, senza rendermi conto di quello che dico, non prima di notare l’espressione sul volto del mio ragazzo.
«Tu vorresti dei bambini?» gli domando, assalita improvvisamente da un dubbio. So che è presto, ma un giorno mi piacerebbe avere dei figli. Non ho mai affrontato l’argomento con Jack e vorrei sapere subito se lui è contrario alla cosa.
«Mi piacerebbe avere una famiglia numerosa» afferma, senza battere ciglio. «A te?»
«Anche a me» ribatto, sollevata.
Mi sorride e riprendiamo a passeggiare con Dos, in una fresca sera d’aprile inoltrato.
Rischio di ripetermi, ma in questo momento sento di non volere nient’altro, quello che ho mi rende immensamente felice e non posso che immaginarmi un futuro splendido accanto a Jack.

***

Ciao a tutti! Sono riuscita finalmente a correggere un altro capitolo, nonostante sia via. Spero che vi piaccia, anche se è breve e semplice.
Alla prossima,
Maria C Scribacchina

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