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"Tutto cambia,
nulla muore."

("Le metamorfosi", Ovidio)

Claudio

Claudio si era sempre considerato uno glaciale. Uno che non ci riusciva ad esternarle le cose, che pensava a sé prima che agli altri. Che non lo dava un abbraccio, perché tanto un abbraccio è solo uno stupido gesto. Tendi le braccia all'altro e gliele stringi attorno al corpo. E poi? Cambia qualcosa? Ti senti più felice? Hai forse dimostrato più affetto? Un abbraccio per lui era solo un abbraccio. Magari era così per come era cresciuto, o magari no. I suoi genitori non erano tipi da grandi effusioni. Quando dovevano dimostrargli affetto al massimo gli davano una pacca sulla spalla. Nessun abbraccio, nessuna carezza. Lo amavano, certo. Ma erano fatti così. E Claudio era semplicemente cresciuto pensando che un abbraccio fosse stupido, che non fosse importante. Poi aveva incontrato Mario.

Claudio si passa distrattamente le dita tra i capelli, mentre si accinge a scendere dal treno. Esce dalla stazione e si guarda intorno spaesato. Roma davanti a lui. Non riesce ancora bene a capire perché è qui. In realtà è ovvio. È qui per lui. Deve fargli una proposta perché sa che non ce la fa più così. Ha vissuto due settimane di merda. È tornato alla sua vecchia vita, al sesso senza importanza, al divertimento che di divertimento non ha proprio più niente. E ha capito che deve fare qualcosa, deve trovare un modo per riprenderselo. Per riprendersi la sua felicità. A qualsiasi costo. Alla fine crede di averlo trovato un modo. Spera solo che funzioni. Prende un taxi e si fa condurre al suo hotel. Valentina gli ha detto che Mario per arrotondare ora lavora in un negozio di abbigliamento. Dovrebbe staccare tra un'ora. Così ne approfitta per farsi una doccia e lavare via la stanchezza. E anche la sensazione di sentirsi un perfetto idiota.
Appena finito, ancora con l'accappatoio addosso, fa partire quella chiamata. Prima di pentirsene e tornare a Verona. Lui risponde subito.
"Clà!" Sembra felice. Claudio non riesce a trattenere un sorriso.
"Hey, ciao!" Gli sussurra semplicemente.
"Non ci credo che mi hai chiamato Clà! Pensavo di non sentirti più dopo quel messaggio."

Già...anche io.

"Sono a Roma." Escama Claudio di getto. Silenzio dall'altra parte.
"Sono qui perché...perché dovrei parlarti di una cosa a cui ho pensato in questi giorni e..."
"Dove?" La voce di Mario sembra un sussurro proveniente da lontano.

Eppure siamo sotto lo stesso cielo, adesso.

Claudio gli dà l'indirizzo senza aggiungere altro.
"Ok, stacco tra due minuti. Poi corro da te." Riattacca.

Corriamo sempre l'uno verso l'altro noi, vero Mario?

Passa poco più di mezz'ora, prima che Claudio lo senta bussare alla porta. Si avvia a passi svelti ad aprirla e rivede quegli occhi. Finalmente dopo due settimane.

E com'è possibile che mi sembra di riuscire a respirare solo quando ti ho accanto?

Mario gli sorride felice prima di gettarsi tra le sue braccia. Claudio lo stringe forte, respirando a pieni polmoni tra i suoi capelli profumati. Lo stringe in uno stupido abbraccio che gli ridà vita. Poi Mario solleva la testa, di nuovo occhi che si scontrano. Lo bacia, con trasporto, con forza, tanto da spingerlo contro la parete dietro di lui. Claudio non sa neppure da dove gli venga la forza di parlare.
"Mario..." lo richiama poco convinto, mentre quello gli tormenta il collo con piccoli morsi e gli infila con prepotenza la mano nei pantaloni, cominciando a toccare il suo piacere. Claudio si lascia andare a un gemito strozzato, prima di cercare di riprendere il controllo di sé.
"Mario...dobbiamo parlare. Devo parlarti di una cosa." Riesce finalmente a dirgli. Mario intanto si avventa di nuovo sulle sue labbra, come se non avesse aspettato altro per due settimane.
"Credi che questa cosa possa aspettare dieci minuti?" Gli chiede allora l'altro, sussurrandogli appena all'orecchio e sfilandogli la maglietta.

No, non può aspettare. Cazzo, sono qui perché devo parlarti.

Mario lo trascina con sé sul letto, mentre spinge le mani di Claudio sotto la sua maglietta, in una tacita richiesta di carezze. Che Claudio subito accoglie.
"Allora Clà? Credi che questa cosa importante possa aspettare dieci minuti o no?"
Mario gli sfila anche i pantaloni, facendo poi lo stesso con i suoi, per fare poi scontrare le loro erezioni separate solo dal sottile tessuto dell'intimo.
"Sì." Riesce solo a dire Claudio, prima di lasciarsi andare totalmente a lui. Prima di perdersi in lui.

Sei anni prima...

Claudio pulisce distrattamente il bancone mentre ripensa a quello che è successo il giorno precedente. A Mario. Mario che non vuole parlare di quel bacio che per lui è stato il momento più intenso della sua vita. Mario che non vuole che nessuno lo sappia. Mario che si vergogna. Di lui. Già basta questo per farlo andare su tutte le furie. Nessuno si è mai vergognato di Claudio Sona prima d'ora. Gli uomini quando riescono ad averlo si comportano come se avessero vinto un trofeo.

Stupido PR! Mi stai rovinando la vita! Devo smetterla di pensare a te, alla tua stupida bocca, alle tue stupide mani su di me, ai tuoi stupidi capelli, a te!

Il suono della porta di entrata lo desta dai suoi pensieri.
"Siamo chiusi." Esclama sbuffando, prima di alzare gli occhi e trovarsi lui davanti. Bellissimo e con gli occhi lucidi.

Mi perseguita!

"Mi perseguiti PR?" Riabassa lo sguardo al bancone, tornando a pulirlo meticolosamente.
"No...io volevo solo salutarti...sai, ho visto che eri dentro e allora ho pensato di entrare. Scusa, ti lascio lavorare." Balbetta in difficoltà, prima di voltarsi e avviarsi all'uscita.
"Mario aspetta...vuoi qualcosa da bere?" Gli chiede Claudio, che proprio non ce la fa a vederlo andare via.
"No, grazie." Risponde l'altro, voltandosi e riprendendo a camminare, questa volta verso di lui.
"Clà...scusa per ieri." Gli dice poi, rivolgendogli un piccolo sorriso dispiaciuto.
"Ok." Claudio si limita a quelle due lettere, sollevando poi le spalle, a disagio.
"Sai, io non ce l'ho con te...non so cosa mi sia preso in questi giorni. A me piace Alice e ci sto bene, davvero. Non mi vergogno di quello che è successo tra noi, è solo che non vorrei avere dei problemi nel rapporto con lei." Mario parla senza guardarlo negli occhi, lo sguardo basso.

Certo, continua a raccontarti cazzate Mario.

"Ok." Ripete Claudio, rivolgendogli un sorriso forzato a cui Mario risponde, prima di tornare a camminare verso la porta. Ma poi ci ripensa ancora. Torna indietro, si avvicina di più a lui.
"Posso abbracciarti?" Gli sussurra appena, il nero dei suoi occhi che scruta il verde. Claudio sgrana gli occhi.
"Perché?"
Mario ride.
"Perché Clà...che ne so! Non ci deve per forza essere un motivo per darsi un abbraccio eh!" Gli risponde divertito, prima di avvolgergli le braccia intorno al corpo e stringerlo forte, il viso appoggiato tra il suo collo e la spalla a respirare a pieni polmoni l'odore di Claudio. Gli occhi chiusi. Claudio resta immobile per qualche secondo prima di sollevare le sue braccia e avvolgere il corpo magro di Mario, stringendolo a sé. I cuori che si toccano, i respiri regolari che scandiscono un ritmo comune, i profumi che si mischiano, i corpi intrecciati in uno solo. E Claudio si ritrova a pensare che forse uno stupido abbraccio non sia poi così male.

Quello Che RimaneWhere stories live. Discover now