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«Come sta?»

«Sei venuto qui solo un'ora fa, torna in hotel»

«Questa volta non me ne vado, non voglio lasciarla sola»

«Niall cazzo, cosa c'è tra te e mia sorella? Parla!»

Non riuscii ad ascoltare più nulla e cascai nuovamente in un vortice oscuro ed opprimente.

***

Sentivo la testa martellarmi ad un ritmo frenetico e tutto intorno girare vorticosamente. Gli occhi cercavano di mettere a fuoco l'ambiente circostante ma, ogni volta, era come se mi ci conficcassero degli spilli dentro. Le persiane erano chiuse e la porta serrata, tutto era immerso nell'oscurità ma riuscii comunque ad identificare i contorni di alcuni oggetti. Ero certa mi trovassi in una camera non mia ma non riuscivo a ricordarne il motivo.


Provai a sedermi ma, non appena mi poggiai contro la testiera, sentii un conato salirmi lungo la gola. La bocca era secca ed intorpidita, avevo seta ma avvertivo lo stomaco bruciare come le fiamme dell'inferno. Fitte acute di dolore riscuotevano il mio corpo costringendomi a capitolare di nuovo sul letto. Non riuscivo a pensare e non riuscivo a parlare. Mi sentivo come se fossi sconnessa, come se vivessi in un corpo non mio. Non mi sentivo così male dalla morte di papà e la cosa mi struggeva ancora di più. Non dovevo ridurmi in questo stato, niente e nessuno ne sarebbe valsa la pena.

Provai a sostare lentamente le coperte e a tentoni feci luce con la luce del cellulare. Erano le 18.47 di non so quale giorno.

Sul comodino erano state lasciate due pillole rosse, una bottiglia d'acqua e un bicchiere di succo di frutta. Mandai giù tutto in un solo sorso e cercai di contenere il senso di nausea a contatto con l'acqua fredda. Mi sentivo leggermente più lucida ma sempre spossata e distrutta. Ero uno straccio.

A fatica mi tradcinai fino alla porta e, quando l'aprii, non potei fare a meno di strabuzzare gli occhi. Seduti a terra poggiai contro la parere c'erano mio fratello e...Niall.

Stropicciai gli occhi e quando notai i due uomini addormenti al suolo non riuscii a trattenere un sorriso. Ma di una cosa non riuscivo a spiegarmene il motivo: cosa diamine ci faceva Niall a Boston e, per di più, a casa nostra?

«Ragazzi» sussurrai.

Nello stesso istante i due aprirono gli occhi e scattarono in piedi.

«Cazzo...ero così preoccupato» piagnucolò Lus stringendomi in un abbraccio.

«Come se fossi stata investita da un tir» risposi debolmente affondando tra le sue braccia.

Adoravo i suoi abbracci, erano i migliori del mondo. Mi sentivo a casa anche a centinaia di chilometri.

Ci staccammo e dopo avermi riempita di baci e controllato che mi reggessi in piedi da sola, concentrai l'attenzione sul biondo.

«Tu che ci fai qui?» chiesi guardandolo con un sopracciglio alzato prima di abbracciarlo. Non rispose subito e si concentrò nello stringermi più forte fino a quasi non farmi respirare.

«Mi mancavi, sono venuto a trovarti e nel mentre ti ho anche salvato il culo, insomma niente di che» ironizzò con nonchalance ridendo sotto i baffi.

In effetti era mancato anche a me. Aveva attraversato l'oceano per vedermi e dovevo dargliene atto. Forse era stato un po' esagerato visto che sarei rientrata solo pochi giorni dopo ma, l'apprezzavo. 

«Idiota» lo colpii leggermente su un braccio interrompendo l'abbraccio.

«Torna a letto, ti porto qualcosa da mangiare» disse Lus riaccompagnandomi in camera.

Mi depositai nuovamente sulla superficie soffice del mio letto e mi beai di quella sensazione. Sentivo i muscoli intorpiditi ma forse mangiare mi avrebbe aiutato a riacquistare un po' di energie.

Niall si sedette sul bordo incrociando le mani sulle ginocchia. Aveva gli occhi stanchi, probabilmente a causa del lungo viaggio e della lunga nottata. Un po' di barba era posta sulla guance e i capelli avevano un'aria piuttosto vissuta.

«Megan torna a casa con me, non posso saperti qui a commettere chissà quale sciocchezza. Ieri sera sarebbe potuta finire molto peggio, te ne rendi conto?» disse.

Analizzai le sue parole e venni improvvisamente colpita da un flashback. Ripercorsi attimo dopo attimo tutta la serata precedente e mi paralizzai quando ricordai le mani di quella feccia toccarmi dappertutto. Ero stata un'irresponsabile e sapevo che se non fosse intervenuto lui probabilmente ora non sarei qui ma, dopotutto, non aveva alcun diritto di dirmi come e cosa dovevo farne della mia vita. Ero un'adulta e sapevo farmi carico della mia responsabilità.

Posò una mano sulla mia mano costringendomi a guardarlo negli occhi.

«Se sei venuto per farmi la morale o per sentirti elogiare puoi anche tornare a casa ora» dissi fredda sottraendomi alla sua presa.

Sospirò passando una mano sul volto e afflosciando le spalle.

«Torna con me, ti prego» sussurrò.

«È quello che vorrebbe anche Harold Meg, mi ha mandato lui da te anche se ero già in viaggio per conto mio. Era molto preoccupato e soprattutto incazzato» spiegò affondando nel materasso.

Proprio in quel momento Lucas fece il suo ingresso con un vassoio blu in mano e gliene fui grata. Non ero in grado di affrontare argomenti che comorendessero Harold.

«Mangia o ti sentirai male di nuovo» disse porgendomi il vassoio e sedendosi dal lato opposto.

Gli sorrisi riconoscente e mi avventai su un pezzo di focaccia al rosmarino divorandola. Mandai giù tutto in pochi minuti e avvertii il buco formatosi nello stomaco, piano piano rinchiudersi.

«Credo sia il momento che te ne vada» disse Lus rivolgendosi al biondo in tono serio. Non sapevo perché stesse reagendo in quel modo ma anch'io volevo che se ne andasse, almeno per qualche ora.

Sentivo lo sguardo del biondo bruciarmi addosso ma, quando vide che non avevo intenzione di ricambiare, sospirò e si alzò. Uscii dalla stanza e poco dopo sentii la porta d'ingresso sbattere con violenza. Era andato via.

Tirai un sospiro di sollievo e mi rilassai sotto lo sguardo pensieroso di mio fratello. Anche lui era stanco e portava ancora gli abiti del giorno prima. Probabilmente mi era stato accanto per tutto il tempo senza concedersi neanche cinque minuti per una doccia. Tipico di lui.

«Cosa diamine c'è tra te e quel tipo?Dimmi la verità» sbottò ad un tratto facendomi saltare nel letto.

«E tu spiegami come fate a conoscervi perché è evidente che non vi siete presentati oggi»

«Siamo andati al liceo insieme ma non è questo il punto, rispondi alla mia domanda» ripetè severo.

«Siamo solo amici» affermai guardandolo negli occhi.

Mi guardò per un paio di minuti e alla fine cedette. Si alllungò nel letto permettendomi di poggiare la testa sul suo petto, mi mancava farlo. Rimannemo così finché le palpebre iniziarono nuovamente a farsi pesanti e la mente a scollegarsi dal corpo.
Ma prima che anche l'ultimo briciolo di intelletto mi abbandonasse riuscii a domandargli un ultima cosa.

«Perché dividi la stanza con Zayn?»

L'avvertii sorridere mentre posava l'ennesimo bacio tra i miei capelli, mentre si schiariva la gola.

«Tu non vorresti condividere il letto con il tuo ragazzo?»

SPAZIO AUTRICE

Hello!
Che ne pensate di questo capitolo? A me non piace molto e mi dispiace di avervi annoiati, so che il capitolo è scritto con i piedi. Mi rifarò con i prossimi, promesso.

Spero che il vostro ferragosto sia andato bene, l'estate è quasi finita e sono molto felice perché sono stanca di soffrire per il caldo ahaha

Alla prossima ❤️

Ig: redkhloewattpad/_saradevincentiis

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